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Dicembre/2008 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Vegetariani part-time
di Eleonora Fedeli

Mangiano la carne o il pesce
non più di due volte a settimana.
Per i motivi più svariati: salutisti, economici
e ambientalisti.


Come riuscire ad essere vegetariani per anni e anni? Semplice, mangiando carne. Ne è convinta Luciana Baroni, medico, presidente della Società scientifica di Nutrizione vegetariana e autrice del saggio Vegpyramid, dedicato alla piramide alimentare vegetariana. «Quando ci si sposta verso una dieta a base di vegetali non è bene cominciare togliendo i cibi animali, ma aggiungendo quelli vegetali. Si scopre così una varietà di alimenti prima sconosciuti e si è portati a ridurre il consumo di cibi animali. Tanto da diventare vegetariani senza neanche accorgersene». E, continua, «se qualcuno si ferma a metà strada è meglio di niente. Ha già fatto tanto: per sé, per l’ambiente e per gli animali». E’ proprio questo il compromesso a cui sono giunti i flexitarians, vegetariani part-time, consapevoli degli indiscutibili benefici di una dieta a base vegetale, ma per i quali il regime alimentare vegetariano non è un dogma. Alla base di questa scelta non solo la sensibilità per i diritti degli animali, ma anche i dati forniti dalla ricerca scientifica: una dieta povera di grassi animali comporta una inferiore percentuale di peso corporeo, probabilità ridotte di contrarre cancro, malattie cardiovascolari e diabete e un’aspettativa di vita che supera di 3,6 anni quella dei carnivori. Certo, essere dei fondamentalisti vegetariani è molto difficile, quindi c’è chi, nonostante si nutra soprattutto di frutta e verdura, non rinuncia di tanto in tanto all’arrosto della nonna. A chi li accusa di essere ipocriti, i flexitarians rispondono che lo sarebbero se dicessero di preferire una triste insalata a una succulenta salsiccia. Ma si rendono conto che ogni tanto bisogna rinunciare al gusto in favore della salute. Per questo, cercano di consolarsi con quelli che l’industria alimentare americana ha chiamato “vegetarian friendly foods”, alimenti di origine vegetale che cercano di ricreare il sapore della carne: hamburger di soya, wurstel vegetali e bistecche di seitan cominciano a fare capolino anche nei menù di ristoranti e fast food. Suzanne Havala Hobbs, dietista dell’University of North Carolina a Chapel Hill, sostiene che lo sviluppo di questa forma di vegetarianismo in America possa aiutare la gente a comprendere il legame profondo tra alimentazione e salute. Ne è un interessante segnale l’attenzione crescente verso riviste, negozi, prodotti che sono all’insegna del vegetale e del biologico da parte di persone che non sono affatto vegetariane, ma che sono attratte dall’idea di rendere la propria dieta più salutare. Ma cosa ne pensano i vegetariani più intransigenti e integralisti? Molti di loro reputano la nuova tendenza dei flexitarians estremamente positiva. Bruce Friedrich, portavoce di Norfolk, un gruppo che lotta per il trattamento etico degli animali, tra i più rigorosi in fatto di vegetarianesimo, afferma che due persone che dimezzano il loro consumo di carne fanno un vegetariano in più. Ben venga, quindi, che ci siano persone che mangiano venti chili di carne l’anno invece di cento.





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