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Ottobre-Novembre/2008 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Orgoglio extralarge
di Eleonora Fedeli

Dilaga in rete la rivoluzione delle taglie forti. Un esercito
di blogger sovrappeso dichiara guerra a bilance
e diete ipocaloriche. Perché loro si amano così


C'è chi racconta di un rocambolesco pomeriggio di shopping oversize. Chi si dice stufa dell'ostinata insistenza della madre che la vorrebbe continuamente a dieta. E chi semplicemente non ne può più di cibi ipocalorici e di un esercizio fisico estenuante senza vedere il benché minimo risultato sulla bilancia. Questi e molti altri gli aneddoti che si possono trovare nella fatosphere, uno spazio virtuale in cui le internaute sovrappeso dichiarano il loro diritto a chili di troppo e curve sinuose, rifiutando il cliché della donna senza un filo di grasso. Il loro slogan No diet zone si traduce nel rifiuto delle maniacali privazioni alimentari cui molte donne si sottopongono per aderire agli ideali di magrezza eccessiva che imperano su passerelle e riviste patinate. Le fat-blogger dicono di amarsi così, con la loro ciccia e le loro imperfezioni, promuovendo una vera e propria controinformazione mirata a debellare la convinzione che “magro” è sinonimo di bellezza e salute. Perché numerosi studi scientifici dimostrano che le probabilità di sopravvivenza sono le stesse per chi è sovrappeso e per chi è sottopeso e che non esiste una dieta efficace e duratura in grado di eliminare una volta per sempre i chili di troppo. L'unica “dieta” che funzioni davvero è avere due genitori magri, perché il peso non dipende dal controllo e dalla forza di volontà, ma dal metabolismo, che è iscritto nel nostro DNA. Insomma, ognuno ha la sua corporatura, quindi tanto vale accettarsi piuttosto che sottoporre il proprio corpo al tormento del fitness e delle diete ipocaloriche. In tal senso, la questione assume connotati spiccatamente politici, legati all'accettazione del diverso. Se si da per scontato, infatti, che esistano persone più alte o più basse di statura, biondi o castani, non si capisce perché lo stesso non avviene per le differenze di peso. L'iniziativa, portata avanti da blog irriverenti con accesi toni polemici e impennate femministe, si scontra con la perplessità di medici ed esperti che nei chili di troppo non vedono un problema estetico, ma di salute. Diabete, ipertensione, colesterolo alto, rischi d'infarto sono solo alcuni dei pericoli a cui va incontro chiunque non abbracci un corretto stile di vita e un'alimentazione equilibrata. I fat-blogger, però, tendono a precisare che spesso dietro alla preoccupazione di essere in salute si cela l'ossessione della magrezza e la paura di non essere accettati in una società in cui il peso è inversamente proporzionale al successo e alla realizzazione personale. Secondo Big fat deal, uno dei fat-blog più visitati, in America non sarebbe aumentato il numero di persone sovrappeso rispetto al passato: semplicemente, le continue ridefinizioni dell'indice di massa corporea, tendenti al ribasso, avrebbero trasformato gli americani in un popolo di obesi. In parole povere, è diminuita la soglia di tolleranza ai chili di troppo, conseguenza della demonizzazione dei centimetri del girovita promossa dai mass-media, secondo cui chi accetta la propria “ciccia” farebbe un vero e proprio patto col demonio. Con tutta la sfilza di luoghi comuni che ne consegue: chi è grasso è un irresponsabile, privo di autodisciplina, un debole in balia dei propri vizi il cui comportamento pesa sull'intero sistema sociale. Uno stereotipo, questo, smentito da Sarah, triatleta decisamente formosa che sul suo blog tende a precisare: “Il fatto che io sia grassa non vuol dire che non possa correre in bici o fare dello jogging”. Tanto che ha deciso di partecipare ai campionati del mondo di triathlon Ironman nel 2010. Al di là esagerazioni e delle provocazioni, questa comunità di internauti sovrappeso non vuole mettere in discussione l'importanza dello sport e di una sana alimentazione, ma promuovere l'autostima e uno stile di vita più rispettoso delle differenze fisiche.

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