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Ottobre-Novembre/2008 - Articoli e Inchieste
Immigrazione
Non confondiamo Rom e Romeni
di Don Egidiu Condac - Presidente di Caritas Romania

I romeni, godendo dopo l’adesione all’Unione Europea del diritto di spostarsi liberamente, stanno usando questa possibilità per emigrare sempre di più: il volume di Caritas italiana, un vero oceano di informazioni, descrive questo processo con ricchezza, professionalità e onestà. In questa particolare fase i romeni non possono fare a meno di pensare alla grande emigrazione degli italiani negli ultimi due secoli, i quali si sono recati in tutti i continenti, giungendo anche in Romania: ora tocca ai romeni rispondere alla sfida delle migrazioni, facendo tesoro della storia.
E’ di natura economica la vera causa per la quale uomini e donne romeni hanno lasciato le loro case per andare nei Paesi esteri dove si guadagna di più, tra i quali l’Italia e la Spagna sono quelli preferiti anche a motivo della lingua e del temperamento della gente. Molti sacrifici vengono affrontati per poter abbellire o costruire la casa o far studiare i figli.
Bisogna pensare in particolare al ruolo prezioso delle donne romene, spesso con un alto livello di istruzione ma impegnate in mansioni umili presso le famiglie italiane, al fatto che esse hanno lasciato i loro familiari in patria affidandoli alle cure di altri parenti, al pericolo di disintegrazione dei loro nuclei, alla loro disponibilità a sposarsi con italiani.
Peraltro, sussiste un interesse economico anche in senso inverso. Infatti, si riscontra il coinvolgimento finanziario delle imprese italiane in molti settori dell’economia romena e l’utilizzo della Romania come una testa di ponte verso la Russia, l’Ucraina, la Moldavia e la Turchia.
Cosa pensare del fenomeno in corso? La libertà di viaggiare offre alla gente la possibilità di modellare la loro vita secondo le loro intenzioni, ma il più delle volte l’esperienza finisce per essere dolorosa. Si riscontra tra gli immigrati un pesante carico di inganni, sfruttamenti, solitudine, che la solidarietà di fruppo fortunatamente serve ad attutire, generando talvolta chiusura agli altri e agli stessi italiani.
La tendenza alla chiusura dei romeni è stata amplificata dopo alcuni recenti atti criminali compiuti da romeni a danno degli italiani. I romeni sono rimasti molto amareggiati perché la loro identità è stata associata, così, alla delinquenza nei media e anche a livello politico: specialmente durante le campagne elettorali si è assistito a una sorta di cocktail esplosivo.
Inoltre, si è soliti confondere gli zingari (o rom) con i romeni. Anche se la cittadinanza rimane la stessa, è diversa la predisposizione all’integrazione. Comunque anche l’integrazione della minoranza dei nomadi, presenti in tutti i Paesi europei, dalla Finlandia fino alla Macedonia e dal Portogallo fino alla Russia, è una vera sfida per il progetto europeo: non bisogna ricordarsi di loro solo per ottenere dei vantaggi in occasione delle elezioni e, invece, bisogna insistere sul ruolo attivo di ogni persona nella società e sulla responsabilità del proprio futuro.
Nell’esperienza migratoria la religione è un dono che aiuta a meglio organizzare il destino di ciascuno: perciò i romeni nella diaspora sono assistiti dai loro sacerdoti, tanto di rito latino che greco-ortodossi, mentre la Chiesa italiana mette generosamente a disposizione di tutti i luoghi di culto, utilizzati non solo per la liturgia ma anche per conoscersi meglio e condividere le esperienze.
Non bisogna più commettere gli stessi errori del passato. La Caritas di Romania ha il compito di difendere e ascoltare queste persone e perciò, seguendo l’esperienza italiana, sta realizzando Centri di ascolto per i migranti, contando sui propri operatori e anche sui partner istituzionali, tanto in Romania che nei Paesi esteri, e a livello pastorale sulle parrocchie di appartenenza e su quelle di arrivo, senza trascurare le reti amicali.
Vi è, infine, un’altra sfida che aspetta la Romania: l’ondata dei migranti dall’Est. La storia sembra ripetersi, ma in senso inverso. Stanno arrivando popoli di altre etnie, culture, religioni, con altri stili di vita. Si tratta di una grande sfida: per la Caritas, per la Chiesa, per gli intellettuali, per i media, per i politici e le autorità, per tutta la popolazione. Anche in questo caso le migrazioni potranno essere un fenomeno arricchente ma anche, purtroppo, molto doloroso.

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