Il Sindaco della Capitale espone i risultati
raggiunti nel primo anno del suo
mandato, e gli interventi in corso per affrontare
le situazioni di degrado e di tensione. Gianni
Alemanno sostiene un “volontariato territoriale”
che, precisa, “è l’esatto contrario
delle ronde”. Infine, fra i tanti problemi, sarà
potenziato il trasporto pubblico, e “riusciremo
a rispondere anche al dramma delle buche”
Sindaco Alemanno, il tema della sicurezza sembra assumere a Roma toni particolarmente allarmati, e a volte allarmistici, come del resto è accaduto anche durante l’ultima campagna elettorale. E’ possibile definire, sinteticamente e razionalmente, la situazione reale in questo campo della Capitale? Roma è confrontabile con altre città italiane, o è un caso a sé?
Occorre dire che le minacce all’ordine pubblico sono oggi aumentate in proporzione ai nuovi comportamento a rischio: dalle liti risolte con i coltelli, alla guida in stato di ebbrezza, all’uso delle droghe. Esiste una forma di violenza spicciola che non credo affatto sia un problema solo della Capitale. I controlli in questi casi sono la base sulla quale bisogna innestare una campagna di recupero del senso civico delle persone e del senso di un vivere collettivo sano. Peraltro con il Patto Roma Sicura, siglato da Comune, Provincia e Prefettura lo scorso anno, la Capitale si è dotata di una rete di controllo sul territorio molto capillare. Sono stati impiegati 365 agenti delle Forze dell’ordine in aggiunta a quelli già in servizio, i militari impegnati sono stati 742 e la collaborazione interforze è stata migliorata dalla creazione della Sala Sistema Roma presso la Prefettura.
Fin dal mio insediamento abbiamo comunque affrontato due evidenti problemi di sicurezza e decoro con due regolamenti, uno contro la prostituzione su strada (circa 3.3000 persone sono state sottoposte a controlli e 58 minorenni sono state sottratte alla strada) e l’altro contro l’abusivismo (330.000 articoli contraffatti sequestrati), alla quale si sono aggiunti i controlli sugli eccessi della movida notturna dal centro storico, a San Lorenzo, al Testaccio.
Sono interventi concreti non puri discorsi autocelebrativi. L’ultimo monitoraggio che abbiamo effettuato a giugno ci dice che cresce la percentuale dei pareri positivi di coloro che affermano che a Roma la sicurezza sia aumentata (+8% da settembre 2008). Queste sono percezioni confermate dai dati della questura: nel 2008-2009 la media mensile dei reati è stata pari a 13.797 rispetto ai 18.628 dell’anno 2006-2007. Una differenza pari a -26%. Altri risultati li otterremo con la messa a regime della Sala Sistema Roma, anche questo uno degli obiettivi del Patto per Roma Sicura.
Lei ha espresso più volte un deciso no alla “giustizia fai-da-te”. Non ritiene che l’inserimento di civili nella gestione dell’ordine pubblico, come in una certa misura accadrà con le “ronde” possa creare dei problemi in questo senso? E che comunque, la presenza di queste pattuglie di volontari, anche con le migliori intenzioni, rischi di interferire con la già difficile attività delle strutture esistenti? Considerato che nello stesso tempo Polizia e Carabinieri denunciano tagli alle risorse destinate alle Forze dell’ordine.
Lei solleva un tema di grande attualità. Nel Pacchetto Sicurezza esiste una norma che si è prestata a molti equivoci, per responsabilità anche di alcune esternazioni un po’ troppo vivaci, provenienti da esponenti di centro-destra. Stiamo parlando della norma che prevede un volontariato territoriale, che collabori con le Forze dell’ordine nel garantire la sicurezza dei cittadini. Questo volontariato è l’esatto contrario delle ronde, e lo ripeteremo con forza in ogni occasione; perché le ronde sono l’immagine di una giustizia fai-da-te, che si separa e si contrappone alla giustizia garantita dalla magistratura e dalla Forze dell’ordine. Il volontariato che deve contribuire alla sicurezza territoriale è invece un volontariato che collabora con le Forze dell’ordine, che segnala ma non interviene, che garantisce una presenza diffusa sul territorio di persone che possono aiutare, ma solo rafforzando l’unica giustizia reale e consentita dalla nostra Costituzione.
In che modo il Dipartimento Sicurezza del Comune di Roma, diretto dal generale Mori, e la sua Sala Sistema Roma, si coordina con le Centrali operative di Polizia e Carabinieri? Lei ha auspicato l’aumento del controllo cittadino attraverso telecamere, attualmente circa cinquemila: si tratta di un progetto realizzabile a breve termine?
