“I l responsabile di ogni ufficio, Reparto o istituto della Polizia di Stato deve programmare settimanalmente i turni di fruizione del riposo in modo da contemperare le esigenze del servizio con quelle del personale...” (omissis) art. 58 d.p.r. 28 ottobre 1985, n. 782 - Approvazione del Regolamento di servizio dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza.
Focalizzare l’attenzione sulla mancanza di personale all’interno dei commissariati appare, oggi, tediante e privo di ogni utilità. Qualcosa di nuovo e di inquietante si affaccia sul già cupo panorama della Polizia di Stato. Il male oscuro che non è possibile diagnosticare in maniera certa ed inequivocabile, quello stesso male che ti avvolge e non ti permette di trovare una logina spiegazione a ciò che dovrebbe essere assolutamente logico: è lo stress? No, sono le iniquità.
Nel nostro ordinamento straordinario, dove vengono riconosciuti diritti e doveri, pare non esserci più spazio per l’esaltazione delle proprie qualità professionali, per elevare la propria autostima attraverso il semplice compiere il proprio dovere. Tutto, e proprio tutto, è rimandato ad una mera questione di coscienza e parlare di deontologia professionale è come delirare. Qualcuno potrebbe obiettare che le osservazioni fatte non sono pertinenti e tantomeno non rispecchiano la verità. Probabilmente, la voluta esagerazione nel descrivere il quadro della Polizia di Stato all’interno dei commissariati, rappresenta una provocazione che comunque trova una sacrosanta giustificazione nel dover rappresentare il forte disagio che avvertono i dipendenti impiegati in questi Uffici.
Non parlo di numeri, racconto la verità di persone che inseguono promesse e consegnano domande di trasferimento in cerca di un futuro migliore, di persone a cui non è più garantita la serena organizzazione della propria vita familiare, di persone che ormai guardano con invidia il proprio collega che si finge malato, poiché sembra che non esistono strumenti idonei per punire la menzogna, di persone che diventano degli studenti modello ma talvolta confondono l’opportunità che gli è stata concessa del diritto allo studio come un bene personale e non uno strumento da porre a disposizione del cittadino. E allora la rappresentanzione migliore che il commissariato sa dare di sé è qualcosa che si colloca a metà strada tra l’umano e l’animalesco, ovvero la corsa a ritagliarsi uno spazio per sopravvivere.
Si sgomita come gli umani, si abbaia come i cani e, spesso, si rizza il pelo come felini e ognuno, poi, sussurra le proprie verità nella speranza che possa ottenere qualcosa in cambio. Bene, noi così ci siamo diventati, abbiamo il coraggio di raccontarvelo.
Attendiamo fiduciosi che qualcuno si accorga di noi, non per il numero che costituiamo, ma semplicemente per le persone che siamo, e nel frattempo contate pure su di noi: siamo soldati abituati a compiere sempre il proprio dovere.
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