L’agente della Polizia municipale di Milano
Fabrizio Caiazza parla delle reazioni,
per lo più positive, riscontrate dopo
la sua esposizione mediatica. E nel suo
incontro con i colleghi americani
Si chiama Fabrizio Caiazza. Ultimamente è stato sotto i riflettori dei media per essersi dichiarato apertamente gay. Da Milano, città dove vive e lavora come vigile urbano dal 1997, Fabrizio è arrivato nelle pagine di varie testate e in vari salotti televisivi, in Italia e all’estero. Una visibilità che gli è costata l’accusa di protagonismo da parte di molti. Eppure il suo coming out, seguito a ruota da quello della poliziotta lesbica Luana Zanaga, è sicuramente emblematico di una situazione, quella degli agenti gay, che continua ad essere in gran parte sommersa ed invisibile. Se all’estero esistono molte associazioni di poliziotti gay e lesbiche ufficialmente riconosciute, in Italia la situazione è ben diversa. Senza contare il persistere degli stereotipi legati all’immagine dell’omosessuale, visto come debole e mingherlino.
Un immagine che non corrisponde per niente a Fabrizio. Un bel giovanotto alto e muscoloso con la passione per i calendari e i cappelli delle Polizie varie di tutto il mondo. Dal 2001 in forza presso il nucleo motociclisti del reparto radiomobile, Caiazza, nato in Svizzera da genitori napoletani emigrati, ha accettato di parlare della sua esperienza con Polizia e Democrazia.
Sei il primo poliziotto apertamemte gay in Italia anche se fai parte del Corpo della Polizia municipale. Credi che se avessi fatto parte della Polizia di Stato le cose sarebbero andate diversamente? Quali sono stati i commenti da parte dei tuoi colleghi gay che lavorano nella Polizia di Stato?
Non so se sarebbero andate diversamente, non conosco bene l’ambiente della Polizia di Stato.
Ho diversi amici gay nella Stradale e in questura qui a Milano che, oltre ad esprimermi ammirazione per il mio coraggio mi hanno dimostrato tanta solidarietà e mi hanno detto di tenere duro e di non lasciarmi abbattere da circostanze negative.
Su di te è stato scritto di tutto. Ci sono cose che ti hanno infastidito particolarmente o magari divertito?
Beh, sicuramente il 3 settembre quando è uscito l’articolo sul Corriere della Sera, sono state scritte cose assolutamente inesatte: a quanto pare sarebbe stata intervistata una mia collega che avrebbe descritto una situazione di malcontento e ostilità nei miei confronti soprattutto nel comando dove io presto servizio, oltre al fatto che avrei rischiato il dimezzamento dello stipendio e una sospensione di almeno sei mesi.
Entrambe le notizie sono assolutamente false, tant’è che la mia decisione di rilasciare tutte queste interviste nasce soprattutto per difendere quei tantissimi, e ripeto, tantissimi colleghi che mi hanno dimostrato in ogni modo attestati di stima!
Ancora oggi mi chiedo il motivo di quell’articolo e se magari dietro vi siano interessi di qualcuno che voleva che la notizia uscisse con tali modalità.
Attendo ancora di parlare con l’autore del pezzo per ottenere delle spiegazioni perché un conto è il diritto/dovere di cronaca, un altro è creare delle false notizie speculando sulla pelle delle persone!
In genere si dice che le difficoltà maggiori le incontrano gli omosessuali che sono effeminati. Eppure potrebbe anche essere che un uomo gay che non corrisponde allo stereotipo si veda costretto a vivere particolarmente sotto osservazione perché, ad esempio, può risultare strano che uno non abbia moglie o fidanzate varie. Partendo dal tuo vissuto quale è la tua opinione in merito?
No so se le difficoltà maggiori le incontrino gli effeminati, perché in quanto più “visibili” hanno solitamente meno problemi a nascondersi e anche se lo fanno risulta chiaro a molti la loro natura, ammesso che questo debba essere considerato oggetto di discussione.
Temo invece che le difficoltà maggiori le incontrino proprio tutte quelle persone, che sono tantissime, i cui atteggiamenti non danno nell’occhio e che si trovano in difficoltà a doversi rapportare con colleghi o amici che spesso, lasciandosi andare a frasi cattive nei confronti degli omosessuali, rendono più difficile l’ammissione del proprio orientamento sessuale per il timore di essere allontanati e ghettizzati.
Vorrei a questo punto far notare ai lettori che tantissime persone “insospettabili” hanno tendenze omosessuali, ma per colpa di questa nostra società così chiusa, catto-clericale, e omofobica, sono obbligate a volte a vivere nella menzogna; ad esempio creandosi doppie vite, senza capire che il danno è doppio: dell’omosessuale che vive questa sua situazione con estremo disagio e del partner del sesso opposto che ha rapporti falsati pensando di avere a fianco una persona di cui sa tutto e che invece conduce una vita parallela.
Come sono ora i rapporti con i tuoi colleghi di lavoro? Porteresti mai il tuo compagno ad una cena sociale come gli altri portano moglie o fidanzata?
