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Agosto-Settembre/2012 - Contributi
“Se Polizia e Carabinieri si fondono si ottiene maggiore efficienza”
di Antonio Barbiero - Segr. Gen. Uil - Polizia Messina

Da tempo, insistentemente, si continua a parlare di unificazione ovvero l’apertura di un processo di fusione fra Carabinieri e Polizia di Stato.
Tale operazione dovrebbe consentire di approdare alla istituzione di un corpo di polizia ex novo; ciò si riscontra anche là dove, sino a qualche anno addietro, sembrava improbabile solamente manifestare il pensiero che potesse essere avviato un progetto nel quale far convergere idee e tradizioni diverse.
L’ipotizzato cambiamento, sicuramente di carattere innovativo e riformista, non deve pertanto farci entrare in uno stato di ansia, a prescindere dalle abitudini di chi svolge un lavoro difficile quale è quello di tutore dell’ordine, nell’Arma dei Carabinieri o nella Polizia di Stato, in quanto l’auspicata fusione dovrebbe comportare, immancabilmente, notevoli miglioramenti sia sul piano qualitativo del servizio che le Forze dell’ordine rendono alla collettività, che dal tenore e del livello di vita che potrebbe essere garantito agli appartenenti alla polizia unificata.
Nella storia del nostro Paese, si deve riconoscere senza alcuna reticenza, che i due corpi di polizia, uno militare e l’altro civile, nel corso di oltre mezzo secolo di vita hanno comunque assicurato la tenuta dello Stato di Diritto senza traumi, tenuto conto che ognuno per quanto di propria competenza, se a volte in apparente stato conflittuale dovuto ad una certa competizione, ha svolto il proprio ruolo sul territorio riuscendo a garantire al popolo l’esercizio della propria libertà.
Continuare a mantenere in vita un “doppione” carabinieri - polizia, a cui compete analogo compito, “prevenzione e repressione dei reati” nella società contemporanea, a prescindere dalle esigenze comunitarie di costruire una polizia unica per l’intero continente, non avrebbe alcun senso.
Il modello di Sicurezza che si va delineando in Italia e in Europa dovrebbe poggiare sulla alta qualità delle relazioni sociali e impiego delle moderne tecnologie, basate su uno stretto rapporto fra cittadini e polizia.
L’Italia che vanta tradizioni e cultura giuridica “culla del diritto” contrariamente a buona parte dei 27 Stati dell’Unione Europea, la storia insegna, negli anni del dopoguerra, le cose venivano “pilotate” nel senso diametralmente opposto, quasi che il rapporto fra tutori dell’ordine e cittadini doveva essere “eccezionale” guai ad entrare in relazione “strette” con cittadini, in particolare con coloro che svolgevano attività o propaganda politica, nonostante la Politica, quale scienza dell’amministrare, costituisse lo strumento di governo dei consociati.
L’emancipazione, la crescita del livello culturale dei giovani, dei tutori dell’ordine, sembra abbiano bandito ogni forma arcaica o di conservazione.
I passi compiuti in avanti, a partire dalla smilitarizzazione e la sindacalizzazione della polizia di stato, costituiscono la base per superare ogni ostacolo che l’unificazione delle Forze di polizia – potrebbe incontrare.
La differenza fra Carabinieri e Polizia è qualcosa che, in parte, si riscontra sul piano culturale, di mentalità, riconducibile più che altro a questioni interne derivanti dal diverso status di militare o civile.
Non ha senso che l’Arma dei Carabinieri che possiede un invidiabile patrimonio professionale, plurisettoriale, forse più ampio rispetto alla Polizia di Stato, continui a mantenere lo status da militare e dipendere dal Ministero della Difesa, quando a ogni livello dal Comando Generale alla più piccola Stazione sparse sul territorio nazionale produce ottimo lavoro riuscendo spesso a raggiungere risultati eccezionali considerato che tutto ciò deriva dalle relazioni a livello sociale che tradotte in termini pratici significa informazione, conoscenza di fatti e persone, che sono più agevoli da realizzare fuori dalla organizzazione militare, atteso che non hanno nulla a che vedere sotto il profilo professionale, con l’appartenenza alla difesa preposta a difendere ieri l’Italia, oggi l’Europa dalla invasione straniera mentre la tenuta dell’Ordine Pubblico significa mantenere la pace fra i consociati nel medesimo Stato.
L’unificazione dei corpi “Polizia - Carabinieri” deve nascere all’insegna della maggiore efficienza, di una cultura adeguata alla società che cambia senza disperdere parte dei singoli patrimoni culturali e professionali degli uomini in divisa che, nel corso del tempo, Polizia e Carabinieri hanno accumulato, considerato che la situazione in itinere deve costituire la base di partenza.
Ai costi che lo Stato sostiene per mantenere un apparato efficiente delle Forze di polizia dovrebbe corrispondere un prodotto chiamato sicurezzache i cittadini hanno il diritto di pretendere considerato soprattutto che l’ordine, la garanzia che ognuno possa vivere tranquillo, è elemento comune che aiuta a crescere, a innalzare quella solidarietà che concorre alla tenuta dell’Ordine Pubblico e che di conseguenza potrebbe concorre ad abbassare le spese di giustizia.
Pur volendo ragionare in termini aritmetici, l’auspicata fusione Carabinieri – Polizia, sicuramente comporterà maggiore risparmio di denaro pubblico, solo volendo considerare i canoni di locazione che lo Stato paga nelle svariate località, sparse sul territorio nazionale con densità abitativa di 10.000 – 15.000 abitanti dove risiedono Commissariato di Ps e Compagnia Carabinieri; dove magari la Volante della Polizia e la Gazzella dei Carabinieri si trovano sulla stessa zona mentre le altre parti del territorio di competenza rimangono totalmente scoperte.
L’auspicio della realizzazione di corpo unico di polizia è esigenza per una maggiore efficienza ed economicità a favore e nell’interesse della Società Civile.

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