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Dicembre/2008 - Articoli e Inchieste
Società
“Venghino, Signori venghino, al più grande spettacolo del mondo…”
di Leandro Abeille

I circensi sono una “specie rara”, gli ultimi
di un’era che finirà, girano il mondo, vivono
nelle carovane, frequentano scuole
diverse ogni quindici giorni, e parlano
tutti allo stesso modo. Lo spettacolo
è messo in scena da uomini, donne
e animali: e su questi ultimi nascono
spesso polemiche


Il circo ci riporta ad echi di fantasie lontane, di quei tempi in qui ammiravamo con semplicità il mondo che ci circondava, momenti di un’infanzia in cui tutto era concesso e tutto era fantastico. Crescendo siamo diventati altre persone, non rimaniamo più a bocca aperta di fronte allo spettacolo del mondo, siamo troppo assuefatti dal frastuono psichedelico e dal sensazionalismo mediatico che, con cinica riottosità, non ci stupiamo più di nulla. Ed invece, in un angolo ben nascosto del nostro io più segreto, qualcosa di quel bambino è rimasta, per risvegliarla basta poco, una serata davanti allo zucchero filato e al più grande spettacolo del mondo.
Il circo, formato da un caleidoscopio di immagini, confuse nelle nostre menti di bambini ormai cresciuti, si mescola con le immagini del cinema o della televisione, ma mentre queste ultime sono ingiallite o sfuocate, sempre diverse e disordinate, le immagini circensi sono nitide, fatte di chiaroscuri e fasci illuminanti, sogni di clown, di giocolieri di acrobati ed animali feroci.
Da oltre 100 anni lo spettacolo del circo riempie la nostra infanzia, con le stesse scene, le stesse parole altisonanti, quasi monotono, eppure onnipresente e pronto a far parlare di se. Un po’ come la regina del circo, Moira Orfei, la conoscevano i nostri nonni e la conoscono i nostri figli, da sempre è la stessa e da sempre, per un motivo o per l’altro, ci incanta.
Il circo, l’unico spettacolo che,
almeno per due ore, permette
ai bambini di staccarsi
dalle consolle per videogiochi
Il mondo ha subito degli shock, è crollato il muro, il comunismo non esiste più, la Cina è diventata capitalista, la Grecia ha vinto un campionato europeo di calcio, Israele ha quasi perso una guerra; tutto cambia, tranne forse la politica italiana, la regina d’Inghilterra e il circo. Da cento anni gli stessi numeri, qualche modifica in più o in meno, la stessa gente, la stessa voglia di divertire. Da un secolo i carrozzoni spostano teli, pali ed artisti per portare lo spettacolo, vicino alla gente, meno invasivi della televisione ma con più energie e sempre pronti a fare festa.
Visti con diffidenza dalla gente, scambiati per zingari anche quando hanno nomi italianissimi, i circensi vivono in comunità molto ben collegate tra loro, difficilmente i ragazzi si sposano tra non circensi e ancora più difficilmente si aprono agli altri che non appartengono alle “piazze”. I circensi sono una cosa, una categoria a parte, differenti dalla gente di fuori, mangiano lo stesso cibo o respirano la stessa aria, ma al contrario della “gente” che vive per lavorare o lavora per vivere, che muore per tragedia o per malattia, i circensi vivono per lo spettacolo, muoiono per esso e nulla conta di più dell’applauso degli spettatori e del sorriso dei bambini. Lo spettacolo rappresenta il matrimonio dei circensi con la gente. Matrimonio che nasce, si rinnova e finisce due volte al giorno, tre se di domenica.
I circensi sono una “specie rara” forse veri uomini o gli ultimi di un’era che finirà, girano il mondo, vivono nelle carovane, frequentano scuole diverse ogni 15 giorni e parlano tutti allo stesso modo, con accento romagnolo anche se nascono in Sardegna o a Roma. Mi spiegano che non è romagnolo, è accento circense.

