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Ottobre-Novembre/2008 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Doping nel calcio
di Veronica Rodorigo

Con il termine doping (dall’inglese “to dope”, drogarsi) si intende l’uso di sostanze o di procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento fisico in vista o in occasione di una gara. I rischi per l’organismo sono gravi : danni al fegato, all’apparato renale, alterazioni dei parametri metabolici ed effetti negativi sulla sfera sessuale, come l’impotenza.
I regolamenti sportivi vietano il doping, regolamentando i tipi e le dosi dei farmaci consentiti e prescrivono agli atleti l’obbligo di sottoporsi a controlli antidoping mediante l’analisi delle urine o del sangue.
Nonostante i controlli, l’uso di sostanze e terapie dopanti e’ diffuso non solo nello sport professionistico, ma anche a livello dilettantistico e amatoriale.
Negli ultimi anni in Italia e in altri paesi e’ diventato un reato (frode sportiva).
Il doping e’ una piaga dello sport e questo problema fa discutere anche nel mondo del calcio dove si pensa sia meno presente perché considera la tecnica e la tattica sullo stesso piano del rendimento fisico. Insomma nel calcio, a differenza di altri sport coinvolti in casi di doping, come ad esempio il ciclismo, ci si doperebbe di meno poiché con la tecnica e con la tattica si riuscirebbe a controbilanciare eventuali carenze fisiche. Tuttavia in qualche dibattito televisivo si e’ accennato a medici sociali che propinano “integratori” ai giocatori prima degli incontri o negli intervalli.
Noi non crediamo al doping nel calcio professionistico anche perché gli stessi calciatori non accetterebbero mai compromessi di questo genere, non metterebbero mai a rischio la propria salute per prestazioni fisiche migliori.
Però, come disse un noto politico italiano, “qualche volta a pensar male si fa centro..” , perciò non sono mai poche le misure di prevenzione e controllo.

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