Il progetto Sala Sistema Roma non prevede la creazione di una Sala operativa vera e propria, nel senso che questa si profila piuttosto come un punto di raccordo di tutte quelle Sale operative esistenti, da quella delle Forze dell’ordine e della Protezione Civile a quelle delle municipalizzate comunali, che saranno collegate a questa Sala Sistema in via telematica. Una rete di collegamento che la renderà simile a una Sala Crisi.
Stiamo provvedendo alla individuazione delle aree a rischio degrado e sicurezza, che saranno mappate su una cartografia aggiornata con un sistema stratificato, dove vengono riportati dati multilineari: situazioni a rischio, localizzazioni delle centrali dei Carabinieri e dei commissariati di Polizia, i Comandi dei vari gruppi municipali ecc., collegate alle varie colonnine Sos su strada e sui mezzi di trasporto. Il progetto è realizzabile, per la Sala Sistema Roma c’è già una sede, e il progetto sarà potenziato fino al limite delle risorse disponibili.
Lei ha chiesto “una rivolta morale” contro la violenza alle donne, sia a proposito delle aggressioni in strada, sia per quanto riguarda la violenza tra le mura domestiche. Su questa linea, come agiscono i Centri di ascolto istituiti dall’Amministrazione comunale?
La violenza su una donna o su un minore è una violenza che oltraggia tutta la società. Il Comune di Roma a breve svolgerà una gara pubblica per l’affidamento di un servizio di supporto e assistenza, 24 ore su 24, per donne e minori vittime di abusi e violenze. La gestione coprirà il biennio 2009/2011 per un importo complessivo di 195mila euro. E’ un servizio che prevede diverse forme di sostegno, divise in diversi assi: c'è un tipo di trattamento per le prime 24 ore successive alla violenza con assistenza di tipo medico e psicologico, un asse riguardante le violenze extradomestiche e uno per quelle che invece avvengono in casa. In questo ultimo caso una linea telefonica, collegata con i due centri antiviolenza attivi nella Capitale, permetterà alle donne che chiedono assistenza di trovare una sistemazione alloggiativa provvisoria.
Oltre a questo, il Comune, che si costituirà sempre parte civile accanto alle vittime, ha già realizzato un corso di autodifesa di 6 settimane in collaborazione con il commissariato di Tor di Quinto che ha formato già 400 cittadine romane.
A Roma esistono zone grigie, periferie rimaste lontane, “quartieri dormitorio” di cemento forse persino più desolati delle vecchie borgate eliminate a suo tempo dal sindaco Petroselli, e, quasi per definizione, “poco sicuri”. Come pensa si debba affrontare il problema di unificare, almeno in una certa misura, la vita quotidiana di tutti coloro che vivono in questa città? O stiamo scivolando nell’utopia ?
Nessuna utopia. Noi proponiamo un altro passaggio che deve realizzarsi sul territorio: congiungere con forza la sicurezza territoriale alla sicurezza sociale; fare in modo che non solo le organizzazioni classiche del terzo settore, ma tutti i cittadini, siano spinti a un impegno di carattere solidaristico, a un impegno di carattere volontario.
In questo Paese, nelle nostre città, ci sono troppe persone non autosufficienti, che non trovano risposta nei servizi sociali, per carenza di risorse, per carenza di organizzazione; queste persone devono trovare un aiuto solidale nei cittadini. Dobbiamo sfidare l’isolamento, l’individualismo, l’abbandono; dobbiamo riappropriarci del territorio e del tessuto sociale delle nostre città, facendo in modo che ci sia una grande spinta solidaristica. Insomma noi vogliamo dire ai cittadini: «Uscite di casa, non rinchiudetevi, non abbiate paura, non abbiate tentazione all’isolamento. Uscite di casa per costruire una grande relazione sociale, rimpadronitevi della vostra città». Questo è il segnale che noi vogliamo dare.
Gli immigrati, i rom, e, spesso per assonanza, i romeni. Certo non si tratta di un argomento che riguarda solo Roma, ma, in tanta confusione delle lingue, almeno il Sindaco della Capitale potrebbe fare un minimo di chiarezza ?
