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Agosto-Settembre/2009 - Interviste
Guardia Costiera
Marinai e poliziotti con tanti altri compiti
di cura di Paolo Pozzesi

Un Corpo che ha una funzione di primo piano
in un Paese essenzialmente marittimo
come il nostro, con un’attività che copre
un ventaglio di settori, in particolare riguardo
alla sicurezza, al quale non è però riconosciuto
lo status di Forza di polizia. “In molti casi
dobbiamo ricorrere al 112 o al 113
per procedere ad arresti, o addirittura
per difenderci”. Intervista al 1° Maresciallo
della Guardia Costiera, delegato
Cocer Antonello Ciavarelli


L’Italia è una penisola, quindi un Paese essenzialmente marittimo. Di conseguenza, un Corpo come quello della Guardia Costiera dovrebbe avere una posizione di primo piano. Eppure, se ne parla di rado, e spesso i fatti che la riguardano sono confusi con le azioni di altri Corpi. Che cosa è in concreto la Guardia Costiera? Quali sono i suoi ruoli specifici? In che modo le sue funzioni si accomunano con quelle delle Capitanerie di porto?
Il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera è un Corpo gerarchicamente inquadrato nella Marina Militare, ma funzionalmente dipendente da diversi dicasteri, fra cui i principali sono: il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Ambiente, dell’Interno, dei Beni culturali, della Giustizia, della Difesa ecc.
Le principali attività sono di Polizia marittima, sicurezza alla navigazione, antiterrorismo nei porti, contrasto all’immigrazione clandestina, concorso al contrasto di traffico di stupefacenti, ricerca e soccorso, Polizia ambientale e demaniale, salvaguardia dei beni archeologici sommersi, controllo sulla filiera della pesca, controllo e monitoraggio del traffico marittimo, dipendenza dall’Autorità giudiziaria ecc.
In particolare quando si parla di Guardia Costiera si fà riferimento alla parte più operativa del Corpo. Queste non sono opinioni personali, ma sono informazioni reperibili dal sito www.guardiacostiera.it, oltre che dalle varie rubriche televisive in collaborazione con le Capitanerie, come ad esempio “Navigare informati”, ecc.

In che modo la Guardia Costiera si è trovata, e si trova tuttora, impegnata nelle operazioni che riguardano l’immigrazione clandestina, ivi compresi i problemi dei “respingimenti”?
Come appartenente al Corpo posso sentirmi orgoglioso della professionalità del personale della Guardia Costiera. Per formazione esso mette sempre al primo posto la salvaguardia della vita umana in mare. Infatti anche di recente, ci sono stati dei momenti di incertezza politica fra alcuni governi sul da farsi in merito alle interpretazioni del diritto internazionale marittimo.
Da parte del Comando Generale, ma anche sul posto da parte dei marescialli comandanti di motovedette, non vi è mai alcun dubbio nel mettere sempre al primo posto l’essere umano in quanto tale, indipendentemente che egli fosse immigrato o meno. Ciò è facilmente riscontrabile guardando con un po’ di attenzione i telegiornali.

La dipendenza da vari Ministeri non causa problemi nell’attività della Guardia Costiera?
Qualche mese fa il Comandante generale ha proposto di creare un Dipartimento del Mare, proprio per coordinare le svariate attività connesse con il mare.

La Guardia Costiera ha essenzialmente una funzione di sorveglianza e di controllo? In questo senso, può essere equiparata a una Forza di polizia?
Credo che principalmente sia qui, il nocciolo della questione. Come delegato Co.Ce.R. (Consiglio centrale di Rappresentanza), più volte ai rispettivi Ministri degli ultimi tre governi, ma anche in occasioni delle audizioni presso le commissioni competenti di Camera e Senato, ho espresso le difficoltà del personale, sia nell’operare e sia nel difendersi durante le operazioni di Polizia. I principali compiti del personale, infatti, sono di Polizia e solo marginalmente svolge attività che rientrano nella difesa nazionale. Purtroppo, non avendo riconosciuti lo status di Forza di Polizia, le competenze sono limitate alle materie e al territorio. Ma i rischi non sono limitati, anzi.
Un esempio fra i vari casi che accadono con frequenza mensile è quello accaduto nel porto di Bovalino (Rc) dove a febbraio, durante un normale controllo nel porto sul pescato, otto marinai sono stati pestati di botte da una quarantina di presunti pescatori locali. Il maresciallo che comandava le operazioni ha dovuto estrarre la sua pistola personale e sparare un colpo in aria per salvare un giovane militare che era tramortito a terra, nell’attesa che arrivasse il personale del locale commissariato. A questo come in tanti casi il Consiglio Intermedio di rappresentanza è intervenuto ma purtroppo solo con spirito solidale. Per fortuna ne è scaturita un’interrogazione parlamentare, che dà la speranza di un’autorevole attenzione del Parlamento e dei Ministri competenti.

Come potrebbe essere meglio congeniata la posizione della Guardia Costiera, che giuridicamente è un Corpo della Marina Militare? Sarebbe auspicabile una sua smilitarizzazione e l’introduzione – come per la Polizia di Stato – di diritti sindacali?
Mi viene spontaneo riflettere che se il mondo militare potesse essere sindacalizzato ci sarebbe maggiore incisività nel tutelare il personale. Il Corpo delle Capitanerie di porto, nonostante abbia un Comando generale e la dipendenza funzionale da diversi dicasteri, non ha neanche una rappresentanza a livello centrale, ma solo intermedio, con tutte le limitazioni che esso può comportare.
Per ciò che concerne la smilitarizzazione, posso dire per esperienza che non è voluta né richiesta dalla maggioranza, anzi nel Corpo la militarità, specialmente con l’attuale Comandante generale, è vissuta come servizio alla nazione e alla comunità, e non come militarismo fine a se stesso.
Da cittadino viene naturale pensare che la collocazione più naturale della Guardia Costiera dovrebbe essere quella di una Forza di polizia all’interno della Forza armata Marina, un po’ come erano i Carabinieri prima di essere elevati a rango di Forza Armata.
In periodi di razionalizzazione della pubblica Amministrazione e delle Forze di polizia è assurdo che militari in divisa ed ufficiali ed agenti di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera che svolgono attività di Polizia a 360° gradi, debbano chiamare il 112 o il 113 per procedere agli arresti, o perché sono impossibilitati a difendersi se non a mani nude.
Quanto sopra è fortemente sentito all’unanimità dai rappresentanti di tutto il personale della Guardia Costiera che ha chiesto sia l’arma individuale (con un conseguente riconoscimento di status di pubblica sicurezza), ma soprattutto un Consiglio centrale di rappresentanza (massimo organismo di rappresentanza per i militari).
Eppure la prima è una richiesta che non comporterebbe costi, ma anzi farebbe concretamente risparmiare l’Amministrazione e migliorarne il funzionamento. Si eviterebbe il paradosso di vedere “gli operatori della sicurezza della Guardia Costiera costretti a chiedere aiuto agli operatori della sicurezza di Polizia e Carabinieri, affinché questi ultimi li tutelino per la loro sicurezza”.
La seconda richiesta dei rappresentanti, riguarda la dignità del personale e il suo diritto minimo di vedersi rappresentato a livello centrale.
Una cosa è certa, che i marinai della Guardia Costiera non è gente che si rassegna.

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