Sempre più diffuso il fenomeno delle aste online
al ribasso. Vince chi punta meno, aggiudicandosi
case, vacanze da sogno e l’ultimo iPhone. Ma è davvero così facile?
Probabilmente, quando la signora Antonietta Olivieri racconta di aver acquistato la sua Porche Boxster alla modica cifra di 13 euro e 80 centesimi, i più stenteranno a crederci. E lo stesso accadrà al signor Gozzi, che si è aggiudicato a pochi euro l’ultimo feticcio di culto per gli appassionati di tecnologia, un Apple iPhone da 16 GB. E che dire della soddisfazione di Claudio Palumbo davanti al televisore a cristalli liquidi da 42 pollici che troneggia nel suo salotto, acquistato al prezzo di una pizza?
Sembra impossibile, ma non lo è. Basta andare su qualsiasi motore di ricerca, digitare la parola “aste” e in pochi secondi avrete l’imbarazzo della scelta: Asteclick.com, bidplaza.it, youbid.it, sono solo alcuni dei più famosi siti di aste al ribasso. Dove alla classica domanda “chi offre di più?” si sostituisce l’imperativo “punta di meno”. Perché ad aggiudicarsi l’oggetto sarà il concorrente che offrirà di meno, a patto che sia il solo ad aver puntato quella cifra. Quindi, se dieci persone fanno un’offerta di dieci centesimi, due di un euro, ma una sola di tre, sarà quell’unica persona a vincere, anche se tutti gli altri hanno fatto puntate inferiori.
E’ certamente un gioco intrigante, soprattutto per la prospettiva di potersi aggiudicare oggetti del valore di migliaia di euro con pochi spiccioli. L’idea, nata nel nord Europa, ha subito conquistato giovani e appassionati di gadget tecnologici, che trovano metodi sempre più ingegnosi per calcolare le probabilità di vincita e avere la meglio sugli avversari. Sorge spontanea una domanda: cosa ci guadagna colui che mette all’asta il proprio oggetto? Se si considera che per partecipare bisogna fare un’offerta di due euro (e che più offerte si fanno più possibilità si hanno di vincere) e se si moltiplica questa cifra per tutti i concorrenti, il risultato è un guadagno maggiore del prezzo di mercato.
Al termine di ogni asta, molti di questi siti pubblicano i risultati interi o parziali di ogni oggetto e, in base a quei dati, esiste un programma che permette di elaborare dei dati statistici interessanti. Quello che salta subito all’occhio è che le probabilità di vincita sono minori in maniera inversamente proporzionale al valore dell’oggetto (cioè, più l’oggetto è costoso meno probabile è la vincita). Il dato più interessante, però, riguarda gli effettivi guadagni che incassa il sito di aste in questione. Per la vendita di un iPod Touch del valore commerciale di 400€ il numero di offerte era così alto che il sito ricavava ben 5059,50 € (esclusa l’offerta del miglior acquirente). In pratica, il sito di aste fa soldi a palate, la maggior parte dei partecipanti butta il suo denaro e pochi fortunati si aggiudicano a prezzi stracciati oggetti di valore.
Ma quante possibilità esistono di rientrare nella ristretta cerchia dei fortunati? In realtà molto poche, considerando che esistono dei veri e propri giocatori “professionisti” che fanno molte più offerte di un giocatore occasionale che punta due euro ogni tanto. Questi “professionisti” dell’asta al ribasso con le loro numerose offerte rendono praticamente nulle le probabilità di vincita per chiunque altro. Supponiamo, ad esempio, che uno di questi giocatori ritenga che 200€ per il suddetto iPod Touch sia una cifra ragionevole da spendere, soprattutto nel caso lo voglia poi rivendere a prezzo pieno, ricavandone 200€. Con 200€ è possibile fare 100 puntate e, più alto è il tuo numero di offerte, più alto è il bonus di cui si viene omaggiati dal sito. Le probabilità di vincita per questi giocatori sono quindi altissime e annullano quelle di chi fa puntate occasionali, divertito dal’idea di comprare un televisore a schermo piatto per pochi centesimi. Astanti avvisati.
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