Sul tema immigrazione bisogna evitare di cadere nella tentazione del luogo comune, del pensiero affidato a categorie mentali che si configurano come pregiudizi. I romeni sono cittadini europei, i rom, romanés sono una comunità antica di nomadi migranti che in Italia abbraccia nomadi di origine bosniaca e confessione musulmana e i rumeni di confessione ortodossa, che in alcuni insediamenti, come nel campo di via Candoni, sono riusciti a trovare un’intesa per una convivenza pacifica. Quest’anno i bambini del campo di via Candoni hanno celebrato ad esempio la giornata della memoria dedicata alla Shoah. Lo hanno fatto con convinzione per raccontare quella storia troppo taciuta che è la deportazione dei rom nei campi di concentramento. Morirono 500.000 rom. La celebrazione della giornata della memoria li fa sentire parte della nostra nazione ed è una delle modalità con cui costruiscono ponti che li uniscono al resto del Paese.
Il Piano nomadi elaborato con la Prefettura, seguito al Censimento, prevede la riqualificazione e messa a norma dei 7 campi esistenti con presidi fissi socio-sanitari e la creazione di 3 nuovi insediamenti attrezzati, per un investimento complessivo di 23 milioni, di cui 8 a carico del Comune, già stanziati con delibera del Consiglio Comunale del 14 luglio scorso. Presso i Municipi esiste inoltre una rete di mediatori culturali. E’ con queste misure che si può abbattere il muro dell’ostilità tra italiani e immigrati nomadi.
Non bisogna tuttavia credere che il cambiamento si raggiunga facendo leva sui buoni sentimenti o su un buonismo di facile presa. La molla del cambiamento è l’interesse di una comunità a liberarsi dalla criminalità e dalla delinquenza, a rendere più bello il proprio quartiere, più accoglienti e stimolanti le proprie scuole, a costruire nuovi contesti di vita. A partire dall’educazione dei più giovani. Essere educati in modo eguale dall’infanzia alle medie, essere trattati in modo eguale quando si è bambini, lascia il segno, cambia nel profondo la mentalità, il rapporto con gli altri, il modo di pensare la propria vita. Oggi i ragazzi vogliono uscire dalla vita del campo, vogliono distaccarsi dalla mentalità e dai modelli dei loro genitori. Per rendere possibile tutto questo abbiamo investito 500.000 euro nell’integrazione scolastica e abbiamo potenziato i 6 Centri d’ascolto per famiglie migranti.
Quali sono le finalità dell’Osservatorio per la libertà religiosa, diretto a difendere i diritti dei credenti di tutte le fedi? Come si colloca nel dibattito su “Stato etico” e “Stato laico”?
Il bacino del Mediterraneo, che fin dall'antichità è stato attraversato da comuni correnti culturali, religiose e filosofiche è oggi un'area dove è particolarmente importante affermare il valore della pacifica convivenza fra popoli, del mutuo arricchimento tra le diverse tradizioni, del doveroso rispetto e del dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche. Una affermazione che trova nella Capitale la sede naturale di composizione dei conflitti, una stanza di compensazione e un centro negoziale che avrà nell’Osservatorio per la libertà religiosa un suo periscopio e un suo foro di discussione.
Certo per realizzare il grande disegno dell'integrazione mediterranea i fattori fondamentali sono principalmente politici ed economici: l'avanzamento del processo di pace in Medio Oriente, lo sviluppo degli scambi commerciali e delle iniziative economiche, il rispetto dei diritti e delle libertà individuali. Perché tale processo di integrazione tuttavia giunga a compimento occorrerà il lievito del rispetto reciproco delle singole confessioni, nell’affermazione della universalità del messaggio cristiano e della affermazione di Roma come centro del cattolicesimo.
In tal senso ritengo importante, in una prospettiva europea, che la promozione del dialogo culturale-religioso continui a costituire uno dei fattori qualificanti delle stesse politiche dell'Unione Europea nel bacino mediterraneo.
Dopo un anno di esperienza alla guida del Campidoglio, sarebbe disposto a esprimere un bilancio, tecnico, politico, personale, e – nei limiti consentiti dal suo ruolo – sincero?
Il bilancio è sincero ed è “certificato” dalle azioni che abbiamo condotto e dai risultati che abbiamo ottenuto. Il primo è l’approvazione della legge su Roma Capitale nell’ambito della riforma sul federalismo, che finalmente dota la città di quella autonomia statutaria, amministrativa e legislativa consona al suo status. Posso dire che anche sul fronte finanziario, senza l’aiuto del governo, per la situazione dei conti che abbiamo ereditato saremo finiti nei guai.
