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Giugno - Luglio/2009 - Interviste
Medioriente
Yvette Schumacher: “La situazione è molto complessa”
di a cura di Gianni Verdoliva

Vivo a Maale Adunim. Sono arrivata in Israele dal Canada, nel 1993. Ho cinque figli, 4 maschi e una femmina. I primi tre figli sono nati in Canada come me, mentre gli ultimi due sono nati qui.
Lavoro a Gerusalemme per il World Jewish Congress. Traduco ed assisto nel lavoro editoriale e di distribuzione della rivista di politica estera chiamata "The Israel Journal of Foreign Affairs", che è pubblicata dall’Israel Council on Foreign Relations. Ospitiamo diplomatici che desiderano parlare in forum non politici, e io contribuisco all’organizzazione di questi eventi. Sono religiosa, posso definirmi ortodossa moderna.


Cosa pensa dell’attuale situazione politica in Israele?
La situazione in Israele è molto complessa. La nazione si trova confrontata a sfide enormi ed esistenziali.

Le piace Tzipi Livni? Le piacerebbe vedere lei, o un’altra donna, come una futura Golda Meir? Cosa pensa del ruolo delle donne nella politica israeliana?
Non conosco abbastanza la Livni per poterla giudicare. Riguardo alla presenza delle donne in politica c’è stato un buon numero di donne coinvolte in passato in politica, ma ora penso che sia una tematica che sta diventando pressante, ed i vari partiti politici sono consapevoli dell’obbligo di includere le donne nelle loro fila. Penso che se una donna è adatta per una determinata posizione politica, inclusa la carica di primo ministro, allora non c’è ragione per cui non dovrebbe essere scelta, ma non sceglierei solo su una base del genere.
Ovviamente le donne coinvolte nella politica in Israele possono attivamente attirare l’attenzione sulle varie tematiche legate alla condizione femminile, tra le altre cose.

Quando il governo si è ritirato dalla striscia di Gaza, quale era la sua opinione in merito? Si sarebbe aspettata che da lì sarebbero nati così tanti attacchi?
E’ stata un’esperienza lancinante, come nessun’altra questa nazione abbia mai sperimentato su così vasta scala. E’ incredibilmente difficile vedere persone trascinate via dalle loro case e dalle loro comunità, che loro stessi avevano speso decadi a costruire. Le persone che vivevano nella striscia di Gaza erano idealisti e modesti, e per loro è stato un terribile trauma. Anche oggi la maggioranza di loro vive in abitazione temporanee.
Purtroppo, non è stata una sorpresa che i lanci di missili fossero capaci di raggiungere Ashkelon ed altre città, con gli effetti devastanti che ne sono derivati. E’ stato ingenuo pensare che non si sarebbe arrivati a questo.

Ha amici arabi?
No.

Cosa pensa degli israeliani e degli ebrei della diaspora che manifestano continuamente contro il governo israeliano?
Non penso che ci siano “continuamente” queste manifestazioni. Detto questo, le persone hanno tutto il diritto ad avere le proprie opinioni politiche, questa è una democrazia dopo tutto. Quello che mi offende sono le situazioni in cui le persone distorcono i fatti per poi protestare contro le cosiddette ingiustizie.
Ad esempio, di recente alcuni giovani israeliani hanno lanciato accuse nei confronti dei nostri soldati riguardo alla loro condotta durante l’operazione Cast Lead, accuse che i media internazionali hanno immediatamente divulgato a largo raggio, e che poi si sono rivelate in seguito infondate, anche perché coloro che avevano mosso le accuse non avevano nemmeno partecipato alle operazioni.
Ma, purtroppo, questo tipo di comportamento danneggia l’immagine di Israele in modo tale che risulta poi molto difficile da rettificare.

Cosa ha provato quando è venuta a conoscenza delle manifestazioni violente anti-Israele nel corso del conflitto a Gaza?
Anche se, come alcune sue domande indicano, sappiamo che Israele è spesso presa di mira e, aggiungerei, ingiustamente, dalla comunità internazionale, devo dire che in questo caso ho provato un senso di shock. Ho avuto la sensazione che la gente stesse semplicemente chiudendo gli occhi sui fatti. Come potrebbe una nazione la cui popolazione civile è stata oggetto di attacchi letali non provocati non difendersi?

Cosa pensa del comportamento violento degli ebrei religiosi estremisti che sono arrivati al punto di attaccare l’Esercito e la Polizia isrealiana?
E’ inaccettabile e doloroso da vedere quando accade.

Di cosa ha più paura: del terrorismo palestinese, della minaccia iraniana o del fatto che Israele è quasi completamente isolata sulla scena internazionale?
Rispondendo a questa domanda devo dire che non vivo affatto la mia vita in uno stato di costante paura. Vivo la mia vita e basta. Certo, ci sono preoccupazioni. Infatti vivere in Israele è stato spesso paragonato a vivere in una pentola a pressione. Eppure non vorrei vivere in nessun altro posto. Questo è il posto in cui, come ebrei, possiamo vivere le nostre vite nella maniera più autentica possibile. Riguardo alle minacce da lei menzionate tutte sono inquietanti in egual misura, ma non sono costantemente preoccupata da pensieri connessi ad esse.

Perchè c’è così tanto odio contro Israele nel mondo?
Sfortunatamente, molto dell’odio diretto contro Israele è antisemitismo dissimulato in varie forme. Si tratta di un fenomeno vecchio che non scomparirà presto.
Forse ci invidiano i nostri valori morali, il nostro rifiuto di essere spazzati via, o la nostra ingenuità, ma l’antisemitismo esiste come è esistito per millenni e ci sarà ancora per molti anni. Per questo cerchiamo di vivere le nostre vite e di fare ciò che ci sentiamo di fare senza prestare troppa attenzione a cosa pensa il resto del mondo.

