La scena del crimine. Un termine che per
gli investigatori e i criminologi possiede
un significato ben preciso. Non richiama
alla mente una bella vista sul mare
o un tramonto spettacolare. Al contrario
si riferisce ad un’immagine
di una tragedia, di angoscia e tristezza
In ogni attività investigativa condotta su delitti gioca un ruolo importante l’esame della scena del crimine, la cui osservazione consente agli analisti del crimine di effettuare una valutazione globale dell’evento criminis.
La scena del crimine è l’insieme dei luoghi dove si è consumato un reato, è un prodotto dell’interazione tra la vittima, l’aggressore e l’ambiente. La scena del crimine è il luogo, aperto o chiuso, dove si è verificata e conclusa un'azione criminale. E' il luogo in cui è avvenuto un contatto tra un criminale e la sua vittima ed in cui è possibile intravedere gli indizi, le tracce, testimoni silenziosi di un iter criminale, molto spesso atroce ed aberrante, segni che non vanno guardati per ciò che sono ma per ciò che potrebbero suggerire. È un contenitore di prove materiali e dei comportamenti dell’aggressore che consente all’analista, all’investigatore di sapere “come è accaduto” un delitto al fine di comprendere “chi è stato” e “perché”. Così dice l’esperto di profili criminali dell’Fbi, J. Douglas: “Io ho una formula: come (tutto ciò che è avvenuto sulla scena del crimine) + perché (la motivazione) è uguale a chi (il colpevole). Se rispondiamo ai come e ai perché possiamo arrivare alla soluzione”. In quanto inevitabilmente il criminale lascerà il suo intento, la sua motivazione, la sua personalità sulla scena del crimine.
E’ d’obbligo un approccio alla scena del crimine di tipo criminalistico seguendo le procedure del sopralluogo tecnico-scientifico, tuttavia sarebbe anche opportuno compiere un sopralluogo criminologico, guardare il luogo del crimine dal punto di vista logico-comportamentale-investigativo in quanto esso può presentarsi come lo “spazio” del criminale, in cui egli tende a eseguire schemi comportamentali che si rispecchieranno nelle sue attività giornaliere e nel modo di interagire con gli altri e con l’ambiente.
Sul luogo del crimine esistono degli indicatori e delle tracce apprezzabili importantissime, conseguenze della condotta dell’autore del reato, originate sia coscientemente che involontariamente, riconducibili ad alcuni tratti di personalità. Gli esperti di scienze forensi danno molta importanza alla lettura della scena del crimine perché i “dati” contenuti nella scena costituiscono la base per delle inferenze criminologiche e per la costruzione del profilo criminale di un autore ignoto di reato e su cui poggiano le moderne tecniche di offender profiling.
Ormai vi è l’opinione comunemente consolidata tra gli studiosi che la scena del crimine riflette la personalità del criminale ed il comportamento umano può essere considerato lo specchio della personalità; infatti è naturale pensare in ambito delle scienze forensi che la personalità dell’offender sia collegata alla scena del crimine e che elementi utili alla stesura di un profilo criminale siano dedotti da un’analisi della stessa poiché si ipotizza che, nonostante la personalità di un individuo cambi durante il corso della vita e le azioni e i comportamenti umani siano il frutto di innumerevoli fattori, i tratti di personalità rimangono abbastanza stabili e saldi così da considerare che il comportamento criminale sia prevedibile e rintracciabile nelle azioni omissive e commissive “stampate” sulla scena di un crimine, punto di avvio di un oggettivo processo di profiling e di analisi investigativa criminale.
Tutt’oggi non esiste una definizione universalmente accettata di offender profiling o profilo criminale ma si potrebbe dire che l’offender profiling è un processo di analisi investigativa criminale il cui scopo è fornire le caratteristiche di personalità, sociali nonché circoscrivere la possibile area di residenza di un autore ignoto di reato, specie se seriale, attraverso lo studio di dati criminologici, statistici, criminalistici del delitto in analisi.
L’offender profiling è un metodo investigativo che crea ragionamenti per combattere il crimine violento, è una strategia investigativa, un’ipotesi di lavoro, un’attività di supporto che può servire a indirizzare e ottimizzare tempi e risorse di un’investigazione criminale classica ma non una “panacea” o una soluzione al problema investigativo. Infatti il profilo non identifica “chi” ha commesso un atto criminale, non chiude un caso investigativo così come può avvenire per mezzo di una confessione resa, una testimonianza o una prova fisica (impronta digitale, test Dna) ma fornisce delle indicazioni di massima sul tipo di persona che probabilmente ha commesso una determinata offesa; il principale obiettivo di questo strumento investigativo è ridurre la rosa dei sospettati da potenzialmente tutti a praticamente pochi, dare agli investigatori informazioni aggiuntive che conducono alla cattura di un criminale sconosciuto.
