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Giugno - Luglio/2009 - Mondo Poliziotto
Decreti
Il pane e le brioches
di Felice Romano - Segretario generale Siulp

La Polizia di Stato appare allo stremo:
aumentano le esigenze di ordine
pubblico, riappaiono sugli ordini
di servizio i turni “7/fine”, e spesso
la fine arriva il giorno dopo, aumentano
le insidie della criminalità organizzata
e il progetto del ministro Brunetta
lascia ammutoliti per lo sconforto


Circa un anno fa, prendeva vita il famigerato decreto Brunetta: il provvedimento che avrebbe dovuto porre fine agli sprechi della Pubblica amministrazione, agli arbitri dei suoi funzionari e, soprattutto, agli abusi dei suoi dipendenti.
Parte del decreto riguardava anche le Forze di polizia: il Siulp, avvalendosi del cartello sindacale costruito e mantenuto a fatica in questi ultimi tre anni, è riuscito a far passare un messaggio essenziale: che vi era differenza di impiego, di missione e di lavoro tra l’operatore di Polizia e l’impiegato.
E che, a tale differenza di professione, dovesse necessariamente corrispondere una differenza di trattamento sul fronte dei diritti: un poliziotto, per la natura del mestiere, è più esposto di un pubblico impiegato ai rischi della malattia. Perché lavora su strada, d’estate e d’inverno; perché lavora di notte, col sereno e con la pioggia; perché anche quando fa lavoro in ufficio, comunque, il mercoledì o la domenica fa servizio allo stadio, pronto a ricevere gli insulti e le botte dei cosiddetti “tifosi”.
Per questo, i sindacati di Polizia, Siulp in testa, sono riusciti a vincere una battaglia fondamentale per i poliziotti, evitando che il decreto Brunetta fosse loro totalmente applicato, così come era stato previsto.
Ed ancora: quando il Ministro della Funzione Pubblica ha proposto di esautorare i sindacati dalla contrattazione per l’adeguamento economico del contratto di lavoro, attribuendo il 90% dell’aumento previsto sulla base dell’inflazione senza contrattazione alcuna, il Siulp è risorto, costringendo poi l’intrepido Ministro a fare retromarcia: questa previsione, ha comunicato Brunetta, non si applicherà alla Polizia di Stato: il Siulp potrà ancora lottare con tutti gli strumenti possibili per migliorare davvero lo stipendio dei poliziotti.
Ma anche sul fronte delle grandi riforme della sicurezza i risultati non sono mancati: le ronde, così come oggi stanno per diventare realtà, sono ben lontane da quello che era il disegno originario, da milizie armate al servizio del partito (ricordate le prime immagini in tv delle guardie padane?), sono diventate in realtà un esempio, senz’altro mal riuscito e molto più innocuo, di “sicurezza partecipata”: cittadini disarmati che vagano per le strade pronti a segnalare all’autorità di Polizia sospetti di reato. Inutili, dannose per l’attività di Polizia, inefficaci per la sicurezza, ma senz’altro ben lontane da quello che dovevano essere.
Sul fronte dei diritti economici, il Siulp è riuscito, grazie al fronte comune con i sindacati di Polizia e talvolta con quelli del Comparto Sicurezza, a mantenere decente il potere d’acquisto dello stipendio dei poliziotti, in un momento drammatico in cui una crisi senza precedenti devasta l’economia mondiale.
La verità è che la politica del governo è venuta allo scoperto, e non è un bello spettacolo: l’idea originaria forse era davvero quella propagandata in campagna elettorale (più risorse, più mezzi, più uomini, maggiore dignità, maggiori mezzi operativi alle Forze di polizia), ma fin da subito si è capito che il ministro Maroni non poteva più essere quell’innovatore “sacrilego” che era stato nel suo precedente mandato, dovendo assolvere, purtroppo, ad incombenze più pressanti provenienti, forse, da ordini superiori: puntare sull’immagine, più che sulla sostanza, perché la gente, secondo gli esperti di comunicazione, forma le proprie opinioni in base a quello che vede, non in base a quello che davvero accade.
