Marco Pannella, storico leader
radicale, denuncia uno stato di diffuso
degrado nella gestione
della cosa pubblica, e sostiene l’urgenza
di una mobilitazione politica
e civile “contro ogni tipo di criminalità”Chi è Marco Pannella
Nei sette giorni di sciopero assoluto della fame e della sete lei ha dichiarato che in Italia c'è una vera e propria «emergenza democratica». Ritiene che nel nostro Paese la libertà dei cittadini sia in pericolo?
Siccome sono notoriamente eccessivo, le dico subito che siamo in presenza di un potenziale massacro delle funzioni, della forza, della professionalità e dello spirito della nostra Polizia di Stato, senza salvare da questa prospettiva negativa anche le altre Polizie, nessuna esclusa.
E’ un risultato oggettivo, fin qui non necessariamente preordinato e voluto, ma occorre urgentemente ormai, per doverosa prudenza, non escludere anche l’ipotesi di un disegno che si stia formando (o che si è già formato) nel regime partitocratico, anti-democratico, ormai privo dei connotati fondamentali di uno Stato di Diritto. Occorre, in altre parole, individuare irresponsabilità, inculture, riflessi di stampo paleo-fascista, prima che si traducano in danni irreparabili o quasi.
Qual è in Italia, secondo lei, il rapporto tra le Istituzioni e la società, tra lo Stato e i cittadini? Come funziona, o non funziona, la divisione dei compiti tra le Istituzioni delegate alla difesa della legalità, dell’ordine pubblico, della sicurezza?
Da tempo noi radicali, io stesso con particolare convinzione, avevamo denunciato l’innaturale e oggettiva invadenza, la pratica usurpazione di compiti e di professionalità in atto, realizzata con il dilagare delle funzioni di Polizia giudiziaria, con la conseguente mutilazione del ruolo e delle competenze cui sono sottoposte in primo luogo la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e sempre più anche la Guardia di Finanza.
E’ inutile sottolineare che – già in via teorica ma ormai come realtà storica – questa infausta realtà è stata ed è connaturale con il potere partitocratico, anti-meritocratico per sua caratteristica intrinseca e perciò utilmente interessato a corrompere le funzioni pubbliche e il potere dello Stato.
Ritiene che si riscontrino tendenze ad occupare gli spazi riservati alla magistratura e alle Forze di polizia, con iniziative tendenti a diffondere nuovi concetti di legalità?
Poiché la dipendenza della magistratura non è sempre totale e indiscriminata, stanno ora esplodendo “novità” intimamente proprie di ogni Stato autoritario e/o totalitario: l’Esercito mobilitato ed esibito nelle città, come necessario garante della sicurezza e dell’ordine pubblico; e l’onnipresenza non solamente mass-mediatica dei ministri della Difesa e dell’Interno, per promuovere le “ronde” para-militari e para-poliziesche, formatesi solo grazie e dopo una criminale campagna televisiva e di stampa, volta a creare nell’opinione pubblica una psicosi di paura e di pericolo, falsando i dati relativi alla diffusione e al rafforzamento delle “micro-criminalità”, quale principale conseguenza dell’immigrazione, inizialmente extra-comunitaria e, subito dopo, anche comunitaria.
L’allarme per una supposta mancanza di sicurezza tende ad attribuire questo rischio a varie cause: una di queste è l’indulto. Ritiene che questo giudizio abbia delle basi concrete?
Le menzogne reiterate contro le pretese conseguenze dell’indulto – ora scientificamente smentite dai fatti – sono state la più efficace e abusata arena per questa strategia politica. Parallelamente, quella che appare quanto meno sospetta, e comunque assolutamente irresponsabile, è la politica di inauditi e sistematici tagli degli investimenti destinati al funzionamento della Polizia di Stato e dei Carabinieri, oltre a quelli per la Giustizia; e la rinuncia – denunciata unanimemente dal mondo dell’avvocatura, degli editori e dei giornalisti, questi ultimi sia come Ordine che come associazioni sindacali – all’uso dei moderni strumenti scientifici di indagine, “giustificata” da eccessi ed abusi, sì da ottenere di gettare con l’acqua sporca anche il bambino.
Se poi prendiamo finalmente coscienza di quel che accade alla comunità penitenziaria, ai detenuti con forme di carcerazione che lo stesso ministro della Giustizia è giunto recentemente a definire “incostituzionale”, ma in forme non meno gravi anche a carico della Polizia Penitenziaria e di tutti gli operatori del settore (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, educatori, volontari eccetera); se prendiamo coscienza di tutto ciò, dicevo, la politica del governo e della maggioranza parlamentare non può non destare grave allarme ed esigere ormai serie e gravi lotte civili e politiche, che l’opposizione più o meno ufficiale mostra di non volere o di non sapere ingaggiare e finalizzare alla difesa dell’ordine democratico e civile del nostro Paese.
Quali conclusioni, e quali prospettive, si possono trarre da quanto ha detto? Come vede Marco Pannella l’immediato futuro del nostro Paese?
Anche a non condividere il quadro che ho tracciato, comunque troppi fatti, univoci eloquenti e testardi, parlano chiaro: con l’esile ma efficace nostra forza istituzionale parlamentare e armati – come è noto – di nonviolenza, noi radicali saremmo, siamo pronti a sostenere le lotte sindacali e politiche in difesa dello Stato e della legalità, del ruolo, dei diritti, della professionalità e della dignità del personale impegnato nell’alta funzione di difendere la sicurezza e l’ordine democratico, contro ogni tipo di criminalità.
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Nato a Teramo nel 1930, è laureato in Legge ed è giornalista professionista. A 24 anni promuove la fondazione del Partito Radicale, assieme ad un prestigioso gruppo di intellettuali e di politici democratici, liberali e socialisti.
Il Partito Radicale inizia le sue attività nel 1956: Pannella vi si impegna subito a fondo, tranne una parentesi di pochi anni, dal 1960 al 1963, in cui è a Parigi come redattore de “Il Giorno”.
E’ tra i fondatori della Lega per l’istituzione del divorzio, per l’Obiezione di coscienza, per l’abrogazione del Concordato voluto dal regime fascista fra Chiesa e Stato, del centro di iniziativa giuridica “Piero Calamandrei”, dell’Aied, Associazione per l’educazione demografica, ed è stato in prima linea per le riforme, ottenute, della legislazione sulla droga, della legge elettorale per il diritto di voto ai diciottenni, delle leggi manicomiali.
Impegnato nella difesa dei diritti umani e civili, è fra i primi ad organizzare i movimenti verdi ed ecologisti in Europa, si è molto impegnato per la moralizzazione della vita pubblica, contro il finanziamento pubblico dei partiti, ha organizzato almeno venti campagne di raccolta di richieste di referendum.
Per le sue battaglie non violente, è processato, fermato ed anche arrestato centinaia di volte, ma è sempre stato assolto, tranne in un caso di condanna pecuniaria per un reato di stampa.
E’ stato eletto più volte alla Camera dei Deputati, al Senato, e al Parlamento Europeo.
Ha effettuato numerosi digiuni, anche della sete, non solamente in Italia, ma un po’ dovunque in Europa, per ottenere leggi nuove per i diritti civili e umani, contro lo sterminio per fame nel mondo.
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