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Agosto-Settembre/2009 - Interviste
Roberto Giacobbo
“...cerchiamo cosa c’è di fantastico nella storia”
di a cura di Giada Valdannini

Il conduttore di “Voyager”
premette: “Non sono uno
scienziato, ma un appassionato
studioso”. E gli Ufo: “Pur non
avendo mai detto che esistono
esserini con antenne, ho ricevuto
critiche. Eppure sono molti
gli avvistamenti...”


E’indubbio che il 2012 sia per molti una data da fiato sospeso, come anche, per altri, un'occasione di speculazione. Ovviamente economica. Il web pullula di forum in cui non si parla d'altro e c'è chi, a caro prezzo, smercia kit di sopravvivenza. Le ragioni? Secondo il calendario Maya il 21 dicembre 2012 è la fine del mondo. O meglio di un'epoca. A far luce sulla questione, infatti, ci si rende conto di quanto storture e credulità nuocciano al vivere comune e che interpretazioni scorrette ci portino fuori strada. Lungi dal tramandare messaggi di distruzione e morte, i Maya associavano al 2012 la conclusione di un ciclo, avendo essi un calendario circolare e non progressivo come il nostro. E se l'inizio di quell'epoca coincide col 3113 a. C., la conclusione sarebbe il 21 dicembre 2012: giorno in cui si verificherà una particolare condizione astrale per cui la Terra si allineerà col sole e il centro della Via Lattea. Situazione rara visto che si verifica ogni 25mila anni. Di questo e altro ancora abbiamo parlato con Roberto Giacobbo, conduttore di Voyager e autore del libro 2012. La fine del mondo? (Mondadori).
Lui, giornalista, scrittore, autore televisivo, conduce dal 2000 programmi per il piccolo schermo. Classe 1961, è uno tra i volti noti della tv, impegnato da anni a indagare il lato oscuro della conoscenza. Ha iniziato il suo viaggio attraverso il mistero col programma Stargate. Linea di confine, in onda, allora, su Tmc ma oggi guida la squadra di Voyager su Rai2. A lui, nell’ufficio di viale Mazzini, abbiamo rivolto alcune domande.

21.12.2012 una data importante secondo numerose civiltà. Per i Sumeri apparirà addirittura il pianeta Nibiru. E' scienza o fantascienza?
Nibiru esiste ed è una realtà scientifica. Si tratta di un corpo celeste molto grande, al di là di Plutone. E' di dimensioni così ampie che quando fu scoperto, la Nasa declassò Plutone da nono pianeta a corpo celeste simile a un meteorite. Fine del mondo a parte, cosa poco plausibile, fa riflettere che civiltà così antiche potessero avere una tale dimestichezza con l'astronomia e con la previsione dei movimenti astrali in distanze di tempo così ampie.
Altra cosa interessante è l’allineamento, che avverrà il 21 dicembre 2012, tra Terra, Sole e il centro della Via Lattea. Questo è scienza. Per il resto, staremo a vedere.

Alla storia del 2012 come fine del mondo non ci crede, quindi?
La risposta è già nel titolo del mio libro: 2012. La fine del mondo?

Come si spiega che popolazioni così antiche potessero prevedere con precisione i movimenti astrali?
Io non sono uno scienziato ma un appassionato studioso. Le testimonianze accertano che i Maya fossero una civiltà molto evoluta, particolarmente esperta nello studio degli astri. Sulle ragioni, le teorie sono tra le più disparate. Ve ne cito giusto una, quella di José Argyle, uno studioso sudamericano che ritiene plausibile una realtà su vari livelli di tempo. Ossia che alcuni Maya siano arrivati dal futuro. Crederci o meno sta a ogni singolo. Cito solo una delle teorie.

Il suo libro precedente era Il ragionevole dubbio. Non si parla di fine del mondo ma della vita di ogni singolo.
Facendo questo lavoro ne ho sentite di tutti i colori e ho incontrato sia cialtroni sia persone in buona fede. Escludendo i cialtroni, coi quali sono spietato, sono comprensivo con chi è in buona fede e cerca di capire cosa realmente è successo. Non si può banalizzare un tema dicendo ‘non esiste’ perché sennò facciamo la figura di chi nel ’300 ha bruciato un convento con dentro i frati perché questi avevano ipotizzato che nei fulmini c’era un’energia che poteva essere utile. Noi avremmo iniziato il nostro futuro con 400-500 anni di anticipo se qualcuno avesse chiesto loro di cosa stessero parlando per poi ragionarci insieme.
In giro per il mondo ho incontrato scienziati che cominciavano ad avere un ragionevole dubbio circa qualcosa che può rimanere dopo la vita terrena. Ma finché il dubbio è mio, non ha importanza, magari è un atto di credulità o meno; ma se uno scienziato, primario di un’unità coronarica, dice di aver avuto qualche ‘segnale’ in sala di rianimazione, che non tutto quel che è dato per scontato è corretto, io voglio capire che succede. Si stanno facendo degli esperimenti perché persone che entrano col blocco cardiaco, praticamente morte, prima che il cervello smetta di funzionare riescono a vivere delle esperienze e se scampano al peggio sono talvolta in grado di raccontare.
Ho incontrato sette di questi scienziati di cui solo uno è un religioso: un uomo che ha lavorato con Fermi, con padre Agostino Gemelli, ha 94 anni. Ognuno nel proprio settore: un fisico, un ingegnere, due medici, uno psichiatra, uno storico delle religioni che raccontano il loro cominciare a riflettere intorno a questo ‘ragionevole dubbio’. Nel libro ho raccontato sette interviste e la cosa che è rimasta dentro di me è una maggiore serenità. Se questo libro portasse solo questo, già mi basterebbe.

