Spopola nei college americani,
viene studiata dai futuri businessman
e dai giovani laureati di tutto il mondo. Dimostrando che,
anche da “morta”, è ancora una lingua molto attuale.
Tempo fa, il noto linguista Michele Cortelazzo ha scritto in uno dei suoi articoli che «il latino può essere una forma di antidoto agli eccessi della modernità». In realtà, dell’utilità di questa lingua sembrano essersene accorti in molti, considerando il boom di iscrizioni ai licei classici e il significativo aumento degli studenti (circa il 30% in più) negli ultimi dieci anni. Addirittura, alcuni atenei italiani organizzano nel periodo estivo corsi per offrire a chiunque voglia un’occasione di studio e di approfondimento della lingua di Cesare e di Catullo. L’Università di Trieste e quella di Bologna hanno inaugurato un vero e proprio polo di ricerca internazionale, le Summer Schools of classics, corsi di lettere antiche tenuti in inglese rivolto a studenti e giovani laureati di tutto il mondo. In America sono più di 134.000 gli studenti che hanno scelto di studiare latino, affascinati dal suo rigore logico e dalla sua carica di fascino antico. Ma cosa c’è alla base della riscoperta di una lingua considerata a lungo inutile e desueta? In parte il recupero e la rivalutazione di ciò che siamo stati, anche nella prospettiva di capire meglio chi siamo oggi. Nella nostra società si cerca di vivere intensamente il presente, anche se è un presente che ci sfugge; del futuro c’è un’incerta speranza e allora, spesso, ci si rivolge al passato, dove affondano le nostre radici. Soprattutto in un momento storico come questo, in cui è necessario trovare dei modelli e delle lezioni che ci aiutino a interpretare meglio la contemporaneità. Negli Stati Uniti lo studio del latino è considerato fondamentale: fautori della logica protestante, in cui la realizzazione persone è frutto del lavoro del singolo individuo, gli americani sono sempre più consapevoli che una formazione classica conta quanto quella in ambito tecnico-scientifico. L’antica Roma è da sempre un modello idealizzato (il fascio littorio è un simbolo che ricorre ovunque nell’iconografia americana) e non è un caso se oggi i manuali di retorica dei futuri businessman citino i grandi eroi greci e romani. I politologi affrontano la crisi della democrazia ricorrendo alle pratiche in uso nell’antica Atene: corrispettivi moderni delle assemblee nell’agorà i referendum e i sondaggi deliberativi, attraverso i quali esperti e cittadini si riuniscono a discutere sui temi e sulle questioni più urgenti. Per noi italiani, poi, la conoscenza del latino aiuta non poco a migliorare le capacità espressive nella nostra e nelle altre lingue, aspetto di non poco conto in qualsiasi lavoro si faccia. Non a caso Erasmo da Rotterdam voleva che il latino diventasse una lingua “franca”, una sorta di sistema di comunicazione universale che favorisse la comunicazione tra i popoli. E poi, a incrementare il successo della cultura classica, la sua inestimabile ricchezza, la sua bellezza sempre attuale, il fascino senza tempo. La scoperta del nostro passato e della nostra identità, in un mondo che tende alla massificazione e all’omogeneità.
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