Cambiano i governi, cambiano i Ministri, ma non cambiano gli atteggiamenti verso i cittadini utenti.
Egregio ministro Scajola, avendo scritto nuovamente ai suoi uffici ma non avendo, come di consueto, ottenuto alcuna risposta, mi permetto di rimetterle, senza alcuna modifica, la missiva inviata al suo predecessore.
«Egregio ministro Bersani, l’ufficio Urp del suo Dicastero, in data 30/10/2007, a seguito di una mia richiesta, mi ha inviato la seguente risposta: “Per informazioni in merito ai provvedimenti contenuti nel decreto sulle liberalizzazioni, può scrivere al seguente indirizzo: infoconsumatori@sviluppoeconomico.gov.it. Cordiali saluti. Danilo Marcotulli, Ufficio relazioni con il pubblico, Ministero dello Sviluppo Economico”.
In data 6/11/2007, ore 9.32, ho interessato l’ufficio indicatomi, considerato che l’ufficio al quale sono stato indirizzato dal suo Urp se ne è ben guardato dal rispondere al quesito che ho posto loro, gioco forza fa sì che debba ricorrere all’autore della legge.
Tra i provvedimenti contenuti nel decreto sulle liberalizzazioni ve ne è uno che riguarda la scadenza delle carte telefoniche prepagate che nello specifico cita “il credito telefonico delle carte prepagate non può più avere una scadenza (oggi è generalmente pari a 12 mesi). Ogni clausola difforme è nulla”.
Ogni volta che componi un numero di cellulare puoi sapere prima il nome della compagnia telefonica che stai chiamando. L’utente non rischierà più di chiamare un numero di cellulare pensando, erroneamente, di usufruire di una telefonata economicamente più vantaggiosa perché appartenente alla sua stessa compagnia. L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, infatti, determina le modalità per consentire all’utente, a sua richiesta, al momento della chiamata da numero fisso o cellulare e senza alcun addebito, di conoscere l’indicazione dell’operatore che gestisce il numero chiamato.
Le leggi in Italia di solito vengono programmate per essere poi disattese, specialmente quando di mezzo vi sono le potenti lobbies economiche. A distanza di mesi dalla pubblicazione in Gazzetta del provvedimento sulle liberalizzazioni, ho contattato il mio gestore telefonico (Tim) per chiedere come mai le schede prepagate indicassero ancora la scadenza annuale, e la Tim rispondeva in questo modo: “Please include the following line in all replies. Tracking number: GT20071107_0000001251 - Gentile cliente, in riferimento alla sua mail le forniamo le opportune informazioni riguardo la sua richiesta.
Le confermiamo che per poter mantenere sempre attivo il servizio prepagato delle TimCard, occorre effettuare un’operazione di ricarica almeno una volta ogni tredici mesi, poiché, trascorso tale termine, la TimCard viene disattivata, come descritto nella nostra Carta dei Servizi. La validità della TimCard può essere prorogata anche attraverso la ricezione di bonus di traffico (per i profili tariffari che lo prevedono) o l’attivazione di carte servizi. I clienti che usufruiscono dell’offerta prepagata hanno la possibilità, in ogni istante della giornata, di essere informati sul credito residuo, sulla scadenza della carta e sulla tariffa adottata, chiamando gratuitamente il risponditore automatico 4916. L’eventuale credito residuo acquistato, ma non utilizzato, nel rispetto del decreto legge n. 7 del 31 gennaio 2007 (cosiddetto decreto Bersani) potrà essere recuperato mediante accredito su altra utenza Tim, oppure tramite assegno di traenza o bonifico bancario, mediante un’apposita richiesta scritta da parte del titolare. Siamo a sua disposizione per ogni chiarimento: potrà contattarci al 119 Servizio assistenza clienti o, inviarci una e-mail dal sito www.119.tim.it. Telecom Italia S.p.a. Customer Operations Mobile”.
Nel decreto entrato in vigore si parla che “ogni clausola difforme è nulla”.
Mi domando, e le domando, un singolo utente, quale io sono, di fronte al colosso Tim come può far rispettare ciò che la legge italiana imporrebbe di fare a Tim nei confronti della clientela senza sollecitazione alcuna?
Il coraggio della politica lo si vede anche nel far rispettare le proprie leggi. Fare uno o più decreti sulle liberalizzazioni, minacciare procedure di infrazione, ma poi lasciar condurre i giochi a chi ha in mano i cartelli delle telecomunicazioni, della grande industria, del petrolio, della grande distribuzione, dei farmaci, delle banche e così via, non è una vera e propria deregulation, ma si tratta di far pagare sempre ai più deboli.
Signor Ministro, considerato che i suoi uffici non hanno saputo, o voluto, fornire una risposta in merito ad un piccolo e stupido quesito che le ho appena sottoposto, mi auguro che lei, come autore e fautore di questo provvedimento, fornisca un parere sul perché Tim continui a disattendere una legge dello Stato.
Con cordialità.»
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