E s’è capito, sin da subito, che il ministro La Russa avrebbe voluto fare il Ministro dell’Interno, più che quello della Difesa, e siccome i siciliani, si sa, sono cocciuti, ha finito per usare i soldati come fossero poliziotti, vanificando la professionalità dei primi e soprattutto dei secondi.
E s’è capito sin da subito che “i nani e le ballerine” di questo esecutivo non sarebbero stati in grado di dare realmente al Paese quello di cui il Paese ha davvero bisogno: ammodernamento della Pubblica amministrazione, razionalizzazione della spesa, coordinamento reale tra le Forze di polizia, rilancio della legalità e dell’economia nelle zone del Paese sotto l’influenza della criminalità organizzata.
Avevamo ed abbiamo bisogno di pane: hanno scelto di darci le brioches.
Mai, come negli ultimi tempi, ha avuto risalto la politica degli annunci a scapito di quella dei fatti: si annunciano più risorse e poi si tagliano straordinari, missioni, organici.
Sale l’allarme sprechi per il mal funzionamento della macchina pubblica, e il rimedio, purtroppo, appare insufficiente: far mettere giacca e cravatta agli impiegati anche il venerdì.
La Polizia di Stato appare allo stremo: aumentano le esigenze di ordine pubblico, riappaiono sugli ordini di servizio i turni “7,00/fine” e spesso la fine arriva il giorno dopo, aumentano le insidie della mafia e della camorra, e il progetto del ministro Brunetta lascia ammutoliti per lo sconforto: via i poliziotti-panzoni dagli uffici, sciogliamo l’Antimafia così non sentiremo più parlare di mafia.
Allucinante, terribile, devastante a tal punto che, un’ora dopo aver fatto queste esternazioni, il Siulp ha chiesto a brutto muso le scuse ufficiali da parte di Renato Brunetta. E stavolta, forse, qualcuno gli ha spiegato di averla fatta grossa, le scuse ufficiali sono arrivate.
Con questo, ogni giorno, ci confrontiamo quando facciamo sindacato per difendere i diritti dei colleghi, gli interessi dei cittadini ed una sicurezza migliore.
Ci confrontiamo da soli, in un momento storico delicatissimo, in cui un governo che manovra senza opposizione reale, con un consenso derivante più dalla disperazione che dalla condivisione di programmi e di valori, guida il nostro Paese pretendendo che nessuno disturbi il timoniere.
E’ il momento questo di unire più che di dividere. E’ il momento di tenere unita la categoria, spiegando questi ostacoli ai colleghi che, giustamente, hanno difficoltà a comprendere perché lo straordinario viene pagato in ritardo, perché le missioni diminuiscono, perché il lavoro aumenta a sproposito.
E’ il momento di stare uniti con tutti i sindacati di Polizia, con tutti i sindacati del Comparto Sicurezza: perché solo se la voce è univoca, solo superando la frammentarietà della parte sindacale, si possono veramente contrastare Amministrazione e governo.
E’ il momento di ricercare contatti frequenti e forti con le Confederazioni del lavoro, Cisl in testa, ma anche Cgil e Uil: perché questo è il momento in cui chi si isola rimane indietro, e chi rimane indietro è perduto.
Questo quindi è il periodo in cui unità e compattezza sul fronte sindacale appaiono scelte obbligate: il Siulp sarà sempre il Siulp, fermo nella sua identità ed i suoi valori, essenziali, imprescindibili, inflessibili.
E’ la strategia che, invece, dovrà essere flessibile. Perchè così la forza del Siulp, qualora servirà, dovrà essere potenziata dalla collaborazione col cartello, con le Confederazioni e con tutti coloro che nel Paese stanno dalla parte dei lavoratori e dei cittadini.
Forse non l’hanno ancora capito, ma la storia spesso si ripete: in un caldo luglio del 1789 qualcuno riferì alla regina di Francia che il popolo era alla fame e non aveva più pane. Maria Antonietta, fisicamente più avvenente del ministro Brunetta, non seppe resistere alla tentazione di un’originale battuta: “Non hanno pane, diamogli le brioches”! Scoppiò la Rivoluzione francese.
Oggi le rivoluzioni non si fanno più, ma ci sono momenti in cui, al posto di Brunetta o di qualcun’altro, certe battute, per buon gusto, per buon senso, andrebbero sicuramente evitate. Perché la misura, a questo punto, è ormai colma.

[Tratto da Siulp-Flash n. 13
del 29 maggio 2009]

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