Sono salito in Israele nel 1949 con un gruppo di giovani ebrei italiani appartenenti al movimento Hechaluz (il pioniere) che si era preparato nella fattoria di San Marco-Pisa.
Da allora vivo come membro del kibbuz Ruchama, kibbuz assolutamente laico. Sono vedovo da poco tempo e ho due figlie, sette nipoti e tre bisnipoti, una parte a Ruchama, mentre una figlia abita e lavora attualmente a Boston.
Ho scritto negli ultimi anni due libri per la casa editrice La Giuntina di Firenze: "I sogni non passano in eredità" e "Anni di rabbia e di speranze". Un libro di racconti e` stato pubblicato ultimamente dalla casa editrice Lechateau di Aosta e presentato al salone del libro di Torino.
Il mio kibbuz si trova sotto tiro dei missili (circa 18 kilometri da Gaza) ma fino ad oggi non siamo mai stati presi di mira. Sinora non abbiamo avuto vittime in famiglia nelle varie guerre cui hanno partecipato figlie, generi e nipoti.
Attualmente, come pensionato, lavoro mezza giornata nell'Archivio del kibbuz. In passato ho lavorato nei campi e nella nostra fabbrica, sono stato direttrore tecnico del kibbuz e sono stato inviato in Italia tre volte a rappresentare Israele nel 1951, nel 1961 e nel 1982.
Cosa pensa del risultato delle ultime elezioni in Israele?
Il risultato delle ultime elezioni non e` per niente consolante: grazie alle operazioni militari a Gaza e alla loro conclusione che ha portato a Israele ben pochi risultati, l'elettorato ha votato a destra. Inoltre a sinistra si sono creati diversi partitini che hanno avuto il solo risultato di perdere voti.
La mia speranza è che il nuovo governo di destra non duri a lungo per la impossibilità di Netaniahu di accontentare l'estrema destra fascista e fanatica.
Le piace Tzipi Livni? Le piacerebbe potesse essere la nuova Golda Meir?
Tzipi Livni è indubbiamente una politica di grandi possibilità, ma non la paragonerei alla Meir, che aveva un seguito nel suo partito ben più forte di quello che ha la Livni.
Quando il governo si è ritirato dalla striscia di Gaza, quale era la sua opinione in merito? Si sarebbe aspettato che da lì sarebbero nati così tanti attacchi?
Il ritiro da Gaza era la sola cosa da farsi ed e` stato fatto con un ritardo di anni. Però sarebbe dovuto avvenire con il consenso di Abu Mazen, cosa che avrebbe potuto limitare forse il rafforzamento di Hamas e, in questo caso, forse Sharon avrebbe trovato un alleato palestinese che si sarebbe opposto alle violenze degli estremisti-fanatici di Hamas.
Ha degli amici o conoscenti arabi? Se sì, come sono i rapporti con loro?
Non ho amici arabi, però ho avuto rapporti ottimi con dottori e infermieri arabi che lavorano all'ospedale di Beer Sceva.
Cosa ne pensa degli ebrei e degli israeliani che manifestano continuamente contro la politica di Israele?
Purtoppo le manifestazioni in Israele contro la politica del governo non sono tante e quelle che ci sono a volte sono costituite da fanatici che invece di raccogliere un consenso popolare lo allontanano. Siamo ben lontani dalla dimostrazione di 400.000 persone al tempo della prima Guerra del Libano.
Cosa ha provato quando è venuto a conoscenza delle manifestazioni violente anti-Israele che sono spesso sfociate nell’antisemitismo puro?
Buona parte delle manifestazioni contro Israele sono dettate da antisemitismo, e dovrebbero essere condannate dall'opinione pubblica. Inoltre spesso e volentieri si gioca sulla ignoranza della gente, cui vengono presentati dati volutamente falsi, e non viene mai dato spazio a chi voglia esprimere opinioni diverse.
Quale è la sua opinione in merito ai comportamenti violenti dei coloni religiosi che sono arrivati al punto di attaccare persino la Polizia e l’Esercito di Israele?
I coloni religiosi e fanatici sono stati aiutati dai vari governi di Israele negli ultimi anni, governi che avrebbero dovuto capire che queste frange minacciano la nostra democrazia. Invece di dare soldi per le colonie, avremmo dovuto aiutare le periferie nello Stato d'Israele a svilupparsi. Non avremmo dovuto permettere a una minoranza fanatica di cercare di imporre la propria volontà.
Oggi credo che la maggior parte degli israeliani ha capito che la sola soluzione del problema e` di creare due Stati per due popoli. Questa minoranza fanatica e` un ostacolo sempre piu` forte alla realizzazione di questa soluzione.
Cosa la preoccupa di più: il terrorismo palestinese, la minaccia iraniana o il fatto che vi sentite soli come israeliani?
Il terrorismo palestinese può avere una risposta se e quando i leaders dei due popoli si daranno da fare per far valere la voce della ragione e per cercare una risposta politica e non di sangue ai vari problemi. La minaccia iraniana, quella di un Paese dove gli ordini si ricevono direttamente da Allah, e` un problema ben più serio che potrà essere risolto solo con un cambiamento del governo di Teheran. Cosa che per ora non sembra possibile.
Perché secondo lei esiste questa crescente antipatia nel mondo nei confronti di Israele?
Personalmente non mi sento solo, e penso che noi israeliani abbiamo amici in tutte le parti del mondo. Quelli che ci conoscono sanno distinguere tra gli atteggiamenti di questo o quel nostro governo, e quello che si crea in questo Paese nel campo sociale-politico ed economico.
Tra coloro che denunciano il terrorismo islamico nessuno o quasi prende in considerazione l’importanza economica del petrolio che va a vantaggio dei regimi islamisti totalitari. Non crede sia folle continuare a dipendere dal petrolio tenuto conto che i proventi vanno a finanziare chi odia Israele?
Il ricatto del petrolio è un ricatto gestito da grandi interessi globali delle compagnie petrolifere che cercano di bloccare ogni tentativo serio di sviluppare fonti diverse di energia.
E questo è un ricatto che vale per Israele ma anche per tanti altri Paesi.
In Israele, per quanto in misura molto minore che negli Stati islamici, esistono degli estremisti religiosi. Come si pone nei loro confronti?
Gli estremisti religiosi, gli integralisti di ogni fede cercano di portare il mondo alla rovina nel nome di credenze divine che vedono nell'altro il pericolo e la minaccia, e vanno combattuti dovunque, anche in Israele.
Cosa le piacerebbe far conoscere di Israele ai lettori?
Israele va conosciuta per la sua storia, per quello che il nostro popolo ha creato durante 100 e piu` anni nella cultura, nella società, nell’economia e aggiungo che Israele potrebbe contribuire allo sviluppo del Medio Oriente nell'ambito di una collaborazione tra i popoli.
Come si è fatta la pace con l'Egitto e la Giordania si dovrà arrivare alla pace con i palestinesi, siriani e libanesi. Invito i lettori a venire a conoscere di persona la nostra realtà, con orecchie aperte a sentire tutte le opinioni.
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