Pur essendo una recente metodologia di indagine, questa tecnica investigativa è nata per l’analisi di particolari crimini:
- omicidio: l’omicidio singolo può essere oggetto di analisi dell’offender profiling purché presenti le caratteristiche di efferatezza e l’assenza di una motivazione;
- omicidio seriale: è l’omicidio di tre o più persone, commesso, di solito, ma non sempre, da un individuo che agisce da solo e con un periodo di raffreddamento emotivo (cooling-off period) tra un omicidio e l’altro che può durare ore, giorni, settimane, mesi o anni; gli eventi sono tra di loro separati ed avvengono in luoghi diversi;
- stupro: è l’aggressione sessuale, un accoppiamento sessuale imposto con la violenza nei confronti di una donna o di qualunque persona non consenziente. È molto probabile che tale fattispecie criminale assuma il carattere della serialità facilitando l’attività di profiling;
- atti di piromania, incendi dolosi: categoria di reato violento affrontata nel Crime Classification Manual realizzato dall’Fbi che spesso ha la caratteristica della serialità; il Ccm differnzia il serial-arsonist come colui il quale provoca incendi, tre o più episodi, con il caratteristico periodo di cooling-off, dal mass-arsonist che durante un unico evento appicca più incendi in un singolo luogo;
- attentati dinamitardi (bombing);
L’attività di profiling risulta molto efficiente nelle fattispecie criminose commesse con l’uso di violenza eccessiva e con impeto, come nelle ipotesi sopra indicate, in quanto l’autore del reato potrebbe mostrare un certo comportamento indicativo di una personalità psicopatologica rintracciabile sulle scene dei crimini, che racchiuderanno una notevole quantità di tracce apprezzabili e di indizi comportamentali.
Proprio per questo motivo, la tecnica del profilo non può essere applicata quando:
1. il reato è di tipo comune in quanto gli indizi comportamentali sono ridotti al minino e il numero dei sospettati è piuttosto elevato causando l’aderenza del profilo a chiunque;
2. il movente è chiaro;
3. quando il reato è commesso sotto sostanze psicotrope per cui risulta difficile stabilire una “genuina” relazione tra l’atto offensivo e la vera personalità del criminale;
4. il reato è accompagnato dall’identificazione del colpevole (omicidio di massa).
In relazione a tutto ciò, le scienze criminalistiche vanno ad innestarsi con l’analisi investigativa criminale e con le tecniche di profiling in quanto per ricostruire un indentikit psicologico e comportamentale di un autore ignoto di reato è di notevole importanza la scrupolosità e la correttezza con cui le regole criminalistiche vengono messe in pratica durante il sopralluogo di Polizia Scientifica sulla scena del reato finalizzato a raccogliere e repertare, prima, ed analizzare e valutare, a posteriori, tutte le tracce e le informazioni possibili che contribuiscono a determinare la natura del reato, le sue modalità di consumazione, il cosa e il come è accaduto. Infatti la ricostruzione di una scena si caratterizza come un’attività di tipo diretto sul luogo del reato condotta attraverso i vari rilievi tecnici (rilievo descrittivo, rilievo planimetrico, rilievo fotografico, rilievo video, rilievo dattiloscopico, rilievo biologico, rilievo balistico, relazione del medico legale) durante la fase di sopralluogo per delineare e ricostruire l’evento delittuoso, e come un’attività di tipo indiretto che si basa su un processo di analisi critica finalizzato alla ricerca di tracce tipiche e particolari della scena del crimine per comprendere le caratteristiche di personalità dell’offender.
Il procedimento di analisi criminale dell’offender profiling rientra nella fase successiva alla ricostruzione ed all’analisi della scena in quanto si serve delle prove fisiche emerse dalla scena del crimine per tentare di determinare il perché e il chi ha commesso quel crimine.
Quindi, finché non si conosce il cosa è accaduto e il come, non si avrà la fonte per determinare chi può aver commesso un certo atto, specie senza un apparente motivo.
Nell’elaborazione di un profilo criminale la traccia assume un significato ampio in quanto non si fa riferimento solo alla traccia di tipo criminalistico ma anche alla traccia di tipo comportamentale, a “delle tracce di significato, quegli elementi della scena del crimine che rinviano allo stile dell’autore, al possibile movente; quegli indicatori che, attraverso le azioni compiute e le modalità di attuazione, contengono elementi riferibili alla soggettività in azione” (De Leo, Patrizi).