Il mio rapporto continua ad essere ottimo con moltissimi colleghi come in passato, magari con qualche attenzione in più dovuta a questa mia esposizione mediatica.
In verità temo di essere più io a farmi problemi che non tanti miei colleghi. Sicuramente qualcuno avrà storto il naso venendo a conoscenza della mia sfera personale che proprio perché tale, non dovrebbe influire sui rapporti professionali. Spero che continuino a giudicarmi per la mia professionalità
Con qualche imbarazzo porterei il mio compagno alla cena sociale.
Sarebbe la cosa più naturale che si possa fare: chiediamo sempre più spesso “normalità” e anche un gesto simile, seppur forte sarebbe quel segnale di normalità appunto che tutti dovrebbero vedere.
E’ successo proprio domenica scorsa: sono stato invitato da Cecchi Paone ad una festa; ad un certo punto conosco un ragazzo molto carino con cui passo la serata, finchè non mi accorgo della presenza di un collega all’interno del locale!
La mia prima reazione è stata quella di allontanarmi da quel ragazzo, ma poi ho continuato a stargli vicino.
Non è facile per nessuno, ma credo che dovremmo essere prima noi gay a sentirci “normali” e compiere tutti quei gesti “normali” che altrimenti ci fanno apparire “diversi” agli occhi di chi, questa realtà non la conosce e far capire che non c’è nulla di male ad abbracciare un ragazzo così come gli etero fanno con le ragazze!
E’ appena nato il gruppo Polis Aperta. Cosa ti aspetti dall’associazione?
Beh, non è appena nata visto che è stata costituita nel 2005, anche se in verità anch’io ne sono venuto a conoscenza solo ultimamente.
Difficile dire cosa mi aspetto, vi dico che dopo tante insistenze sono riuscito in questi giorni ad avere un contatto con Nicola Cicchitti (presidente dell’associazione) e ne sono stato contentissimo.
Mi piacerebbe interagire con loro e mettere in campo alcuni progetti che sto sviluppando con dei miei colleghi di Milano in merito ad una rivoluzione culturale. La mia idea è quella di costituire un nucleo di agenti all’interno dei vari uffici di Polizia di qualsivoglia genere, e non un associazione esterna quindi, preparati per meglio affrontare le tematiche legate alla sicurezza vissute specificatamente da uomini e donne gay.
Esistono tanti reati commessi a danno di soggetti omosessuali che non vengono mai denunciati e quindi nemmeno perseguiti, questo perché ovviamente la vittima si trova in grande difficoltà ad andare in un ufficio di Polizia e spiegare l’accaduto forse per paura di essere deriso o non compreso appieno e questo rappresenta sicuramente una seconda violenza.
In questo periodo sono riuscito a parlare ai vari media, una volta esaurita l’attenzione morbosa alla mia vita intima, di questo mio progetto.
Sarebbe un momento di grande apertura della Polizia in generale nei confronti del cittadino soprattutto in questo periodo di gratuite accuse mediatiche che vedono sempre più le Forze dell’ordine dipinte come violente.
Non è così, la stragrande maggioranze degli operatori di Polizia sono persone con grande senso del dovere e non è giusto accusare tutti indiscriminatamente magari per uno sbaglio commesso da pochissimi soggetti.
Si isoli chi ha sbagliato e si condanni il singolo!
Ritengo anche a tale proposito sia necessario un corso di aggiornamento volto alla sensibilizzazione dei vari operatori nei confronti della conoscenza delle varie tematiche legate al mondo gay come mi ha suggerito una mia collega proprio nell’ultimo incontro che ho organizzato a Milano.
Questa mia idea nasce dopo essere stato lo scorso maggio invitato a Washington DC ad un convegno organizzato da agenti di Polizia gay e lesbiche.
E’ stata un esperienza unica anche perché erano presenti professori universitari, criminologi, psicologi, comandanti di unità operative, etc.
Mi hanno spiegato come funzionano questi nuclei di agenti già presenti in grandi città come Los angeles, New York, San Francisco, ma anche in europa a Londra, Amsterdam, Parigi, Madrid, Barcellona, spiegandomi che è possibile interagire meglio con i cittadini e soprattutto con gli altri colleghi.
Questi nuclei sono usati per avvicinare soggetti che per paura nascondono alcuni particolari utili al prosieguo delle indagini.
La vittima o il testimone se sa di avere di fronte un operatore che abbia un atteggiamento empatico si sente più a suo agio e collabora attivamente.
Dall’altra parte gli agenti gay sanno quali sono le dinamiche del mondo omosessuale.
Sarebbe un momento di grandissima maturità per tutti quei comandi di Polizia che si doterebbero di questi nuclei perché considerati come un valore aggiunto a disposizione della collettività e non un disonore così come ad esempio dichiarato recentemente dal comandante della Polizia Stradale di Bologna quando ha saputo del congresso di Polis Aperta.
