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Gennaio/2009 - Articoli e Inchieste
Mostre
Un 2009 futurista, e anche Giotto, Raffaello, Maigritte, Hopper
di Barbara Notaro Dietrich

Il nuovo anno presenta
un ampio programma
espositivo, con approfonditi interventi sulle avanguardie
del secolo scorso, e interessanti
proposte di maestri
antichi e moderni


Pim pun tapabam! Il 2009 si apre all’insegna del Futurismo. Ricorre il centenario e il suolo italiano si trasformerà in una grande kermesse futurista. Moltissime le mostre in programma da quella romana delle Scuderie del Quirinale - tappa italiana della triade che si è aperta in ottobre al Pompidou di Parigi e si conclude in estate alla Tate di Londra - a quelle di Milano (in febbraio e in autunno), a quelle di Venezia e del Mart di Rovereto (infoline: 800397760) che si apre il 17 gennaio. Intitolata Futurismo100. Illuminazioni - Avanguardie a confronto.
Italia, Germania, Russia, la mostra esplora in particolare le relazioni intercorse tra i futuristi e gli esponenti delle parallele avanguardie russe e tedesche, da Chagall a Kandiskij, da Klee alla Goncharova. L’evento farà da cornice a un altro appuntamento importante per il museo: la riapertura al pubblico della Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero, chiusa da molti anni causa restauro. La mostra si inserisce in un progetto annuale a cura di Ester Coen che vedrà una staffetta di eventi nei mesi successivi a Venezia prima e a Milano in autunno: a Venezia, al Museo Correr (tel. 0412405211), in concomitanza con la 53ma edizione della Biennale di Venezia, la mostra Astrazioni (5 giugno - 4 ottobre 2009) è l’occasione per una rilettura critica del concetto stesso di astrazione e dei diversi significati che questo termine ha assunto nel progressivo distacco delle avanguardie dai movimenti artistici precedenti. Grazie a un confronto tra le opere del maestro del futurismo italiano Giacomo Balla, e quelle dei grandi artisti europei contemporanei, risalta il superamento delle astrazioni più “tecniche”, già sperimentate dal Cubismo.
A Milano in autunno si conclude la trilogia coeniana: dal 15 ottobre a Palazzo Reale (tel. 02875672), Simultaneità. Grazie alla collezione di opere futuriste conservate alle Civiche Raccolte d'Arte della città, l'esposizione rende omaggio al maestro Umberto Boccioni ed esplora il momento di maggiore concentrazione e forza espressiva del movimento attraverso le opere di Carlo Carrà e Luigi Russolo, in un serrato confronto con la scultura d’avanguardia europea. Boccioni farà da filo conduttore tra opere espressioniste, futuriste, cubiste, dada e costruttiviste provenienti, dalla Tate Gallery di Londra, la Galleria Tretyakov di Mosca, il Centre Pompidou di Parigi e le più grandi collezioni mondiali.

Anno futurista
Ma prima ancora sempre a Palazzo Reale, dal 6 febbraio, la mostra Futurismo 1909 -2009. Promossa dal Comune di Milano e da Skira Editore, curata da Giovanni Lista e Ada Masoero, occuperà, eccezionalmente, l'intero piano terreno della Reggia milanese. Circa quattrocento le opere che compongono la mostra, oltre 240 dipinti, disegni, sculture, e le restanti che spaziano dal paroliberismo ai progetti e disegni d'architettura, alle scenografie e costumi teatrali, dalle fotografie ai libri-oggetto, fino agli oggetti dell'orizzonte quotidiano: arredi, oggetti di arte decorativa, pubblicità, moda, tutti segnati dall'impronta innovatrice del Futurismo.
Unica tra le numerose manifestazioni espositive del Centenario, questa mostra intende documentare l'intero, vastissimo campo d'azione del Futurismo, ponendo l'accento sulla sua generosa e per certi versi utopistica volontà di ridisegnare l'intero ambito dell'esperienza umana in una chiave inedita.
Poiché inoltre il Futurismo non operò nei soli, più celebrati, anni Dieci, ma fu vitale per almeno un trentennio, la mostra ne rileggerà l'intera estensione, fino allo scadere degli anni Trenta, ampliando ulteriormente l’orizzonte temporale, da un lato con le eredità che raccolse, dall'altro con i lasciti che seppe affidare alle generazioni future: il percorso si avvia infatti nell'ultimo decennio dell'Ottocento, documentando la cultura visuale entro cui il Futurismo si formò, e si inoltra nella seconda metà del Novecento, con alcuni dei protagonisti di quella stagione (Fontana, Burri, Dorazio, Schifano, i poeti visivi) che al Futurismo guardarono o resero un esplicito omaggio.
A Roma, il 20 febbraio alle Scuderie del Quirinale (info: 0639967500) apre invece Futurismo. Avanguardiavanguardie. Curata, come si è detto, in collaborazione con il Centre Georges Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra, la mostra riafferma il ruolo primario del Futurismo nel complesso disegno del lessico artistico delle prime avanguardie . Pur mantenendo la traccia del progetto francese iniziale, teso a ricostruire la celeberrima mostra futurista del 1912 alla galleria Bernheim-Jeune di Parigi, Roma sposterà l’accento sulla straordinaria trama di corrispondenze e opposizioni, analogie e contrasti, affinità e dissonanze che, all’inizio del secolo scorso, marcarono quello che ancora oggi appare tra i più interessanti ed estesi dibattiti della modernità.
In un percorso particolare per la rarità dei prestiti accordati dai principali musei e collezioni internazionali, saranno esposti i più importanti capolavori futuristi insieme alle opere chiave dei grandi maestri del Novecento come Boccioni, Carrà, Severini, Balla, Picasso, Duchamp, Braque, Leger , i Delaunay, Larionov, Gontcharova, Kupka, Russolo Villon, Del Marle, Nevinson, Epstein, Gleizes, Popova, Soffici, Malevitch, Exter, Gontcharova, Klioune, Lewis, Bomberg, Picabia, Metzinger, Macdonald-Wright…

