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Gennaio/2009 - Articoli e Inchieste
Mente e società
Il lettino è superato. Ora la psicoterapia si fa al supermercato
di Eleonora Fedeli

Tra scatole di pelati
e pacchi di biscotti si può trovare
anche uno psicologo. Il successo
della terapia breve a Roma e a Milano

Probabilmente i puristi dell'analisi strabuzzeranno gli occhi alla notizia che all'Ipercoop di piazzale Lodi, a Milano, insieme ad un etto di mortadella si può ordinare anche una seduta di psicoterapia. In realtà, questa è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più ampio, finalizzato a far uscire la psicologia dagli studi ed avvicinarla alla gente, soprattutto da un punto di vista economico.
La psicologia, infatti, fa il suo ingresso non solo tra gli scaffali di un supermercato, ma anche nei pub all'ora dell'happy-hour, nelle radio e in rete. Più che di una vera e propria terapia, ha spiegato Francesca Colomo, psicologa che riceve su appuntamento ogni venerdì mattina alla Coop di Milano, si tratta di un colloquio gratuito per ricevere consigli preliminari. Solo se necessario chi si rivolge a questo sportello viene poi indirizzato a delle strutture adeguate per continuare le sedute. Un grande successo ha riscosso, sempre a Milano, lo psico-happy-hour. Con Dieci euro alla Vecchia Latteria di via dell'Unione 6 si può gustare un aperitivo e trovarsi al centro di una vera e propria terapia di gruppo. Ogni martedì un tema diverso: il rapporto con se stessi, la gestione delle emozioni, la relazione con l'altro.
Lo spirito di questa iniziativa, organizzata dallo studio associato di psicologia clinica InDivenire, è quello di coniugare una circostanza legata allo svago e alla socialità a momenti culturali, in cui si ha la possibilità di approfondire la conoscenza di se stessi e della propria vita. Questo particolare happy-hour si svolge secondo una modalità interattiva, articolandosi nello scambio e nella condivisione di punti di vista ed esperienze comuni.
Un'esperienza simile è in corso a Roma al Blow Club di via di Porta Labicana 24, dove è ormai giunto alla quinta edizione lo Psicopub, un appuntamento settimanale con professori e psicoterapeuti organizzato dall'Aiep (Associazione italiana psicologia e psicoterapia onlus). Il presidente, Carlo Cerracchio, invita a non stupirsi e a non chiudersi di fronte alle location alternative della psicoterapia, perché Freud e i suoi discepoli in fondo non facevano altro che riunirsi nei caffè viennesi per parlare della psiche umana. Quelle curate dall'Aiep, infatti, più che terapie sono conferenze, che spesso fungono da spunto di riflessione per approfondire in un secondo momento le problematiche personali.
La formula sembrerebbe funzionare, considerando l'affluenza di questi incontri e la partecipazione estremamente eterogenea. Ma cosa spinge tutte queste persone a cercare una risposta tra gli scaffali di un supermercato o sul tavolo di un bar? Probabilmente un malessere generalizzato. A confermare questa ipotesi sarebbero anche alcuni dati, che dipingono gli italiani come un popolo di pessimisti e di insoddisfatti, pieni di ansie per il futuro, di sfiducia nei confronti di chi li governa e di paura per l'andamento dell'economia. Una situazione di disagio diffusa soprattutto nelle grandi città, dove contribuisce il senso di solitudine e di isolamento. E che spesso porta a cercare un aiuto nei luoghi meno tradizionali e spesso meno consoni, come la rete.
I siti di psicoterapia si moltiplicano a vista d'occhio, offrendo una consulenza via mail e colloqui privati in chat per poche decine di euro. Quanto siano affidabili questi servizi non è dato saperlo: occorrerebbe verificare sempre se l'esperto in questione è almeno registrato all'«albo degli psicologi» (per farlo basta andare sul sito www.psy.it). In realtà, una terapia ha bisogno di uno scambio vis-à-vis tra paziente e psicologo, poiché solitamente questi non si limita ad ascoltare, ma considera anche tutti gli elementi paralinguistici della comunicazione (le espressioni del viso, i gesti).

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