Tra giallo e noir, l’ultima inchiesta
del commissario Soneri, che perdendosi nella Bassa
risolve due storie diverse, eppure legate da un filo
Con La casa del comandante (Frassinelli, 2008, pag. 278, E 17,50) Valerio Varesi si conferma essere uno dei migliori autori del panorama letterario italiano. I suoi romanzi sono amati dai lettori per la scrittura di alta qualità e la capacità di raccontare la società, attraverso similitudini e metafore, raccolte dal mondo contadino della bassa Padania.
E' quindi un mondo agreste e soprattutto semplice, quello in cui Varesi ambienta l'ultimo suo romanzo, che ha come protagonista il burbero e contestatore commissario Soneri.
Il poliziotto non si rassegna a vivere in un mondo distorto, dove la lotta per la sopravvivenza che accompagna da sempre la vita dell'uomo, si è trasformata in lotta per il profitto. Le persone che Soneri incontra per lavoro si dividono tra coloro che rispettano un'etica sociale e coloro che, avendola perseguita a lungo, decidono di cancellarla.
In La casa del comandante Varesi insegue omicidi e rapine, che hanno la loro radice in un passato politico, che continua a dividere, impedendo ai protagonisti di staccarsene. Soneri conduce l'indagine ascoltando le sue sensazioni, ma anche gli anziani, come il vecchio Carega, professore in pensione, che chiamano il filosofo.
Sono interessanti le chiacchierate del commissario con gli anziani abitanti le rive del fiume, nella Bassa dai suoni attutiti e dall'odore intenso della nebbia, che fanno percepire l'ambiente ovattato, protettivo.
I personaggi del romanzo sono fortemente caratterizzati, così da renderli reali. Essi vivono in maniera intensa, un'intensità che si trasmette al lettore, creando scene vivide e reali, così come la trama.
Il protagonista principale, in questo come negli altri romanzi di Varesi, è il Po. Il fiume che è la radice della tradizione di coloro che vivono lungo le sue rive. Una radice che Soneri sostiene si stia allontanando sempre di più, formando un immaginario solco che si fa via via più ampio.
Un altro personaggio, da cui non si può prescindere, è Angela, la fidanzata avvocato di Soneri, la donna con cui condivide le sue riflessioni, per la capacità della donna di ascoltare e per il suo lavoro che la rende sensibile alle sfumature del mondo lavorativo del suo uomo.
Angela è gioiosa e vulcanica, doti che la rendono compatibile con l'introverso Soneri, i due caratteri si compensano perfettamente, nonostante alcuni lettori amino talmente Soneri, da rendere loro antipatica Angela.
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“I miei romanzi sono gialli letterari”
A quale dei personaggi ricorrenti nei tuoi romanzi non rinunceresti mai?
L’unico personaggio realmente irrinunciabile è, in realtà, proprio Soneri. Gli altri potrebbero anche eclissarsi, compresa Angela, che in "Oro, incenso e polvere" ha rischiato davvero la rottura col commissario.
I rapporti umani sono molto fragili e possono interrompersi improvvisamente o per consunzione.
Tanto più in una questura dove il ricambio è veloce e i compagni di viaggio sempre nuovi.
Per questo, se dovessi stilare una classifica dei personaggi più a rischio, direi Juvara e Nanetti.
Come si è modificato il rapporto di Soneri con Angela negli ultimi romanzi?
E’ più consapevole, più maturo. Il fatto che abbiano sfiorato la rottura e il loro rapporto si sia rivelato improvvisamente fragile, paradossalmente, li ha riavvicinati.
Lei è un po’ meno aggressiva e più ironica, lui ha meno amnesie sentimentali spesso dettate dal suo lavoro e dalla sua natura di gatto randagio refrattario alle regole prestabilite.
Come definiresti il carattere di Soneri?
Soneri è un introverso con tendenza all’isolamento meditativo. Questo contrasta con la necessità di stare dentro un’indagine che presuppone anche dinamicità e azione.
Non solo. Il suo status di commissario gli impone un numero di regole ragguardevole non solo perché si deve muovere all’interno della legge, ma anche perché ha il fiato sul collo di un questore e, spesso, di un magistrato con il quale non necessariamente va d’accordo. Tutto ciò comporta una collisione tra la sua indole e il ruolo, dalla quale certe volte non esce indenne.
In questo senso Soneri, pur essendo un poliziotto, assomiglia nel carattere al Marlowe di Chandler. Come lui è solo contro tutti. Contro l’ostilità del mondo e, qualche volta, anche contro il proprio ruolo.
Come definiresti i tuoi romanzi?
Sono un ibrido e pertanto non classificabili rigidamente. Un po’ come Soneri e come il sottoscritto che non ama essere incasellato dentro una categoria.
Non sono gialli in senso stretto perché la trama e l’indagine non rappresentano certo l’unico elemento strutturale. Non sono solo dei noir perché c’è un personaggio fisso, seriale, che indossa una divisa, anche se gli elementi del noir li sento molto vicini. Infine, l’impianto narrativo, con il paesaggio, gli elementi atmosferici molto presenti, le rappresentazioni d’ambiente e i dialoghi centrati sui tormenti umani scatenati dal delitto, imparentano i miei libri col romanzo tout court.
L’ex presidente della Frassinelli Carla Tanzi, in una intervista, definì i miei libri con un’espressione molto felice: li chiamò "gialli letterari". Be’, io rimango fedele a quella descrizione.
(Intervista a cura di Simona Mammano)
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