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Giugno - Luglio/2009 - Interviste
Medioriente
Rachel Neiman: “Israele è una democrazia viva”
di a cura di Gianni Verdoliva

Rachel Neiman è editore associato e direttore delle relazioni con i media presso l’ufficio centrale di Israel21c. Rachel si è unita allo staff dopo aver diretto per due anni l’agenzia di relazioni pubbliche Koteret. In Israele dal 1984, Rachel è stata managing editor di Globes Online, l’edizione online in lingua inglese del più importante quotidiano finanziario israeliano e, prima ancora, ha lavorato al Jerusalem Post. Rachel ha cominciato a scrivere riguardo allo sviluppo tecnologico in Israele presso il Link Israel Business and Technology Magazine.
Insieme al background giornalistico Rachel si è anche occupata di teatro e di televisione, ed ha vissuto due anni a Los Angeles dove ha lavorato per Home & Garden Tv (Hgtv), Discovery Channel e Fit Tv. Inoltre è una traduttrice professionista dall’ebraico all’inglese. È membro di Havurat Tel Aviv, una congregazione Conservative.

Quale feedback sta avendo il sito Israel21c?
Israel 21c è una piattaforma giornalistica che comprende un sito web, un canale youtube, un blog, una pagina facebook ed altri canali di distribuzione attualmente in lavorazione. Fino ad oggi nel 2009 il sito ha avuto circa un milione di visite, ci sono circa 28.000 abbonati alla newsletter settimanale. Questo è importante perché la newsletter agisce da motore di interesse nei confronti del sito web. La newsletter è gratuita ed è costituita da un sommario delle notizie più importanti da noi trattate. Il nostro canale su youtube è quello che ha più iscritti e più visite tra i canali no-profit riguardanti Israele. Inoltre occupa la posizione numero 74 a livello mondiale tra i canali di youtube no profit.
Il blog Israelity, un aggiornamento costante sulla vita di ogni giorno in Israele, sta crescendo in popolarità ed ha avuto oltre un milione di visite fin dall’inizio del 2009.

Il sito è stato menzionato nella stampa generalista non israeliana? E se si, in quale modo?
Storie provenienti dal nostro sito sono apparse in grossi media come il New York Times, Usa Today, Time Magazine e molti altri. I nostri video sono stati ripresi da Cnn World Report.
Siamo seguiti sia dai media generalisti che da quelli ebraici, così come da personalità politiche ed influenti della comunità ebraica nel mondo. Lavoriamo con i media per proporre storie, scambiare contatti con giornalisti interessati nel follow-up delle notizie che proponiamo.
Recentemente una storia da noi presentata è stata ripresa dalla Cnn, dalla Bbc e dal Corriere della Sera: si tratta di “Argo ReWalk Exoskeleton”, un’armatura robotica che permette ai paraplegici di camminare diritti.

Avete scelto di non occuparvi del conflitto israelo-palestinese. Ci sono altre tematiche che preferite non affrontare e perché?
Siamo una fondazione no-profit educativa che ha come missione di concentrare l’attenzione dei media e del pubblico sulla realtà odierna di Israele, che esiste al di là del conflitto. Ricerchiamo e riportiamo come gli israeliani creano, fanno delle innovazioni, migliorano e danno un contributo al mondo.
La quantità di attenzione negativa che i media danno ad Israele è di gran lunga maggiore di quella positiva e presenta una visione distorta della vita in Israele. Il pubblico dei media non comprende che Israele è una nazione moderna i cui risultati tecnologici e medici migliorano le loro vite ogni giorno, che sia attraverso la capsula endoscopica (Given Imaging) o con la più conosciuta prescrizione medica per la sclerosi multipla (Teva’s Copaxone). Vedono solo immagini di Israele come regime militare oppressivo è non sono informati che Israele è una democrazia viva, o che molti israeliani sono profondamente coinvolti in azioni sociali che promuovono la coesistenza pacifica e le cause ambientali ed educative.
Il nostro scopo è di mettere in piano la bilancia della copertura mediatica del medio-oriente concentrandoci sulla tecnologia, sulla salute, sull’ambiente, sulla cultura e sulla vita democratica e sociale.

Come descriverebbe il giornalismo israeliano?
Molto vivo e molto competitivo. Qui ci sono molte storie da raccontare. Ogni giornalista locale che scrive sulla politica locale è cosciente che la sua storia può essere di interesse a livello internazionale. I settori industriale, economico, finanziario danno abbastanza notizie da far lavorare tre quotidiani economici con i rispettivi siti web. Le Università, gli ospedali e gli Istituti di ricerca stanno producendo innovazioni fantastiche.
E anche i lettori sono molto attenti: gli israeliani sono consumatori voraci di notizie. Molte persone leggono un quotidiano, leggono due riviste del week-end, leggono notizie online tutto il giorno e ascoltano le trasmissioni radio. Tutti i giornali israeliani hanno anche una presenza online ed i commenti agli articoli si rivelano importanti forum di discussione.

