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Agosto-Settembre/2009 - Interviste
Iran
“Sono state respinte le richieste di libertà”
di a cura di Leandro Abeille

“I mullah hanno sempre reagito
con la violenza, con le squadre
dei pasdaran. In 30 anni sono
almeno 120.000 i morti che questa
teocrazia ha sulla coscienza”


Davvod Karimi all'epoca della rivoluzione in Iran aveva 18 anni, era giovane, pieno di voglia di cambiare, ardeva insomma di “sacro fuoco rivoluzionario”. Oggi è di 30 anni più vecchio, pieno di voglia di cambiare ed arde di “sacro fuoco anti-rivoluzionario”. In mezzo c'è l'Iran degli Ayatollah, la guerra contro l'Iraq, il nucleare e le dichiarazioni di Ahmadinejad. In mezzo ci sono anche delle elezioni contestate nell'Iran della democrazia parziale controllata dalla Guida suprema della rivoluzione l'Ayatollah Khamenei, successore di quell'Ayatollah Khomeini che fece preoccupare tutto il mondo, cacciò lo Shah Reza Phalavi ed instaurò, dopo un referendum discusso la Repubblica Islamica dell'Iran.
Davvod Karimi dopo aver combattuto lo Shah, è venuto in Italia per studiare medicina, non è un medico ma commercia in tappeti persiani, da studente si è scontrato con attivisti Khomeinisti, rispetta l'Islam moderato e non sopporta il fondamentalismo, è soprattutto il Presidente dell'Associazione dei Rifugiati Politici Iraniani in Italia. E' un uomo tranquillo, nonostante il suo predecessore, il dr. Nahgdi, sia stato ucciso nel 1993 (a Roma nel quartiere Montesacro) da ignoti aggressori che probabilmente rispondevano alla fatwa emessa dall'Ayatollah Khomeini per giustiziare gli oppositori politici [definiti ipocriti e miscredenti n.d.r.]

Davvod 30 anni fa lei era un rivoluzionario in una sommossa capeggiata dai mullah ed adesso è presidente dell'Associazione rifugiati politici...
La rivoluzione di 30 anni fa fu una vera rivoluzione popolare, la gente, i giovani soprattutto, chiedevano libertà e democrazia, in seguito, solo in seguito, la nostra rivoluzione è stata saccheggiata dal clero, con la compartecipazione di ambienti politici occidentali.
Nel momento rivoluzionario tutti avevamo un cammino ed un obiettivo comuni: abbattere l'ostacolo rappresentato dallo Shah alla libertà e alla democrazia. Nessuno di noi immaginava che l'Iran si sarebbe trasformato nel Paese che è oggi.

Non mi dirà che “forze oscure” occidentali hanno parteggiato per Khomeini?
Nessuna forza oscura, l'Europa e in particolare la Francia [dove Khomeini era rifugiato n.d.r.], ma anche Germania ed Inghilterra, si era resa conto che lo Shah aveva i giorni contati e lo ha praticamente “sostituito” con i mullah.
I governi europei avevano due strade: stare alla finestra e vedere come procedeva la rivoluzione oppure parteggiare per la parte rivoluzionaria che avrebbe garantito loro i commerci con l'Iran. C'è un detto nel mio Paese: l'Europa compra il petrolio dal ricettatore anziché dal proprietario.

Stento a crederci, l'Europa che parteggia per Khomeini...
Dopo aver lasciato l'Iraq dove era in esilio Khomeini visse in Francia per qualche mese e tornò in Iran con un aereo Air France quando ancora il primo ministro dello Shah, Shapour Bakhtiar [ucciso nel 1991 da sicari iraniani n.d.r.], era in carica.
Queste non sono solo coincidenze. I religiosi avevano fatto promesse e tranquillizzato i governanti europei ed anche gli Usa circa le proprie intenzioni, riuscendo ad ottenere il loro favore rispetto ad altre compagini rivoluzionarie [questo è verosimile visto che la guerra fredda era ancora in corso ed altri erano i comunisti e i nazionalisti n.d.r.].
Ottenuto il potere, i religiosi non hanno affatto mantenuto le promesse e la vicenda degli ostaggi dell'ambasciata Usa ha rappresentato lo strappo con una parte dell'Occidente.

Ritorniamo alla rivoluzione, una volta cacciati gli uomini dello Shah e lo stesso Reza Phalavi, cosa successe?
Ci fu un periodo di convivenza tra le varie anime rivoluzionarie ma quando la gente iniziò a chiedere libertà e democrazia, i mullah reagirono con squadre falangiste, quelle che saranno meglio conosciute come Pasdaran.
Ad ogni richiesta di democrazia il regime ha sempre risposto con la violenza, in 30 anni sono almeno 120.000 i morti che questa teocrazia ha sulla coscienza. Il 20 giugno del 1981, 500.000 persone hanno invaso pacificamente le strade di Teheran, chiedevano libertà e libere elezioni. Sono tornati a casa in 490.000, i 1000 mancanti sono caduti per le pallottole dei Pasdaran.