Proprio in Spagna è nata l’ associazione Gaylespol che si sta prodigando in progetti simili e spero molto presto di prendere contatti con loro.
Si dice molto sulle amicizie tra uomini gay e donne eterosessuali. Cosa puoi dire invece sulle amicizie tra uomini gay e uomini etero anche in riferimento alla tua esperienza lavorativa?
Effettivamente è più difficile per un uomo eterosessuale essere amico di un uomo gay forse per timori atavici o per paura che altri possano avere dubbi sulla sua sessualità. Per quel che mi riguarda ho mantenuto ottimi rapporti con diversi colleghi maschi che non si sono minimamente sentiti in difficoltà ad avermi a fianco, visto che continuano a frequentarmi.
Anche se c’è da dire che c’è stato qualcuno che si è allontanto da me o mostra un atteggiamento più distante rispetto a prima.
Mi spiace per questo. Spero che col tempo anche chi adesso mostra reticenza nei miei confronti cambi.
Riterresti giusto che i vari comitati pari opportunità si occupino anche delle questioni legate all’orientamento sessuale oppure credi vadano trattate in altra sede?
Va benissimo. Basta che si faccia una campagna educativa tesa al rispetto delle persone omosessuali. Qualunque sia la sede.
In questi giorni molte persone che mi fermano hanno difficoltà a pronunciare la parola gay. Ma non è una parolaccia!
Mi sento dire frasi del tipo: “Sa io ho molti amici come lei” oppure “Io rispetto molto quelli che si trovano nelle sue condizioni”
Si evince quindi che tali reticenze di tipo linguistico indicano ancora una barriera da abbattere. E questo può avvenire solo con azioni educative. Dovrebbero essere anche i gay e le lesbiche in prima persona, pur fra mille difficoltà, ad essere visibili come ho fatto io e a mostrare che siamo persone come tutte le altre degne dello stesso identico rispetto di chiunque altro.
Tu ed il ragazzo veneto, l’organista gay rifiutato dalla parrocchia, avete avuto un grande spazio mediatico e siete stati accusati di approfittarne per fini personali. C’è però da osservare che, con l’eccezione di Cecchi Paone e pochi altri, siete quasi gli unici gay visibili che non corrispondono allo stereotipo.
Mi rendo conto di offrire il fianco a queste accuse, però peccando di presunzione ho pensato che fosse importante a questo punto mostrarmi in video ed offrire un’immagine diversa agli stereotipi gay quotidianamente propinati dalla tv.
E’ giusto che la gente sappia e veda che i gay non sono solo coppie stile “vizietto”!
Mi sono reso conto di aver spiazzato molti eterosessuali convinti che i gay siano solo soggetti effeminati che indossando borsetta e boa di struzzo vadano in giro a fare solo stupidaggini.
Non è così ed è giunto il momento di farlo vedere.
C’è anche da dire che moltissimi di noi hanno paura di mostrarsi così pubblicamente e spero, senza mai pensare di essere preso come esempio o icona, che qualcuno dopo avermi visto, possa prendere il coraggio e fare il proprio coming-out in famiglia, al lavoro, tra gli amici. E credetemi che ricevo centinaia di mail e messaggi di ragazzi che mi ringraziano per questo gesto, perché è stato a volte uno spunto per parlarne in famiglia dopo avermi visto in tv o letto sui giornali.
Ad esempio al mio secondo invito nel salotto televisivo di Barbara d’Urso la redazione ha voluto ostinatamente l’intervento, anche solo telefonico, di mia madre.
Io non volevo assolutamente coinvolgere mia madre in questa vicenda ma alla fine la sua energia e grinta che ha trasmesso in onda ha spinto alcune madri a scrivermi: ho ricevuto la mail di una mamma che mi ringraziava, o meglio ringraziava mia madre dicendo che sentendola così felice e brillante in tv ha pensato che tutto il dolore che provava per aver scoperto l’omosessualità del figlio non aveva ragione di esistere.
Che rapporto hai col sindacato?
Il primo in assoluto a tendermi la mano, quando è scoppiato il casino è stato il mio “socio di pattuglia” Alfredo Ma succi. Con lui controllo quotidianamente le strade di Milano a bordo della nostra moto di servizio.
È anche rappresentante Cisl delegato Rsu del Comune di Milano.
Mi ha messo subito a disposizione la sua professionalità e la sua struttura sindacale per aiutarmi in questa vicenda.
Non posso che spendere parole di elogio nei confronti di questo ragazzo eterosessuale. Ecco, direi un esempio di un rapporto di stima e amicizia tra uomo gay e uno etero. Ha dimostrato tanta sensibilità e disponibilità e si è offerto di aiutarmi ancor prima di conoscere com’erano andati i fatti realmente quando circolavano solo cattive illazioni nei miei confronti.
Cosa auspichi per il futuro sia a livello personale che per la situazione dei gay in Italia?
A livello professionale ho il progetto di cui ho parlato prima. Cosa auspico a me stesso?
Una vita serena, con al fianco un compagno che mi voglia bene e fare le cose normali che fanno tutti.
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