Ma oltre ai risultati sul fronte sicurezza abbiamo anche lavorato alle nuove linee guida dell’Ama nel quadro di una strategia complessiva sulla raccolta rifiuti che potenzia la differenziata e completa il ciclo del trattamento con nuovi impianti e tecnologie, in sinergia con le indicazioni e le azioni della Regione, della Provincia e delle municipalizzate. Già oggi gli impianti di Maccarese sono un gioiello tecnologico e un modello per altri siti italiani. Il Lazio può diventare una eccellenza in questo settore se si superano le rendite di posizione e l’alto tasso di conflittualità tra gli attori coinvolti e se possiamo contare sulla collaborazione dei cittadini e su una più matura coscienza ambientale e civile.
Il dato di fondo è che stiamo operando per recuperare la trasparenza nei lavori pubblici e dare un senso alla concertazione anche per risolvere altre emergenze, a partire dalla viabilità e dalla manutenzione delle strade, in un dialogo più aperto con i municipi che dovranno vigilare sullo svolgimento degli appalti - la manutenzione cittadina è stata affidata a un bando di gara diviso in 8 lotti condotti da altrettante imprese e consorzi - e segnalare le necessità del territorio.
Abbiamo messo i primi paletti per un piano regolatore dei servizi sociali che attutisca le disparità nelle erogazioni e assista i più deboli, le fasce a rischio, su una base di effettiva necessità e premiando le virtuosità. Abbiamo avviato una convenzione tipo per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria perché mai più si costruiscano quartieri nuovi senza prima averli dotati di strade e fognature.
E se mi chiede di guardare al secondo anno, rispondo che riusciremo a rispondere anche al dramma delle buche. Quanto al traffico abbiamo 6 talpe che lavorano alle nuove linee di metropolitana giorno e notte. E a breve metteremo mano al potenziamento del trasporto pubblico con una riforma societaria da manuale, che porti a zero le inefficienze e gli sprechi e ci allinei tra le altre città europee.
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Gianni Alemanno
Nato a Bari, 51 anni, vive, lavora e fa politica a Roma dal 1970. E’ sposato con un figlio di 13 anni. Laureato in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, è iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, settore civile ed ambientale. Giornalista pubblicista, ha fondato il mensile “Area” ed ha pubblicato il libro “Intervista sulla destra sociale” (Marsilio, 2002). Dal 2006 è Presidente della Fondazione Nuova Italia, da anni attiva nel campo dell’elaborazione culturale e dell’iniziativa sociale, ed è socio e membro del consiglio generale dell'Aspen Institut Italia.
Nel corso degli anni, il suo impegno nella società civile ha contribuito a promuovere numerose iniziative no profit operanti in campo sociale, culturale e ambientale, tra cui l’Associazione culturale di Area, il gruppo ambientalista Fare Verde, l’Ong per la cooperazione internazionale Movimento comunità, l’associazione di volontariato Modavi.
Militante politico fin da giovanissimo, ha fatto politica nelle scuole e nelle Università romane, diventando nel 1982 Segretario provinciale del Fronte della Gioventù di Roma e poi nel 1988 successore di Gianfranco Fini alla carica di Segretario nazionale dell’organizzazione giovanile dell’Msi.
Nel 1990 viene eletto nel Consiglio regionale del Lazio, dove ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Commissione Industria, Commercio e Artigianato. Nel 1994 viene eletto deputato di Roma, per essere riconfermato nel 1996, nel 2001 e nel 2006. Alla Camera dei Deputati è stato componente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici e della Commissione Lavoro Pubblico e Privato, mentre oggi fa parte della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.
Dal 2001 al 2006 è stato Ministro delle Politiche Agricole e Forestali del governo Berlusconi. Durante il semestre di Presidenza italiana del 2003 è stato Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea. Alle ultime elezioni europee, nel giugno 2004, è stato eletto nella Circoscrizione Italia Meridionale. Alle elezioni comunali di Roma del 2006 è stato il candidato del centrodestra alla carica di Sindaco, ottenendo nella sfida contro Walter Veltroni il 37,1% dei voti. A seguito di queste elezioni è entrato a far parte del Consiglio comunale di Roma ed è stato nominato Commissario straordinario della Federazione di Roma di Alleanza Nazionale.
Dal marzo 2007 è Presidente della Federazione di Roma di Alleanza Nazionale.
Nel 2008 il Popolo della Libertà lo candida nuovamente a Sindaco di Roma, avendo contro Francesco Rutelli, per il Partito Democratico. Al primo turno ottiene poco più del 40% dei voti, andando al ballottaggio, dal quale esce vincitore.
Appassionato di alpinismo è iscritto al Club Alpino Italiano nelle sezioni di Roma e dell’Aquila; nel 2004 è stato Capo spedizione onorario nella scalata del K2 per il cinquantenario della conquista italiana della seconda vetta del mondo.
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