Ogni segno sulla scena del crimine, anche il particolare che sembra insignificante, va interpretato con un segno di interpretazione logico. E molti sono gli elementi che devono essere interpretati sulla scena del crimine e che hanno un notevole valore sotto l’aspetto criminologico e comportamentale in quanto rappresentano l’iter effettuato dal criminale per portare a termine l’atto criminale dal momento della sua ideazione fino alla presa di distanza dall’atto stesso, abilitando l’investigatore a scoprire qualcosa sull’offender: la mobilità, la personalità, la tipologia ed il livello di rischio del criminale, il controllo esercitato sulla vittima, il movente, la pianificazione del crimine.
Fondamentale è l’analisi di peculiari elementi emersi dalla scena del crimine come l’arma usata, la presenza o meno sulla scena del delitto di strumenti lesivi, una complessa legatura per immobilizzare la vittima, attività di overkilling, la disposizione del corpo della vittima (che negli omicidi seriali di natura sessuale può essere lasciata in posizioni inusuali, degradanti o “messa in posa”), oppure come il tentativo di manomissione della scena del crimine.
Si tratta di fattori che vanno letti con una doppia chiave sia criminalistica per ricostruire la sequenza dei fatti, che comportamentale per ricomporre la sequenza logica, la modalità delle azioni lasciate sulla scena del crimine nonché capire l’espressività dell’offender, minuzia che racconta un poco di storia del criminale e dove è possibile intravedere lo spinta emozionale che lo ha trascinato all’acting out in quel modo e non in un altro.
Come per la criminalistica, anche nell’attività di profiling i concetti espressi dal principio dell’interscambio di Edmond Locard sono presi in considerazione ma, in questo caso, variati sotto l’aspetto di ricerca e analisi delle tracce psico-comportamentali, di psicodinamismi che verranno traslati in un contesto investigativo; infatti il criminale può aver trasferito sulla scena alcuni patterns di comportamento, oggetto di analisi criminologiche che permetteranno di stilare un primo profilo criminale dell’offender:
- staging: propriamente messa in scena ossia una alterazione volontaria e deliberata della scena del crimine prima dell’arrivo delle forze dell’ordine;
- modus operandi: è semplicemente il modo in cui un criminale opera, uno stile comportamentale, un insieme di azioni che servono per la perpetrazione del crimine ed hanno la finalità di proteggere l’identità dell’autore, portare a termine il crimine con successo, facilitare la fuga al criminale;
- signature: è il biglietto da visita del criminale, un comportamento non funzionale per portare a termine il crimine ma per soddisfare un bisogno interno e psicologico dell’offender; questo tipo di comportamento è definito anche personation, ma quando la stessa personation ricorre in più di un crimine allora si parla di signature, firma.
L’elemento firma consta di due parti separate ma strettamente collegate tra di loro: firma comportamentale e firma motivazionale; la firma comportamentale è mostrata da azioni, atti nonché comportamenti commessi dal criminale non sono necessari o utili per una buona commissione del crimine; per quanto attiene alla firma motivazionale, a volte ben evidenziata dall’interazione tra la vittima, il criminale e la scena del crimine, rappresenta il tema psicologico ed emozionale (la rabbia, una forma di rassicurazione o di recupero della stima di sé, un desiderio di possesso, dominio e controllo della vittima sia da viva che da morta, un bisogno di tipo sadico in cui la violenza è eroicizzata) che il criminale soddisfa nel momento in cui commette il suo crimine. A differenza del modus operandi che potrebbe modificarsi nel tempo, la firma è un rituale e sarà costante in quanto inabissa le sue fondamenta nel profondo della personalità, nelle fantasie dell’offender.
Nonostante le tecniche di profiling siano sempre in evoluzione, non è sempre semplice riconoscere le caratteristiche dell’offender dalla scena del delitto a causa di quello che è definito dagli esperti “problema del condizionamento ambientale”, ossia la non possibilità in certi casi da parte dell’analista di differenziare, discernere genuinamente all’interno di una scena del crimine ciò che deve essere considerato usuale e normale per quella determinata circostanza perché solitamente e statisticamente presente nella maggioranza dei casi con caratteristiche simili, e ciò che si è verificato a causa di peculiari condizioni iniziali e contingenti che hanno favorito quella criminodinamica dell’evento.
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