Come nasce la passione per temi che spesso valicano i confini del reale?
Sono stato autore di programmi tv tra i più disparati. Ho fatto esperienze in tutti i network italiani tranne Italia1, spaziando dal pubblico al privato. L’obiettivo ogni volta era sviluppare un buon prodotto tenendo conto delle differenti risorse. L’indirizzo che poi ho intrapreso l’ho scelto per passione. Sono laureato in economia, insegno nella facoltà di Lettere e Filosofia a Ferrara e mi diverto a cercare nell’archeologia e nella storia quello che ancora c'è di irrisolto. Una ricerca fatta con lo spirito del rispetto per chi ha già studiato quelle materie e con l'incoscienza di chi vorrebbe capire se c'è ancora qualcosa da scoprire.
Proprio di recente mi è venuta in mente una frase che può riassumere lo spirito e l'humus di Voyager: noi cerchiamo cosa c’è di vero nella leggenda e cosa c'è di fantastico nella storia.

Tra gli intervistati c’è qualcuno che le è rimasto particolarmente impresso?
Il caro Zari Hawass, il segretario del Consiglio supremo delle antichità egiziane. Un burbero, un leone che ruggisce. Ricordo quando ricevetti da lui uno dei complimenti più belli: “Vedi Roberto - mi disse - tu sei riuscito a togliere la polvere dai geroglifici”.
Con lui ci siamo confrontati anche sui temi della comunicazione, argomento a me molto caro sin da tempi non sospetti. Da quando lavoravo a Rds e investivo quel che guadagnavo per studiare comunicazione, per perfezionarmi, perché poi, in fondo, non importa che si comunichi archeologia o politica… quello non conta. Certo parlare di storia e archeologia è più difficile perché attirare per un’ora l’attenzione su una pietra e far divertire qualche milione di persone guardando un reperto è più complicato che con quaranta ballerine in tanga.

Dietro alle puntate, grandi ricerche.
La varietà delle fonti è fondamentale. Internet è uno strumento prezioso ma deve essere sempre confrontato con altro e verificato. Sul web, infatti, vista la difficoltà di accedere alle fonti, c'è qualcuno che, divertendosi - perché Internet è anche gioco - scrive cose che non stanno né in cielo né in terra. Quindi mi raccomando, soprattutto ai giovani che usano la rete per motivi di studio, di verificare sempre l’esattezza di un concetto. Per noi questo è fondamentale. Addirittura nei più banali giochi a quiz, quando si fa una domanda con la scelta multipla, per chi compila le domande ci devono essere almeno tre fonti attendibili per certificare che la risposta sia quella. Immaginate chi lavora ad applicazioni ancor più complesse se può appendersi solo a una corda... Bisogna che il nostro arazzo sia appeso a più corde, tutte quante attendibili, tutte quante certe. Poi quando c’è un’intuizione geniale che non può essere verificata, si sottolinea che è un’intuizione, un’ipotesi e che aspetta di essere verificata.
Penso che raccontare delle cose attraverso delle domande - noi siamo sempre un programma di domande a caccia di risposte - sia più affascinante che mettersi in cattedra a dire adesso vi spiego come è fatta la vita e cosa dovete pensare. Noi prendiamo temi che sono in ogni caso popolari - ci sono temi che hanno occupato centinaia di migliaia di siti Internet e nessuno in tv ne ha mai parlato - li raccontiamo e mettiamo nello stesso servizio opinioni di chi è favorevole e di chi è contrario. Poi io non dico è così, faccio in modo che ciascuno, da casa propria, sia libero di decidere a chi credere e a cosa credere.

Tanti i giovani nel suo staff…
Lavoro in team con una squadra che adoro. Non ho chiamato i grandi nomi. Io non ho neppure 50 anni e sono il più vecchio della redazione. Per chi è bravo, da noi, c'è sempre una chance ma una chance che parte dalla base della piramide. A Voyager non si comincia dal vertice. Chiunque arriva non sta più avanti di chi c’è già.