Avete arabi israeliani nel vostro team e/o arabi di cui raccontate le storie e che sono orgogliosi di essere israeliani?
Riportiamo le storie riguardanti le innovazioni che vengono fatte dagli israeliani, sia ebrei che arabi, così come dei residenti presso i territori retti dall’Autorità palestinese. La questione dell’orgoglio nazionale è meno importante rispetto al fatto che Israele ha offerto opportunità, educazione e un ambiente in cui queste ricerche potessero fiorire.
Alcuni recenti esempi dal settore arabo includono G.ho.st, un’azienda tecnologica il cui staff è composto da residenti di Israele e dell’Autorità palestinese che si incontrano e collaborano virtualmente, attraverso video chat e conferenze online.
Un altro esempio è il ricercatore Hossan Haick, vincitore del premio di eccellenza del Marie Curie Action per lo sviluppo di un “naso elettronico” che può annusare il cancro.
Dare opportunità alle donne è anche importante, considerate le attitudini tradizionaliste dei mediorientali. “Savta” Gamila, una donna druza, ha fondato un’azienda di sapone fatto con olio di oliva che è diventata di importanza internazionale.
A causa del target di lettori negli Stati Uniti abbiamo anche staff di lingua inglese. Devo sottolineare che il nostro editore capo è una donna inglese cristiana sposata con un israeliano che è emigrata qua 20 anni fa. Lei sta cercando di reclutare un blogger che scrive in inglese e che proviene dal settore arabo per il nostro blog Israelity, e questo dovrebbe accadere presto.

Israele ha una posizione molto migliore rispetto alle vicine nazioni arabe per quel che riguarda le tematiche connesse alla parità tra uomo e donna, eppure i problemi esistono, specialmente provenienti dall’integralismo religioso, sia esso islamico o ebraico ultraortodosso. Quali sono le questioni più importanti per le donne in Israele e su quale tra queste preferisce scrivere?
Come in ogni altra nazione occidentale, le tematiche più pressanti che riguardano le donne in Israele sono, le cito senza ordine di importanza: le pari opportunità nello studio e nel lavoro, salario uguale per uguale lavoro e la violenza contro le donne.
E’ sempre interessante intervistare delle senior managers che sono donne e scoprire le sfide alle quali si trovano confrontate in quello che è ancora un mondo dominato dagli uomini. Inoltre è anche interessante parlare con donne che lavorano all’interno delle loro comunità religiose per generare il cambiamento. Le Forze Armate sono un altro ambiente in cui ci sono stati diversi cambiamenti per quel che riguarda il ruolo e lo status delle donne.

Avete provato ad entrare in contatto con gruppi che, in teoria, dovrebbero nutrire simpatia per Israele ma che ne hanno poca o nulla? Parlo ad esempio dei gruppi ambientalisti o di associazioni che lottano per i diritti delle donne o delle persone gay.
Ci occupiamo molto delle tematiche ambientali. Stiamo per lanciare un canale separato apposta. Seguiamo anche le tematiche riguardanti le donne e la comunità gay e lesbica con regolarità ed abbiamo contatti continui con giornalisti che lavorano a queste tematiche.
Ad ogni modo il nostro compito non è tanto di facilitare i rapporti tra le differenti organizzazioni israeliane che lavorano alle tematiche sopraccitate e la loro controparte a livello internazionale, quanto di offrire le informazioni migliori e più accurate possibile.

Come giornalista cosa pensa delle violente proteste antisraeliane e dell’ossessione dei media occidentali per tutto ciò che riguarda Israele?
E’ come se i media soffrissero della sindrome di Stoccolma, con gli ostaggi che provano simpatia per i loro aguzzini e fossero incapaci di vedere chi è il vero nemico.
Ognuno ha il diritto di esprimere le sue opinioni in una società democratica. Questo vale per Israele, Paese in cui i media, sia locali che stranieri, operano con un controllo relativamente limitato da parte dello Stato. Lo stesso non si può dire delle nazioni che circondano Israele, in cui i giornalisti sono costretti ad operare sotto stretto controllo.
Nonostante questo i media occidentali si prodigano per dimostrare che Israele è il Paese aggressore.
Dimenticano che si tratta di una piccola nazione composta da circa 6 milioni di persone, delle quali un milione è composto da non-ebrei, situata in medioriente nel mezzo di una moltitudine di nazioni ostili. Scrivono critiche allo stato ebraico, mentre vivono serenamente ed in sicurezza dentro di esso, cose che non avrebbero mai il coraggio di scrivere se vivessero in una nazione islamica.

Cosa direbbe ai lettori italiani che stanno leggendo questa intervista e che, forse, sentono per la prima volta l’opinione di una cittadina israeliana?
Imparate di più su Israele. Leggete fonti diverse su Internet. Siate critici. Se il 50% delle notizie che la Bbc o la Cnn riportano riguardo all’Italia sembrano inaccurate, lo stesso potrebbe valere per Israele.
Ma il miglior modo di capire Israele è di provarlo. Venite a visitarci non solo per fare un pellegrinaggio, cosa importante se siete credenti, ma anche per vedere il miracolo moderno che è Israele: i parchi high-tech, le installazioni di energia solare, le gallerie d’arte, e sicuramente Tel Aviv, la prima città ebraica moderna che sta ora celebrando il suo centenario.

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