Una storia, purtroppo vera, basata su dati di fatto
degli ultimi trent’anni, che tenta di tirare le fila di ciò
che e’ accaduto in Italia tra il prima e il dopo P2
Sono sempre più interessanti i libri che pubblica Antonella Beccaria in particolare quest'ultimo, Il programma di Licio Gelli. Una profezia avverata? (Socialmente 2009, p. 124, euro 750), dove l'autrice fa un'analisi comparata, tra il “piano di rinascita democratica” della Loggia P2 di Licio Gelli e l'attuale politica. Punto per punto Beccaria spiega cosa prevedeva il “piano di rinascita” e come si è evoluta la storia politica del Paese dalla “scesa in campo” di Berlusconi. Questo è un libro che devono leggere tutti, perchè un Paese non informato non è un Paese libero. L'informazione è sempre più autocensurata dagli editori, che hanno paura di fare innervosire il principe di machiavelliana memoria, i libri e la rete, quindi, diventano l'unico strumento utile per la comprensione del periodo che in Italia stiamo passando, per conoscere Gelli e quello che ha tentato di fare per mezzo della sua loggia massonica. I punti che il Gran maestro aveva stilato per cambiare profondamente il nostro Paese, individuandone anche il percorso. Riporto la Premessa del piano, perchè sia chiaro il concetto di rinascita “democratica”:
1) L'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.
2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.
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“Non è una spy story... E’ ciò che accade in Italia”
Alcuni ritocchi alla Costituzione, quindi. Contrariamente al solito ho posto a Beccaria un'unica domanda: di parlarci del suo lavoro.
Attenzione perché ciò che si sta per raccontare non è il frutto di una spy story che inizia in un determinato periodo e trent'anni dopo è ancora nel pieno. È ciò che accade in Italia, dove negli anni di piombo non c'è stato solo il terrorismo, di destra quanto di sinistra, e fino a un certo punto tentativi di colpi di Stato liquidati come falliti golpe da operetta.
C'è stata ancora una vicenda sotterranea che è andata sotto il nome di Propaganda 2, guidata da un uomo, Licio Gelli, che, dopo un passato fascista nel Ventennio mussoliniano, si è riciclato nell'industria di materassi e ha scalato i vertici della massoneria italiana. E che è divenuto un potentissimo su almeno due continenti: quello europeo, dove è stato al centro della politica d'ispirazione atlantica, e quello americano, per lo più nei Paesi neolatini, dove ha amoreggiato, traendone personale e professionale soddisfazione, con i regimi militari.
Nel 1981, però, una perquisizione, ordinata da due magistrati milanesi che stavano indagando su altro, Gherardo Colombo e Giuliano Turone, e svolta da uomini della Guardia di Finanza, ha scoperchiato quella che l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini ha definito una "grande vicenda criminale". Una vicenda criminale che si innesta sui depistaggi alle indagini per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, sul crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e su scalate a potentati dell'editoria e della politica nazionale.
L'avvio delle inchieste sembrava destinato a spazzarla via, quella vicenda, eppure qualcosa è sopravvissuto. E anche qualcuno. Il qualcosa sono i progetti, a iniziare dal piano di rinascita democratica, documento "d'ordine" che stabiliva come stampa, magistratura, esercito, sindacati e partiti dovessero essere piegati in favore di un regime conservatore.
E il qualcuno sono diversi nomi che ancora oggi, dalla ribalta della politica (ma non solo), tirano le fila di questo Paese. Se il "fratello" con tessera 1816, l'attuale Presidente del Consiglio del Ministri, è il più noto tra gli ex piduisti scampati alle maglie delle indagini anti-P2, non è il solo. Chi oggi lavora per la riforma dello Stato, chi attacca i giudici invocando per loro riforme che li imbavaglino o perizie psichiatriche, chi rompe i tavoli di contrattazione con le sigle sindacali, ecco, per lo più è gente che con il periodo gelliano ha un rapporto più o meno diretto.
E ripercorrere gli ultimi quindici anni di storia della Repubblica, a iniziare dalla stagione di Mani Pulite, è un viaggio che assume tratti inquietanti perché pone in rilievo un aspetto: la costruzione di un sistema che affranchi la criminalità dei colletti bianchi da qualsiasi conseguenza è un processo che non si è mai arrestato.
Un processo che mira a un sistema di impunità e che si fa scudo, infangandone la reputazione, di personaggi che vi si oppongono.
I casi De Magistris, Genchi e Forleo, solo per citarne alcuni, lo dimostrano: si creano fittizi eversori per mascherare progetti di controllo della cosa pubblica come se fosse "cosa loro".
(Intervista a cura di Simona Mammano)
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