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Gennaio/2009 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Generazione di maschiacci
di Eleonora Fedeli


Il bestseller americano “The daring book for girls” insegna
alle ragazzine ad arrampicarsi sugli alberi, ad andare
sullo skate e a praticare arti marziali. Perché l’uguaglianza
tra i sessi si impara da piccoli.


Ogni ragazzina dovrebbe portare sempre con sé un coltellino svizzero. Di questo sono convinte le due autrici del libro The daring book for girls, fenomeno editoriale americano che fin dalle prime pagine cerca di smantellare gli stereotipi di genere spronando le bambine a praticare attività da sempre associate all’universo dei maschi. Nonostante alcuni pensino che questo possa comportare una “virilizzazione” delle bambine e favorire fenomeni come il bullismo, il libro ha incontrato un inaspettato favore di critica e di pubblico. In realtà, precisa la sociologa Nacira Guenif, uno dei primi cliché da abbattere sarebbe proprio il mito della natura docile e non violenta della donna: la violenza, infatti, prescinde dal genere e a determinarla non è un fattore biologico, ma una molteplicità di cause esterne. Anche perché, oggi, il modello delle ragazzine non è più Biancaneve, ma Lara Croft. La realtà è che, se si vuole realmente ottenere la parità dei sessi, è necessario un radicale cambiamento della mentalità che nessuna legge può imporre dall’altro. Persino nei Paesi in cui si è raggiunta un’apparente eguaglianza fra uomini e donne permane una forte disparità in fatto di carriera, di stipendio e di posizione sociale. E non perché siano gli uomini a mantenere questo status quo, ma perché le donne, senza neanche accorgersene, si autocensurano, impedendo a loro stesse di definirsi come soggetti uguali agli uomini. Anche la donna in apparenza più emancipata, quindi, è condizionata da un modello arcaico di femminilità che le è stato inculcato fin da piccola. Questo comporta l’accettazione, più o meno consapevole, di tutte le attività considerate naturalmente e culturalmente femminili. «La peggior forma di condizionamento avviene durante l’infanzia» sostiene la sociologa Marie Helene Bourcier «quando assegniamo ai rispettivi generi delle attività che influenzeranno i loro comportamenti futuri». La Bourcier dirige dei workshop durante i quali le donne si mettono letteralmente nei panni di un uomo. E non solo indossando i suoi vestiti, ma anche dei baffi e un posticcio in mezzo alle gambe. «Basta una sola sessione per sviluppare una nuova coscienza di sé» dice la Bourcier. Certo, sradicare l’idea che una bambina debba fare la ballerina e non praticare arti marziali non sarà facile. Soprattutto perché continuano ad essere pubblicate ricerche tendenziose che vogliono dimostrare che gusti e inclinazioni sono geneticamente correlati al sesso. Recentemente, due saggi (The female brain di Louann Brizendine e The sexual paradox di Susan Pinker) hanno tentato di portare avanti la tesi seconda la quale le donne avrebbero iscritta nel loro dna la vita domestica mentre gli uomini sarebbero geni della matematica e leader nati. Una giovane giornalista, Amanda Schaffer ha dimostrato, dati alla mano, che biologicamente le differenze di genere sono minime. E’ la cultura, quindi l’educazione a fare la differenza. E’ proprio questo il messaggio di The daring book for girls : esortare le bambine a non precludersi nessuna possibilità, perché, se invece di fare la casalinga aspirano a diventare presidente degli Stati Uniti, non sarà il loro dna a fermarle.

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