Tra coloro che denunciano il terrorismo islamico nessuno o quasi prende in considerazione l’importanza economica del petrolio che va a vantaggio dei regimi islamisti totalitari. Non crede sia folle continuare a dipendere dal petrolio tenuto conto che i proventi vanno a finanziare chi odia Israele?
Non sono qualificata per fare una dichiarazione in merito al mercato del petrolio.

In Israele, esistono estremisti religiosi anche se ad un livello molto minore rispetto alle nazioni islamiche. Cosa pensa di loro?
Certo, abbiamo una piccola percentuale di queste persone in Israele. Si tratta di un fenomeno completamente marginale, ma ogni tanto le persone hanno la falsa impressione che costoro agiscano in nome di tutte le persone religiose.

Cosa le piacerebbe dire ai lettori di Israele?
Mi piacerebbe che i lettori sapessero che Israele è una nazione meravigliosa e vibrante, oltre ad essere unica, perchè è una nazione ebraica, piena di splendidi paesaggi, cultura e storia e, al contempo, molto moderna ed avanzata dal punto di vista tecnologico.
Ha i suoi problemi, certo, ma questi sono riportati nei media in maniera sproporzionata ed inaccurata: non è una zona di guerra perenne, e non è indifferente alle questioni umanitarie.
Al contrario, molte persone non sono a conoscenza degli innumerevoli atti umanitari fatti in Israele, perché non se ne parla; per esempio, mi chiedo quanti articoli siano stati scritti fuori da Israele riguardo al caso del ragazzo iraniano che è stato curato per un tumore, nello scorso ottobre, in un ospedale vicino a Tel Aviv, dopo che le precedenti cure mediche effettuate in Iran ed in Turchia non avevano funzionato. Lui ed i suoi genitori hanno ricevuto un permesso speciale per entrare in Israele. Questo malgrado il fatto che Israele e Iran non abbiano formali relazioni diplomatiche e che il presidente iraniano abbia negato l’Olocausto, e abbia ripetutamente chiesto che Israele venga cancellata dalle cartine geografiche. Israele è anche quasi sempre una delle prime nazioni ad offrire aiuto umanitario in caso di disastri naturali o di altra origine. Visitate uno dei nostri ospedali più importanti e vedrete musulmani, ebrei e cristiani che vengono curati e che lavorano fianco a fianco.
Israele è spesso presa di mira e censurata come nel corso delle conferenze Durban I e II dove c’è stata così tanta attenzione al conflitto israelo-palestinese, e poca o nessuna attenzione a casi reali di razzismo e di abusi dei diritti umani nelle nazioni islamiche quali l’Iran, per non parlare dei terribili eventi in Darfour e altrove. Malgrado la sproporzionata attenzione concentrata su Israele, si tratta di una nazione minuscola, specie se paragonata ai suoi vicini ostili.
Infine vorrei incoraggiare tutti a venirci a visitare per vedere tutto ciò da soli!

Ha mai incontrato politici o ambasciatori dei Paesi arabi e/o islamici?
No.

Vede possibili speranze di vero dialogo con le donne arabe che sono impegnate nel mondo della politica e degli affari? Potrebbero essere migliori degli uomini o dipende solo da quanto sono influenzate dall’ideologia islamica?
Preferisco non esprimermi in merito.

I suoi figli fanno parte delle Forze armate israeliane. Come può descrivere ciò che prova come madre quando è in missione? Cosa risponderebbe a coloro che la mettono sullo stesso piano di una mamma palestinese di un giovane terrorista?
I miei figli fanno ancora parte delle Forze armate e sono immensamente orgogliosa di loro, in particolare in quanto immigrata, sapere che servono la loro patria e, di conseguenza, fanno proprio il valore relativo al fatto che esiste una causa più grande di loro.
I giovani ebrei della loro età in Nord America, da dove vengo, hanno preoccupazioni che ruotano intorno a se stessi, mentre i nostri soldati hanno responsabilità, e qualche volta si trovano di fronte a situazioni estreme di vita o di morte, che molti altri, anche più grandi di loro, non riescono nemmeno ad immaginare. Mettono i loro studi e le loro vite in pausa fino circa ai 22 anni di età. Ovviamente come mamma temo per la loro sicurezza ma questo non sminuisce il mio orgoglio.
Riguardo all’esere paragonata ad una madre palestinese di un giovane terrorista, questo è totalmente osceno. Sono la madre di soldati che fanno parte di un Esercito che ha dimostrato innumerevoli volte i suoi elevati standard etici. I nostri soldati sono qui per difendere i cittadini israeliani, e a loro si insegna a fare il loro dovere senza ferire innocenti, nei limiti del possibile.
In alcune occasioni i soldati israeliani hanno rischiato ed addirittura perso la vita facendo ciò. Questo riflette l’elevata importanza che l’ebraismo ripone nella vita umana. Infatti uno dei nostri valori principali è come educhiamo i nostri figli, a rispettare la vita umana ed a fare di tutto per proteggerla.
Come madre, è incomprensibile per me pensare che qualunque altra madre, come la madre di un terrorista suicida, possa incoraggiare il figlio o la figlia a distruggere la propria vita e, al contempo, assassinare altre persone. Questo costituisce l’antitesi di tutto ciò che noi consideriamo sacro, e mostra l’enorme divario nei valori che esiste tra noi e coloro che sono determinati a distruggerci.

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