Ottimo pranzo… chi paga?
Noi, siamo riuscite ad avere degli ottimi prodotti a buon mercato, alcuni ci sono stati regalati, per il resto tutto tramite l’autofinanziamento, con vendite di beneficenza, autotassazione a volte piccole, collette o piccole lotterie.
Offrite il vostro lavoro ed i vostri soldi… chi ve lo fa fare?
Sembra folle… eppure è molto più quanto ricevo dalle persone che aiuto di quanto offro.
Oggi c’era da mangiare per tutti, dite mai di no a qualcuno?
Agli arroganti, ai violenti e ai ladri.
Perché si finisce a mangiare in una mensa di carità?
Perché non si ha nulla, o molto poco.
Povero insomma… come ci si diventa?
In un sacco di modi e neanche troppo difficilmente. Ci sono tanti pensionati con pensioni basse che non sono aiutati, per vari motivi, dai propri familiari e non riescono ad arrivare a fine mese. Lavoratori licenziati che non ritrovano più una collocazione e che magari cadono in depressione o si ammalano. Chi non ha più affetti è più esposto alla povertà.
Si diventa povero per colpa propria o per eventi esterni?
Direi che è a metà tra chi diventa povero perché gestisce male la sua vita e chi invece, per una serie incredibile di cause, si ritrova in questa situazione.
Si riemerge dalla povertà?
Per quello che vedo da anni credo che solo il 25-30% riesce a rialzarsi e a riprendere una vita normale.
Gli altri diventano dei poveri professionisti. Mestieranti.
Essere povero diventa un lavoro?
Esattamente, il mestierante vive sfruttando le associazioni di volontariato, magari una diversa ogni giorno della settimana, ha una storia triste, pronta da raccontare a chiunque e non c’è da stupirsi se a volte possiede casa e un conto in banca. La mia esperienza mi dice che circa il 30% del totale dei poveri è un mestierante e la metà di questi possiede almeno una casa.
Altre furberie?
Le solite, stranieri che si vendono i vestiti che gli forniamo, chi li manda in patria, chi chiede dei soldi anche se non ne ha bisogno. Con il tempo e l’esperienza si riesce a capire chi imbroglia ma le prime volte sembrano tutte situazioni disperate.
La caratteristica principale del povero?
Dice bugie. Qualche giorno fa si è presentata una ragazza francese, diceva di essere stata sposata ad un siciliano che la picchiava, era scappata da Palermo e voleva tornare in Francia dai genitori. Aveva bisogno dei soldi per il treno, allora abbiamo fatto una colletta veloce e li abbiamo racimolati. Ci ha chiesto dove avrebbe potuto trovare una biglietteria e per convincerci della sua buona fede ci ha lasciato “in pegno” il suo zaino. Ha preso 100 euro e si è allontanata. Lo zaino è ancora qui, conservato in una stanza, della ragazza non abbiamo più avuto notizie.
Esisteranno dei veri poveri…
Eccome, sono la stragrande maggioranza, alcuni di loro hanno storie di emarginazione e disperazione alle spalle da far rabbrividire.
In quale altro modo aiutate i poveri oltre ai pranzi “sociali”?
Con dei pacchi viveri che siano più completi possibile. Due volte al mese distribuiamo tonno, sardine, wurstel, pasta, pelati, succhi di frutta, cornetti, sapone, se ce la facciamo anche olio, zucchero e parmigiano. L’Associazione dei Volontari Vincenziani (le Dame di S. Vincenzo de Paoli n.d.r.) ha organizzato un casa famiglia per ragazze madri e un laboratorio odontoiatrico gratuito, solo l’anno scorso abbiamo curato 340 famiglie italiane e 360 straniere.
Ci sono tra i vostri assistiti quelli che non arrivano a fine mese?
Si. Le famiglie in difficoltà sono il nostro target principale. Parlo di famiglie monoreddito in cui il capofamiglia viene licenziato. Spesso al licenziamento si aggiunge la depressione o altra malattia e la famiglia cade in disgrazia. A questo tipo di situazioni cerchiamo di porre rimedio anche onorando piccoli debiti come le bollette, assicurando il vestiario e con i pacchi viveri ovviamente.
Esistono famiglie di lavoratori che devono comunque essere aiutate?
Certamente le famiglie con genitori lavoratori non adeguatamente remunerati e con molti figli e casa affitto.
Una famiglia tipo?
Lui operaio, magari saltuario, lei impiegata come collaboratrice domestica genitori di 3 o 4 figli con casa in affitto. O anziani soli con pensione minima, casa in affitto senza sostegno dei parenti.
Ce ne sono molte di famiglie di questo tipo?
Gli sforzi della nostra associazione sono al 40% per questi soggetti.
Quanto costa una famiglia aiutata all’associazione?
Circa 300 euro al mese.
Quante persone aiutate?
Circa 1.200, 1.500 quando abbiamo donazioni maggiori.
Ci sono più poveri da quando è iniziata la crisi economica?
Ho potuto notare un aumento di circa il 30% delle richieste di aiuto.
Come non si diventa povero?
Quando si possiede tanta forza di volontà, dignità, ottimismo e aggiungerei fede.
(Interviste a cura
di Leandro Abeille)
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“Italiani brava gente”
Leandro Fanlo è spagnolo di Madrid, ovviamente tifoso del Real è da 20 anni in Italia ma parla ancora lo spagnotaliano.
Lei da gli spazi della parrocchia per queste iniziative, come si comportano le Vincenziane?
Sono bravissime, hanno una capacita pratica e logistica incredibile, sono un grande appoggio per la parrocchia e per i più poveri.
Cosa si potrebbe fare di più?
La Parrocchia s’impegna tanto ed i parrocchiani sono molto generosi, ma sono sicuro che se ci fosse qualcosa di più stabile durante l’anno si potrebbe fare di più.
Questo è un quartiere ricco, non è che i parrocchiani sono generosi per “lavarsi un po’ l’anima”?
Non direi, chi fa beneficenza non vuole essere preso in giro, vuole essere sicuro che i soldi elargiti vadano realmente a chi ne ha bisogno. L’associazione dei Volontari Vincenziani è presente sul territorio con le opere e queste sono tangibili, i parrocchiani lo sanno, lo vedono e contribuiscono volentieri.
Pariolini “brava gente” insomma…
Direi che non è una caratteristica di un quartiere piuttosto che un altro, gli italiani in generale hanno un’incredibile capacità di volontariato è quasi nel loro Dna. Si fa più volontariato in Italia che in altri Paesi del mondo… direi “italiani brava gente”.
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Forse ha ragione il Premier Silvio Berlusconi quando afferma che ci vuole ottimismo, forse avevano ragione le nostre mamme quando ci rimproveravano e ci ricordavano che “c’è chi sta peggio di noi”. Di sicuro prima di definirci “poveri” pensiamoci bene.
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