Quindi parla di merito, non sempre riconosciuto nel nostro Paese.
Spesso viene trascurato ma se ognuno nella propria redazione si impegnasse, qualcosa potrebbe pensare. Se non avessi incontrato qualcuno che avesse creduto in me, non sarei qui adesso. Perché non dovrei dare anche io la stessa opportunità? Poi le capacità, le varie disponibilità, la voglia di sacrificio, fanno il resto. Noi facciamo un programma che gira tutto il mondo: io sto 200 giorni all’anno fuori di casa pur avendo tre figlie che adoro e una moglie con cui sto bene insieme. Quindi il sacrificio è di tutti e penso che il sacrificio sia anche un esempio.
Ho avuto la grande fortuna di fare tutta la gavetta: il mio primo giorno di televisione è stato fare fotocopie. Partendo dal primo gradino e avendoli fatti tutti, ogni mio redattore so cosa prova, le sue ambizioni perché ero io qualche anno fa.

Ha avuto figure di riferimento?
Ho grande rispetto per la differenza di età. Penso che chi ha più esperienza ci può fare un grande regalo: la sua esperienza. Non sono dell’avviso che nella vita bisogna provare tutto perché se qualcuno prima di te l’ha già fatto, può trasmetterci il suo sapere. Le persone cui devo molto sono i miei genitori. Mia madre è stata un prezioso supporto nella vita quotidiana, col suo sostegno e mio padre come indirizzo generale di vita. A lui, persona molto riservata, ingegnere elettronico per cui le cose sono bianche o nere, devo la capacità di saper pensare. E’ lui che mi ha dato punti fermi, certezze, un indirizzo. Perché i ragazzi hanno anche bisogno di certezze.
Qualcuno in questo ambiente mi ha provocato dicendomi “tuo padre non ti ha agevolato nel tuo lavoro”. Io gli ho risposto: Mi aiutato, eccome. Non mi ha detto qui ti raccomando io ma mi ha insegnato a ragionare, a capire come interpretare la vita. Mi ricordo ancora: “Io non posso insegnarti quali sono le bacche per sopravvivere se cadi in una giungla con un aereo, ma posso insegnarti a pensare come uscirne vivo”.

Che programmi guarda?
Sembrerà banale ma guardo i programmi ben fatti. Ho scelto di fare televisione, una televisione scritta che permette di studiare prima. Per preparare ogni puntata di Voyager scriviamo tra le 60 e le 70 cartelle, praticamente un libro. Solo quando ho assimilato, vado in trasmissione. Bisogna prepararsi come quando si va a un esame. Cerco di trasferire l’emozione di quando ho sentito un qualcosa per la prima volta e faccio riferimento alle mie figlie, a quell’entusiasmo che le anima quando racconto loro qualcosa di nuovo. Le loro domande, la loro curiosità sono le mie a quasi cinquant’anni. Alla fine la voglia di scoprire è la stessa, cambia solo l’atteggiamento.

Come si comporta con chi è critico rispetto ai suoi programmi?
Pensare di andar bene a tutti è un’utopia. Gli appassionati sono tanti ma c’è chi cerca invece il pelo nell’uovo. Le critiche più dure, comunque, le ho ricevute sul perché avessi trattato certi temi e non su come li avessi trattati.

Ci sono temi tabù?
Sì e a questo non mi arrendo. Do voce ai favorevoli e contrari all’argomento che tratto. Quando ho incontrato chi mi contestava, ho cercato il dialogo e quasi sempre sono stati loro a cambiare opinione.

Quali i temi contestati?
Gli Ufo. Pur non avendo mai detto che esistono esserini con antenne, ho ricevuto critiche. Eppure sono molti gli avvistamenti. Tra questi, ovviamente, ce ne sono di veri e di falsi. Perché se qualcuno ha visto qualcosa non dovrebbe parlarne? A metà degli anni ’50, a Firenze, un oggetto volante non identificato si è fermato sullo stadio comunale. Hanno fermato la partita. Sul referto l’arbitro ha scritto: “partita sospesa per oggetto volante non identificato”. 20-30mila persone lo hanno visto, i cronisti de Il Tempo lo hanno testimoniato e se io affronto il tema sono una persona superficiale?
Una cosa che non faccio mai è generalizzare. Generalizzare è pericoloso.

E i temi di… Ragazzi c’è Voyager, come li sceglie?
Talvolta sono degli adulti ma tagliati in modo adeguato alla loro età. E’ un programma per ragazzi e di servizio strutturato in modo che Mario di 10 anni fa una domanda e noi la poniamo a un luminare come Rubbia. Quando poteva capitare a Mario di fare una domanda a un premio Nobel?

Tra i tanti sostenitori, incontra anche fanatici dell’occulto?
Io non sono un esperto di occulto e infatti, in quei rari casi in cui abbiamo parlato di fantasmi, erano sempre dei filmati internazionali a raccontare vicende che noi abbiamo comprato, riscritto e montato. Si trattava quindi non di produzioni nostre ma altrui. Sta di fatto che per ogni tema affrontato, c’è sempre dietro una grande ricerca. Comunque diffido da chi vede del paranormale in tutto ciò che incontra.


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