Gentile professor Brunetta, pur non condividendo nessuna delle iniziative da Ella intraprese sul versante della riforma della Pubblica amministrazione, ne capisco il senso dal momento in cui il governo del quale Ella fa parte non ha mostrato (né poteva essere diversamente) alcun interesse ad intraprendere politiche altrettanto rigorose nei confronti, ad esempio, degli evasori fiscali che, giova ricordare, certamente non si annidano tra i lavoratori dipendenti.
Ancora una volta il conto da pagare viene presentato a chi non ha mai partecipato ad alcun banchetto.
Trovo francamente inaccettabili le notevoli decurtazioni degli stipendi che saranno applicate a chi, non certo per sua volontà, è costretto ad assentarsi dal lavoro perché malato. Credo che sarebbe stato più utile e meno mortificante predisporre strumenti di accertamento sanitario più severi e puntuali in grado di “stanare i furbi”. Ed invece rinverdendo vecchie e terribili risoluzioni brigatiste si è preferito “sparare nel mucchio”.
Credo anche che Ella sia un uomo molto triste, ossessionato, come è, dall’idea che presidiare da solo il fortino assediato da famelici impiegati pronti a ricorrere a qualsiasi astuzia pur di gabbarla. E così, capovolgendo la manzoniana metafora, crede di essere l’unico otre di ferro circondato da otri di terracotta.
Comunque sia, quel che è fatto è fatto.
Mi permetto soltanto di rivolgerle una semplice domanda: augurando sinceramente ad Ella e a tutti i suoi colleghi (che siano essi esponenti di governo o parlamentari) di godere sempre di ottima salute, le chieso se è allo studio un qualche provvedimento legislativo che ne decurti i numerosi e generosi appannaggi nella malaugurata ipotesi che una qualche malattia impedisse loro di svolgere l’alta funzione cui sono stati chiamati.
Con ogni cordialità
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