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Giugno - Luglio/2009 - Interviste
Medioriente
Annas Schon: “Il dispegno è stato corretto e giusto”
di a cura di Gianni Verdoliva

Sono una madre single di una figlia di 23 anni che ha appena finito i tre anni di servizio militare (in genere le ragazze servono nell’Esercito solo per due anni) nelle unità di combattimento. Essendo la mia unica figlia c’è stato bisogno della mia firma come approvazione ufficiale. Lavoro in maniera autonoma nel settore del marketing e delle vendite. Certo non è un gran momento. Abito in una piccola città a circa 12 kilometri da Tel Aviv, chiamata Rishon le Zion, di 250.000 abitanti. La mia famiglia ed io siamo arrivati qua dalla Polonia nel 1956. I miei genitori non sono più giovani, hanno oltre 80 anni ed abitano vicino a me. Siamo una famiglia tipica. Posso essere descritta come ebrea atea. Nessuno della mia famiglia, sopravvissuta all’Olocausto, è religioso. Anche se non sono attivamente impegnata nel movimento delle donne, sono certamente femminista nelle mie opinioni.

Cosa ne pensa dell’attuale situazione politica in Israele?
Dato che il mio orientamento politico è di centro-sinistra e il governo è di destra, non sono molto contenta.

Le piace Tzipi Livni? Le piacerebbe immaginare lei, o un’altra donna, come una futura Golda Meir? Cosa pensa del ruolo delle donne nella politica israeliana?
Sì, la Livni mi piace. Ho avuto l’opportunità di ascoltarla durante una conferenza da lei tenuta al ministero degli Affari Esteri. Ho avuto l’impressione che la signora si intende di politica, di legge, ed ha una mente molto chiara e logica che Israele può usare. Purtroppo non è accettata da parte dei nostri partiti religiosi, che sono una minoranza potente e questo è il motivo per cui, malgrado abbia vinto le elezioni, non è stata in grado di formare una coalizione. In questa Knesset, il Parlamento israeliano, abbiamo meno del 10% di donne elette. Ci sono solo due donne su un totale di oltre 30 ministri mentre la popolazione femminile è del 51%, addirittura alcuni dicono 52%. Se si paragona al numero di donne presenti nella società isrealiana, le donne non hanno un ruolo sufficiente in politica.

Cosa ha pensato quando il governo isrealiano ha deciso di ritirarsi dalla striscia di Gaza? Si sarebbe aspettata che in seguito sarebbero arrivati da lì così tanti attacchi?
Il “dispegno”, come lo chiamiamo, è stato corretto e giusto. In retrospettiva, un po’ prematuro. Israele non era preparata per i continui attacchi. D’altro canto non ci aspettavamo che gli arabi continuassero a lanciare razzi e missili contro di noi. Dopo che Israele aveva posto fine all’occupazione e dopo che non c’era più alcun israeliano sul suolo di Gaza, non ci sarebbe stata pace? Avevano elezioni libere, un libero commercio ed una libera economia. Nessuna limitazione all’interno della striscia di Gaza.
Dal punto di vista economico “i rifugiati” di Gaza hanno avuto dall’Onu, dalla comunità europea, dagli Stati Uniti, e da altri, più soldi di quanti ne abbia avuti l’Europa distrutta dopo la Seconda guerra mondiale. E in Europa c’erano milioni di rifugiati polacchi deportati dall’est verso l’ovest della Polonia, e tre milioni di tedeschi che sono stati “ricollocati” nel sud della Germania, etc. Li sente mai oggi? Dove sono finiti tutti questi soldi dati ai palestinesi? Non è una domanda facile: guardi come vivono i leader, le case e le macchine che hanno, Arafat aveva un bell’appartamento a Parigi. E le armi che continuano a comprare. Questo al posto di sviluppare infrastrutture, tecnologie e di potenziare l’agricoltura.

Ha amici arabi? Se si che relazione ha con loro?
Non ne ho. Alcuni anni fa, per cercare di colmare questa distanza, mia figlia ha preso parte ad uno scambio studentesco, i ragazzi avevano 10/11 anni. Le ragazze arabe non parlavano ebraico, che è la lingua ufficiale in Israele, né inglese, e le mie conoscenze dell’arabo erano troppo limitate per consentire di mantenere il contatto.

Cosa ne pensa degli israeliani e degli ebrei della diaspora che marciano ed organizzano eventi contro il governo isrealiano?
Sarei più felice se sapessi che hanno fatto parte dell’Esercito e lì hanno fatto il loro dovere. Costoro hanno il diritto di criticare. C’è una poesia in ebraico che dice “Le cose che puoi vedere da qui, non le puoi vedere da lì”.
Mi sembra che stiamo facendo un grosso errore non usando delle buone public relations. Crediamo ingenuamente che se si ha ragione gli altri se ne accorgano senza sforzo da parte nostra.

Cosa ha provato quando ha visto le manifestazioni violente antisraeliane nel corso del recente conflitto con Gaza?
Chiederei ai manifestanti se accetterebbero di vivere una vita normale ad esempio crescendo figli, andare al lavoro e tutto il resto sotto la costante e giornaliera minaccia di attentati per otto anni. Lo farebbero?

Cosa pensa del comportamento violento degli estremisti religiosi ebrei che sono arrivati al punto di attacare l’Esercito e la Polizia isrealiana?
Gli estremisti dovrebbero essere trattati come qualunque altro criminale che agisce contro le Forze dell’ordine. Per me è normale che vengano trattati alla stregua di qualunque altro criminale che minaccia l’ordine pubblico.