Gli iraniani sono stati capaci di liberarsi dello Shah supportati dagli Stati Uniti, possibile che non si liberino dai mullah?
Il governo dello Shah era molto debole e la politica di Carter [il Presidente degli Stati Uniti di allora n.d.r.] non lo facilitava sicuramente, soprattutto nella repressione popolare. Carter era un profondo sostenitore dei diritti umani e questi non facilitano la repressione, gli arresti illegali e le torture. La politica Usa riuscì a bloccare le violazioni dei diritti umani perpetrate nelle carceri e dalla Savak [servizi segreti dello Shah n.d.r.]. Da un giorno all'altro i torturatori smisero di torturare e diventarono più umani [anche perchè vedevano l'approssimarsi di un cambio di regime n.d.r.].
Per ritornare alla domanda, lo Shah era completamente dipendente dagli Usa mentre Khomeini era molto più indipendente.
Inoltre durante la rivoluzione eravamo tutti contro lo Shah, eravamo una forza rivoluzionaria eterogenea composta da religiosi, nazionalisti, comunisti, democratici e società civile indipendente. All'epoca 100 rivoluzionari erano uniti con uno scopo comune contro un nemico comune, lo Shah.

Di quei 100 rivoluzionari quanti erano i fedelissimi di Khomeini che poi hanno costruito il regime teocratico?
Direi circa 20 ma molto ben organizzati e dopo la guerra con l'Iraq anche molto ben inseriti nelle maglie del sistema.

La guerra con L'Iraq ha giovato al regime Khomeinista?
Dal punto di vista propagandistico sicuramente, le voci di dissenso e di libertà venivano sistematicamente zittite ed eliminate con l'accusa di collaborazionismo verso Saddam Hussein.

Arrivando ai giorni nostri c'è l'argomento del giorno: le elezioni contestate...
Un fatto interno al regime dei mullah che non riguarda il popolo iraniano.

Questo mi spiazza, credevo che gli iraniani si fossero pronunciati con un voto democratico e che questo fosse stato “indirizzato” verso l'altro candidato...
I media occidentali cadono sempre nello stesso errore, basta parlare di “moderato” o “riformista” ed ecco che si sdoganano persone che sono organiche al regime dei mullah. Khatami descritto come un riformatore, un democratico, è quello che mandava i bambini a saltare sui campi minati irakeni...

… un attimo... allora è vera la storia delle ondate umane di bambini con la chiave del paradiso al collo che passeggiavano sui campi minati iracheni con lo scopo di aprire dei varchi?
Certo che è vera! Ai bambini veniva promesso il paradiso e i loro genitori venivano rimborsati con qualche spicciolo, i bambini erano più funzionali alle esigenze di sminamento, all'inizio l'Esercito usava scimmie e muli ma questi al primo scoppio scappavano, mentre bambini e ragazzi proseguivano. E Khatami è responsabile di questa barbarie, era il ministro della Cultura islamica dell'epoca.
Mousavi, un altro “moderato” è stato primo ministro di Khomeini per anni. Le elezioni iraniane sono state elezioni interne al regime, sono servite solo per far vincere la corrente di Khamenei [la guida suprema della rivoluzione n.d.r.]

Parlando dei 4 candidati alle elezioni si potrebbe dire secondo un vecchio detto romano “ammazza ammazza so’ tutti 'na razza”? [non ci sono differenze tra un gruppo o un singolo e l'altro - n.d.r. per i non romani]
Mousavi è parte integrante del regime iraniano, niente altro che un lupo che lotta con altri lupi del branco per avere più carne dalla pecora che tutti insieme hanno appena ucciso. Mousavi è corresponsabile di 30 anni di massacri del popolo iraniano. Il colore che il candidato Mousavi ha scelto [il verde, colore simbolico islamico n.d.r.] è un colore di regime.
La resistenza iraniana nonostante il passato di Mousavi ha condannato per bocca del suo leader Massoud Rajavi tutte le restrizioni imposte contro di lui e la famiglia e i suoi collaboratori e ha puntato il dito contro Khamenei per qualsiasi atto terroristico ai loro danni.
Massoud Rajavi rivolgendosi a Mousavi ha chiesto una netta presa di distanza dal “Velayate Faghih” [una specie di supervisione-controllo-indirizzo dei giuristi islamici sugli affari politici n.d.r.] e di seguire la volontà popolare per la liberta e la democrazia in Iran garantendogli il sostegno e appoggio in questa direzione

Insomma con le manifestazioni in Iran la resistenza non c'entra nulla...
Al contrario, la resistenza sta sostenendo la rivolta popolare. I manifestanti non sono solo sostenitori di Mousavi, le bandiere verdi stanno via via sparendo, il popolo iraniano richiede a gran voce libertà.

Però gran parte del popolo iraniano ha votato per Moussavi...
In molti hanno votato per il meno peggio, mentre la resistenza ha boicottato le elezioni. In Iran non è possibile esprimere un candidato espressione del popolo, la democrazia è un fatto interno del regime, può essere eletto solo un uomo dei mullah e nessun altro. Se vorrà essere interprete del popolo iraniano a Mousavi richiediamo uno strappo dal regime.
Il popolo ha votato Mousavi per vedere garantita la libertà d'espressione, la democrazia e la fine della paura, noi della resistenza gli chiediamo di rispettare la volontà popolare. Pare purtroppo che Mousavi abbia ceduto ai diktat di Khamenei.

Come vi facilita il risultato delle elezioni in Iran?
Dalle manifestazioni popolari di giugno il regime ha subito uno scossone, non sembra più così forte e stabile e per gli osservatori internazionali è diventato golpista.

Però ha vinto Ahmadinejad...
Ahmadinejad è un cane - e chiedo scusa al genere canide - al guinzaglio del suo padrone Khamenei, mentre Mousavi, pur essendo espressione del regime dei mullah, si è opposto alla guida suprema [Khamenei n.d.r.], questa spaccatura potrebbe facilitare la resistenza.

Che succederà in Iran nei prossimi anni?
Qualcosa... nei prossimi 2 anni.

FOTO: Davood Karimi

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