Magritte
Prosegue fino a fine marzo la mostra di Magritte, sotto la cura di Michel Draguet, direttore generale dei Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio, e Claudia Beltramo Ceppi, in collaborazione con Charly Herscovici, presidente della Fondation René Magritte.
La grande epopea della produzione magrittiana, con il suo gusto per lo shock, per il tradimento dei sensi, per la sfida al potere della ragione e della logica, con i suoi rebus apparentemente irrisolvibili, con i suoi attentati alla rappresentazione della realtà, viene raccontata da cento dipinti, oltre a tempere e sculture, provenienti dai Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio (la collezione pubblica più importante al mondo di opere di Magritte), oltre che da numerosi collezionisti privati.
Un "mistero" magrittiano che, come sottolinea Michel Draguet, "non è altro che la natura in quello che essa ha di non riconducibile alla cultura. La natura è onnipresente nel suo percorso artistico. Fornendo da un lato una miriade di temi che l'artista esplora e combina a piacere e costituendo d'altro canto la cornice di ogni cosa, il contenitore a partire dal quale si determina ogni forma di conoscenza".

Gli antichi
Sulla scia degli antichi, che sembrano aver premiato la stagione del 2008, sempre a Roma, altre due grandi mostre. In autunno Pittura romana. I colori dell’Impero, sempre a Scuderie del Quirinale da metà settembre che si preannuncia spettacolare non fosse altro per la scenografia del rodato Luca Ronconi. A marzo invece al complesso del Vittoriano una retrospettiva su Giotto.
E dal 5 aprile a Urbino, presso il Palazzo Ducale (info 199757515) la grande mostra dedicata a Raffaello. La mostra, allestita nel Salone del Trono e nelle sale dell’appartamento della Duchessa si pone l’obiettivo di ricondurre la prima formazione di Raffaello alla grande cultura espressa dalla corte urbinate e soprattutto all’influenza del padre, Giovanni Santi, e presenta i capolavori giovanili di Raffaello, 20 dipinti e 19 disegni originali, messi in rapporto alla pittura del padre e di altri pittori vicini alla fase giovanile della sua formazione ad Urbino, 32 dipinti e 10 disegni.
Una sezione della mostra è inoltre dedicata al rapporto dell’opera di Raffaello con la più importante produzione del ducato di Urbino, la maiolica, basata sulle immagini raffaellesche, di cui sono esposti esemplari antichi. Sarà visibile, per la prima volta, un pezzo mai esposto, derivato direttamente da un disegno originale e non da un’incisione di Raffaello, assieme a numerosi esempi fra i più preziosi di questa produzione.
Raffaello nacque nel 1483 e fu di certo, come ricordano le fonti, un fanciullo prodigio. Ciononostante la storiografia ha troppo spesso trascurato la conoscenza dei suoi anni giovanili, la cui ricostruzione ci appare oggi come fondamentale. A cominciare dalla mostra di Londra del 2004, la critica sta portando la sua attenzione proprio sugli anni giovanili, prendendo in esame l’assunto di questa rassegna, cioè la prevalenza, nella formazione di Raffaello, del rapporto con il padre, con la sua bottega e soprattutto con la grande cultura che ha come epicentro il Palazzo Ducale con le sue collezioni d’arte.Raffaello, che è citato nel 1511 a Roma come allievo del padre Giovanni Santi, non si distaccò mai dalla sua città natale che rimase, anche nel periodo maturo della sua carriera, il centro dei suoi interessi, anche economici. Baldassar Castiglione, legato strettamente ai Montefeltro, e Bramante, protettore di Raffaello a Roma, sono state figure di riferimento per tutta la sua vita.
La mostra esamina quindi le vicende della bottega di Giovanni Santi dopo la sua morte avvenuta nel 1494. Il giovane Raffaello nel 1500 eredita la bottega paterna fino a firmarsi “Magister”, con Evangelista da Piandimeleto, per la commissione della pala di S. Agostino a Città di Castello.
Hopper
Ancora a Milano arriva in autunno finalmente Edward Hopper. La mostra a cura di Carter Foster, organizzata in collaborazione con il Whitney Museum of Art, è la prima esposizione su Hopper in Italia. Nel suo svolgimento antologico, viene indagato a fondo il rapporto tra i disegni preparativi dell’artista e l’opera finita, accostando gli uni alle altre: un progetto scientifico del tutto innovativo, che illustra il percorso creativo dell’artista dall’ideazione alla finitura dell’opera.
Divisa in 6 sezioni, la mostra percorre tutta la vita di Hopper dagli anni da studente a Parigi all’inizio del ’900 con il dipinto clou di questo periodo Soir Bleu, fino al periodo “classico” degli anni ’30, ’40 e ’50 con le opere Cape Cod Sunset, Second Story Sunlight e A Woman in the Sun.



FOTO: Edward Hopper, Nighthawks, 1942, olio su tela, The Art Institute of Chicago

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