Il delitto di Vincenzo Teti, avvenuto circa
quarant’anni fa, maturò in uno scenario
ben diverso dall’attuale che vede la ferocia
spietata di lenoni dell’Est Europa
Il delitto commesso da Teti rappresenta uno spaccato, assai squallido, di una realtà (quella delle prostitute e dei loro “protettori”) che ancor oggi, seppure in forme diverse è presente nella società. Cosa può spingere un marito, o un fidanzato, ad accettare che la donna “amata” batta il marciapiede?
Diciamo che prostitute, lenoni, borgatari richiamano alla mente uno scenario di vita anche geograficamente definito, molto squallido; per una forma comune, elementare di moralità, è una situazione aberrante, una situazione fuori da ogni realtà logica. In realtà, nella sostanza, quello spaccato del delitto di Teti, è completamente mutato oggi.
Oggi abbiamo una riduzione delle prostitute italiane, che non vanno più per la strada. Oggi abbiamo un ingresso di polacche, romene, cecoslovacche, lituane, e via dicendo, ragazze che vengono da Paesi più poveri, da Paesi dove la vita è poco agiata. L’Italia, non solo Roma, rappresenta per loro uno specchietto per le allodole, anche attraverso la televisione. Il fenomeno che si è creato è preoccupante ed è stato segnalato più volte dalla Comunità europea; ormai si è costituito attorno alla prostituzione delle cosiddette “extracomunitarie”, un gruppo di associazioni criminali estremamente pericolose. Tanto pericolose che appunto la Comunità europea ha sollecitato i Paesi membri a reintrodurre il reato di “riduzione a schiavitù”. Reato che è stato regolarmente introdotto in Italia e per il quale si procede e si condanna spesso.
L’organizzazione criminale non è il lenone di una volta, che certamente aveva un atteggiamento intimidatorio, perché sfregiava la donna, la minacciava, per dare un esempio. Oggi succede che queste associazioni criminali sono di una ferocia inaudita, le ragazze vengono controllate proprio attraverso il meccanismo di organizzazione, che prevede anche un’attività di “sorveglianza” costante, perché lavorino sempre, perché non si innamorino dei clienti, perché non stiano a lungo con un cliente perché da lì potrebbe venire un aiuto o una sollecitazione verso una denuncia. Naturalmente queste maglie si allargano e per fortuna la denuncia accade. Devo dire che molti italiani si sono distinti per coraggio e generosità. Spesso hanno capito le situazioni di plagio totale, di riduzione di schiavitù, ed hanno protetto queste persone, le hanno convinte a denunciare. Gli italiani sono sempre capaci di cose nobili, quando vogliono.
Oggi, il mondo della prostituzione, è uno spaccato pericolosissimo, in cui queste ragazze vengono considerate non più un oggetto, come si usa dire, ma uno strumento di guadagno che non deve avere mai sosta.
Riguardo alla seconda parte della domanda su che cosa può spingere un marito o un fidanzato ad accettare che la donna amata batta il marciapiede, diciamo che il lenone di cui parliamo, quello associato alla criminalità, non ha nessuna forma di morale, di etica. Non considera la donna, anche se è la fidanzata. Il fidanzamento è strumentale alla seconda fase, quando la convince e poi costringe ad esercitare la prostituzione. Il marito tradizionalmente lenone c’era prima, era una forma di abbassamento del livello, non tanto della moralità, quanto della dignità.
Un giorno venne da me una coppia che mi chiese di curare la loro separazione. Io mi stupii e dissi loro che mi occupavo di penale - perché allora facevo solo quello - e loro mi dissero che era una cosa delicata che solo io potevo fare. Il problema era questo: si volevano separare perché lui aveva deciso freddamente che la sua donna avrebbe dovuto esercitare la prostituzione. L’esercizio della prostituzione era diventato una fonte notevole di guadagno, si trattava di una donna molto giovane e molto bella, avevano comprato una casa, un’automobile, delle motociclette costosissime, ad un certo punto la donna voleva una riduzione nei tempi e nei modi, voleva esercitare un po’ di meno, riposarsi di più. Naturalmente lo faceva in un modo comodo, in un appartamento. Avevano organizzato tutto in modo scientifico. Lei dopo un po’ di anni, quando avevano raggiunto un buon livello di ricchezza, voleva quasi smettere, mentre lui insisteva per continuare a guadagnare, ad accumulare ricchezza. Per questo motivo litigarono ed io curai egualmente la causa della loro separazione.
Oggi è tutto cambiato. C’è questo fenomeno criminale che è uno dei più pericolosi che ci sia al mondo, equiparabile alla pedofilia; è terribile anche perché molte donne vengono uccise. Ripeto: il vecchio marito che prostituiva la moglie era un ometto, privo di dignità. Tanto è vero che la mafia, la ’ndrangheta, la camorra, la criminalità organizzata considerava queste persone dei quaqquaraquà.
La miseria, forse, può essere una giustificazione – seppure aberrante – a certi comportamenti degradanti nel mondo della prostituzione?
La miseria è una giustificazione per mille cose. E’ una giustificazione per tutti i reati di natura criminale. La miseria spesso costringe le donne a scegliere questa strada, che è la strada più comoda, soprattutto se le donne sono belle.
Ricordo quando ero ancora studente universitario le prostitute di via Veneto, erano talmente belle che avevano costituito dei patrimoni. Alcune di queste non solo erano belle, ma anche abili nel non farsi sfruttare, cioè nel rifiutare il lenone. La vecchia prostituzione era questa.
Molte di quelle ragazze venivano spinte alla prostituzione per miseria, però non smettevano quando si erano sistemate. Ricordo una ragazza che si era comprata cinque appartamentini, aveva avuto la licenza per un esercizio commerciale ed era diventata benestante. Però non aveva smesso fino a quando il fisico glielo aveva concesso.
A tuo giudizio, la cosiddetta “prostituzione di strada” può essere in qualche modo cancellata o ridotta? O forse questa è utopia?
La prostituzione di strada è un fenomeno che divide sempre la nostra classe politica che tende a recepire un disagio dei cittadini, che effettivamente ed obiettivamente esiste. Spesso nei quartieri, la gente protesta e non vuole vedere le trattative e le contrattazioni delle prostitute. C’è una spinta verso una repressione un po’ irrazionale. Tutto ciò si potrebbe risolvere con i cosiddetti “quartieri a luci rosse”.
Ricordo che Achille Serra quando era Prefetto propose questa soluzione e fu sommerso da critiche. Invece a me sembrava una proposta ragionevole, una proposta di buon senso e sulla quale si doveva discutere. In Italia non si discute, si litiga. Purtroppo si sta scegliendo un’altra strada che è quella della repressione della prostituta e del cliente. Questo in genere non risolve niente. Le soluzioni devono essere più drastiche, ma più razionali.
Mi sembra che la soluzione Serra sia l’unica e più ragionevole in un Paese moderno che deve accettare che questo fenomeno esista ma non che ghettizzi.
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