Il circo e gli animali
Lo spettacolo del circo è messo in scena da uomini volanti, giocolieri, contorsionisti e clown ma anche fatto da tigri, leoni, orsi, dromedari, elefanti, scimmie e cavalli. Da qualche anno i circhi sono obiettivo degli animalisti, a causa di presunti maltrattamenti (questa formula è d’obbligo perché non ho trovato dalle fonti disponibili nessuna prova attuale e relativa a circhi italiani) nei confronti degli animali, i circensi, dall’altra parte, non ci stanno ad avere la nomina di aguzzini e respingono le accuse al mittente. Nei siti animalisti spopola un insegnamento attribuito ad un certo Alfred Court (o Curt) domatore francese nato nel 1883: “Bastone e frusta, spilloni e pungoli, piastre elettriche, sono necessari quanto un supplemento di carne dato in premio. L'animale da circo deve essere un automa, non può permettersi di fare un passo falso” ma dalle interviste fatte e da quello che ho potuto vedere non mi pare che gli animali vengano maltrattati, bastonate e scosse elettriche, se sono mai state usate, ora sono desuete e considerate controproducenti, mi è parso che i circensi siano piuttosto orientati verso il benessere degli animali, se non altro perché con essi “ci campano” e maltrattarli sarebbe contro i loro stessi interessi.
Per ora non ci sono prove di maltrattamenti generalizzati nel mondo circense, gira un video su Internet di un circo inglese riconducibile ai primi anni ’80 che è usato dalle organizzazioni animaliste come prova.
Ho richiesto delle prove più circostanziate ad una organizzazione italiana e questa è stata la risposta: “I circhi sono sempre circhi, in tutto il mondo, quindi basati sullo stesso tipo di trattamenti e prigionia, e non potrebbe essere altrimenti. Se ha visto il video (purtroppo in bassa risoluzione) sull'investigazione compiuta da Animal Defenders International… In Italia non c'è stata purtroppo un'investigazione dello stesso tipo, ma i circhi con uso di animali sono tutti uguali. Ci sono stati alcuni fatti di cronaca, in Italia, che hanno visto protagonisti circhi condannati per maltrattamento di animali, ma davvero troppo pochi, perché è molto difficile far applicare le poche leggi a tutela degli animali, le quali comunque, anche se rispettate, non assicurano affatto che il maltrattamento non ci sia; la prigionia continua è di per sé maltrattamento, l'addestramento con le botte (mai fatto in pubblico) è maltrattamento, ma è prassi normale.” Mi sarei aspettato qualcosa di meglio di questa banale generalizzazione che accusa tutti indistintamente. Controbatte Diego Brescianini, sanguigno conduttore romagnolo, figlio e nipote d’arte, con una vita passata nel circo: “I domatori moderni (sia di cavalli che di tigri) sanno perfettamente che picchiare e sforzare un animale non porterà mai a nulla, esso non farà ciò che si richiede e la paura prima o poi lo spingerà a difendersi dal domatore ferendolo o uccidendolo. Con la dolcezza si ottiene tutto e molto più facilmente e nonostante questo i domatori vengono spesso feriti”.
Intanto, secondo i circensi, gli animali sequestrati a vario titolo ai circhi muoiono di inedia nei bioparchi mentre a causa delle presunte violenze molti Comuni italiani non permettono gli spettacoli con animali. Distruggendo la tradizione centenaria di quello spettacolo, amato da intere generazioni, chiamato: circo equestre.

Il Circo di Spagna
Nel viaggio che mi accompagna nel mondo dei circensi approdo al Circo di Spagna (ex circo “Roma” e “Ariz”) nato nel 1949 è un circo familiare (sotto i 300 posti) con spettacolo da medio, il mio Cicerone è Massimo Carbonari, figlio di una storica famiglia circense, così storica che la mamma Iolanda, da bambina, giocava con Moira Orfei. Stretto tra i problemi di tutti i circhi (nonostante qualche sovvenzione statale) le spese sempre più alte e i guadagni, per fortuna ancora non troppo scarsi, il Circo di Spagna è spesso a Roma, tra una tournèe in Italia o in Europa con uno spettacolo che permette ancora di sognare.
Il circo si autoreplica, difficilmente le famiglie circensi si separano, spesso le ragazze non lasciano la famiglia neanche dopo sposate è la storia di Katia e Sergio, lei acrobata, lui domatore e ginnasta con un circo proprio, chiuso per amore di lei che non voleva lasciare il tendone familiare. La famiglia è il vero motore del circo, è allargata ma unitissima, la fiducia che ci vuole a trenta metri di altezza per una presa aerea, deve essere la stessa di quando si dorme insieme, nessun segreto, nessun sotterfugio. I bambini crescono con il papà giocoliere, la zia acrobata e lo zio domatore, da giovanissimi si innamorano di una disciplina e la imparano. A dodici anni hanno un “fuori-programma” da gestire, il primo vero numero arriva verso i 15 anni. I valori familiari sono pochi e precisi, non si ruba, non si fa del male, si deve essere corretti ed educati con gli altri, con i componenti del circo e soprattutto con il pubblico, perché attraverso lo spettacolo, questa “gente” permette la sopravvivenza. Vita semplice e dura scandita dalle esigenze dello spettacolo e di chi lo fa in primis gli animali. Gli artisti si svegliano con comodo, rassettano i loro fantastici caravan, si allenano, mangiano, a volte vanno in giro tra la “gente”, si esibiscono con tutti gli onori. Gli operai invece si svegliano presto, puliscono, danno da mangiare agli animali, montano attrezzature e durante lo spettacolo vendono pop-corn e strappano biglietti. Circa 2.500 euro al mese è il guadagno degli artisti, circa 700 quello degli operai.
Se vi capita di farvi assumere da un circo, assicuratevi di saper far qualcosa con birilli, palloni o tigri.

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