Perchè c’è così tanto odio nel mondo nei confronti di Israele?
Mia madre dice che se la stupidità facesse male, saremmo ricoverati in ospedale di continuo. Posso suggerire che è una nuova forma di antisemitismo? Potrebbe essere la paura e l’odio del diverso, forse di chi ha successo. Lo sa che gli ebrei e gli israeliani hanno vinto un quarto dei Premi Nobel?
Tra coloro che denunciano l’estremismo islamico quasi nessuno tiene in considerazione l’importanza economica del petrolio che finanzia i regimi islamici totalitari. Non pensa sia folle continuare a comprare il petrolio da queste nazioni?
Parlando dei vincitori dei Nobel, non sono una persona religiosa ma desidero che uno dei geni ebrei, inventi una nuova forma di carburante, verde ed economico. Pensa che il mondo continuerà a corteggiare le arretrate nazioni islamiche come l’Arabia Saudita dove alle donne non è permesso guidare?

In Isreale esistono gli estremisti religiosi anche se ad un livello molto minore rispetto alle nazioni islamiche. Cosa ne pensa?
C’è un prezzo per la democrazia. Sono il pedaggio che dobbiamo pagare.

Cosa vorrebbe dire ai lettori riguardo ad Israele?
C’è molto da dire: il sionismo (Sion è uno dei nomi biblici per Gerusalemme) esiste da quando il popolo di Israele è andato in esilio cacciato dall’Impero Romano. Sì, voi italiani, avete molto da farvi perdonare. Da allora il ritorno a Sion (Gerusalemme) è stato nei sogni del popolo ebraico e fa parte di molte delle preghiere. C’erano sempre stati ebrei in questo territorio, contrariamente ai “palestinesi”, che è il nome di una delle tribù dell’isola di Creta, ora in Grecia. Costoro abitavano l’area di Gaza. Queste tribù sono col tempo svanite. A partire dal diciottesimo secolo gli ebrei hanno cominciato a comprare terre dagli “Efendi”, famiglie ricche che abitavano in Libano, Damasco e in Egitto e che hanno venduto terreni in gran parte desertici agli “stupidi ebrei”.
L’area che attualmente comprende Israele era quasi completamente vuota. Samuel Leghorn, noto col nome letterario di Mark Twain, che non era ebreo, ha descritto nel suo diario che questa era una terra desertica, dimenticata da dio. Con il ritorno dei sionisti, la visione per il futuro, i soldi ed il duro lavoro, è cominciato il traffico di arabi dalle nazioni circostanti. Gli inizi del ventesimo secolo vedono in questi territori abitanti cristiani, ebrei, musulmani, circassi e drusi. Dopo l’Olocausto i rifugiati ebrei hanno capito che questo era l’unico stato in cui potessero vivere in pace, lo Stato ebraico, sulla base della dichiarazione, dopo la caduta dell’impero ottomano, dell’allora ministro degli Esteri britannico Lord Balfur.

Come femminista cosa pensa dell’attuale situazione delle donne in Israele?
Potrebbe essere molto meglio. Dato che un’intera sezione relativa al matrimonio e al divorzio è sotto la legge ebraica che è discriminante per le donne in quanto tali. Non esiste nessuna nuova legislazione che possa modificare le vecchie leggi; dal punto di vista economico le donne non guadagnano gli stessi soldi degli uomini che occupano la stessa posizione lavorativa. Abbiamo alcune luci alla fine del tunnel, dato che da poco è stata approvata una legge che consente alle mamme di poter dedurre dalle tasse le spese relative ad una tata per la cura dei bambini, in modo che possano andare al lavoro anche quando hanno bambini piccoli a casa. Questo è il risultato di una battaglia durata sei anni. Un’altra luce è costituita dal fatto che l’Esercito sta creando più posizioni per le donne. Dato che le Forze armate sono un elemento portante in questa nazione, permettere alle donne di avere occupazioni oltre quelle relative ai servizi, ci permette più opportunità in seguito nella vita. Le donne ora possono essere nelle unità di combattimento e guidare jet e cose simili.

Quali sono le priorità per le donne israeliane ora? Quali sono le cause alle quali tiene di più?
La priorità numero uno è fare in modo che le donne ottengano lo stesso salario degli uomini che occupano la stessa posizione lavorativa. Personalmente mi interesso anche alla medicina di genere.

Cosa può dire, come madre, dell’esperienza di sua figlia nelle Forze armate isrealiane?
All’inizio mia figlia ha dovuto lottare duro per riuscire ad entrare nell’unità di combattimento. Ha dovuto allenarsi molto duramente con tutta una serie di esercizi e corsi speciali. Nel servizio per lei era una cosa nuova il fatto di essere continuamente con i maschi. Il training di base era il più lungo in assoluto nell’Esercito, eccezion fatta per le unità operative speciali. Mia figlia sente di aver contribuito molto a sè stessa, all’Esercito e al femminismo.

Cosa risponderebbe a coloro che la considerano alla stessa stregua di una madre palestinese di un giovane terrorista?
Sono risentita da questa domanda. Golda Meir l’ha detto in maniera egregia. “Possiamo perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli. Non possiamo perdonarli per averci obbligato ad uccidere i loro figli. Avremo la pace con gli arabi solo quando loro ameranno i loro figli più di quanto ci odiano”. Dato che noi cresciamo i nostri figli per vivere una vita dignitosa e loro crescono i loro bambini per una morte che considerano dignitosa, non possiamo essere paragonati.

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