Sicurezza e giustizia
Egregio Direttore,
stiamo assistendo a un’escalation inaccettabile sulla sicurezza, che mette in discussione i principi costituzionali e i diritti riconosciuti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. E’ ora di dirlo al di là del clima collaborativo tra governo e opposizione delle divisioni destra-sinistra.
Sicurezza e giustizia sono facce della stessa medaglia! Ho fatto il sindaco per 12 anni (a Biella); ho sgomberato accampamenti illegali di nomadi; ho allontanato spacciatori e prostitute da piazze e luoghi pubblici, ma, in anni ormai lontani, ho anche costuito campi di accoglienza con luce, energia elettrica e scuole per i minori. Si può fare!
Al contrario di quanto fatto a Roma, a Ponticelli o in altre città, gli zingari si possono integrare, o quanto meno aiutare a non delinquere. Nessuno nega i reati commessi dai rom, che vanno perseguiti. Ma cosa si pretende da chi vive da anni senza acqua, luce, servizi, attenzione delle Istituzioni? E’ vergognoso che da mesi le tv intruppate (in altri tempi si sarebbe detto “di regime”) diffondano l’idea che tutta l’Italia sia in preda alla delinquenza romena e rom!
Chi tira le fila del narcotraffico? Chi gestisce la prostituzione o le scommesse clandestine? Chi detiene il commercio di “carne umana”? Chi specula su migliaia di immigrati clandestini, neoschiavi del crimine? Esistono ancora la mafia, la camorra, la ’ndrangheta, la sacra corona unita? Oppure no? Tutti costoro sono italiani o rom o romeni? No, sono italianissimi delinquenti! Sarà una terminologia poco “politicamente corretta” ma qui si vede solo il “bastone” senza la “carota”, e questo non va bene.
Mi auguro che il centro-sinistra - come ha fatto, seppur troppo tiepidamente, il sindaco di Torino - sappia reagire a una propaganda che ci sta mettendo in difficoltà in Europa, e che non fa gustizia della vera natura della delinquenza nel nostro Paese, che era e resta in mano alla grande criminalità che è tutta, o quasi, totalmente italiana.
Cordiali saluti
On. Gianluca Susta
Dep. al Parlamento Europeo
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Il “ragazzo di quartiere”
Gentile Direttore,
il poliziotto di quartiere, figura professionale altamente valorizzata nei Paesi del nord Europa, soprattutto in Gran Bretagna e in Francia, ha trovato una giusta collocazione anche nel nostro Paese, grazie anche all’attuale Capo della Polizia, Prefetto Antonio Manganelli.
Il poliziotto di quartiere, e più in generale la Polizia di Prossimità, è un modo utile per stare vicino al cittadino e, all’occorrenza e in casi limitati, sostituirsi all’operatore sociale. Pensiamo al poliziotto di quartiere che accompagna l’anziana signora a riscuotere la pensione, o al sovrintendente di Polizia che si reca a casa dal pensionato invalido per raccogliere la denuncia.
Nonostante questi sforzi si potrebbe fare di più: si pensi all’anziana signora depressa, perché rimasta sola al mondo, e ha bisogno di conforto non solo psicologico, ma anche materiale, a chi dovrà rivolgersi?
Sicuramente la Polizia di Stato, con l’attuale organico, non è nelle condizioni di potere espletare questi compiti, per mancanza di organico che, purtroppo, quest’anno vedrà 8.000 operatori andare in quiescenza; ecco quindi la possibilità, attraverso il volontariato di giovani tra i 18 e i 30 anni, di dare un supporto al poliziotto di quartiere, con la possibilità di segnalare situazioni particolari e di pericolo a danno di inermi cittadini che possono accadere in quel determinato quartiere.
Credo che tra i compiti della Polizia ci siano anche funzioni sociali, come del resto recita l’art. 1 delle leggi di Ps: “...presta soccorso nel caso di pubblici e privati infortuni” ed aggiunge: “... Per mezzo dei suoi ufficiali e a richiesta delle parti, provvede alla bonaria composizione dei privati dissidi”.
Non vorrei sbagliarmi, ma qualcosa del genere avviene in Francia. Perfino interventi per quanto riguarda la “mediazione familiare” potrebbero essere attuati, se non addirittura in compiti burocratici, che sono del “difensore civico”; sono proposte che mi piacerebbe discutere e che sono finalizzate con l’intento di dare un servizio utile ai cittadini che ne fanno richiesta.
Un cordiale saluto
Vincenzo De Maria
della Polizia di Stato
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Certi frutti velenosi
Egregio Direttore,
viviamo un’epoca in cui, a livello planetario, sfruttamento e ingiustizie sono all’ordine del giorno. Bambini che muoiono come mosche per denutrizione e malattie curabilissime. Adulti che si massacrano in assurde guerre di spudorata aggressione e dominio geopolitico. Inquinamento di arie, terre e acque che aumenta inesorabilmente, destabilizzando il clima mondiale con gravi ripercussioni su inondazioni, desertificazioni, raccolti di derrate alimentari, salute umana. Squilibri economici rilevanti tra nazioni, specie tra nord e sud del mondo.
Dittature e democrazie autoritarie più o meno mascherate che imperversano a ogni latitudine del globo annullando o limitando libertà, democrazia, partecipazione. Depredazione sconsiderata delle materie prime terrestri, che non sono illimitate, con immensi sprechi, specie nelle nazioni industrializzate o emergenti. Aumenti vertiginosi delle spese militari e di ogni tipo di armamento bellico. Strapotere delle multinazionali e dei sistemi finanziari che pilotano interessatamente uno sviluppo distorto, agevolando globalizzazione selvaggia con, di volta in volta, i relativi impoverimenti procurati a territori ed economie. E così via di seguito.
Questo è lo scenario che in troppi fanno finta di non vedere e valutare. Ma tutto ciò può influenzare anche la situazione italiana e biellese, compreso la borsa, gli stipendi, le pensioni, la produzione e i posti di lavoro, la qualità della vita?
Inevitabilmente sì. E allora è pacifico che la salvaguardia del proprio orticello e del benessere conquistato nei decenni passati non può che rapportarsi a queste distorsioni strutturali e mondiali, con proposte politiche regionali, nazionali, europee di controtendenza che tendano a risolvere gradualmente le insensatezze citate, e che in queste scelte fondamentali vedano protagoniste le popolazioni.
Certo è difficile e complesso, ma a mio avviso non c’è altra strada percorribile. Pena: un futuro sempre più instabile e drammatico per tutti.
Alcuni conoscenti mi dicono che sono pessimista e catastrofista, ma analizzando la realtà delle cose non credo proprio. Mi avvertono che sbaglio analisi sottolineando il dato che con il secolo breve abbiamo lasciato alle spalle nazismo, comunismo, socialismo, visti come mali assoluti. E che ormai sono state seppellite per sempre tutte le loro ideologie.
Ma allora, ad esempio, cosa significa oggi il liberismo senza regole, il comunismo sfrenato, il razzismo montante, il fanatismo religioso accecante, il menefreghismo impernate, l’egoismo crescente, il cretinismo culturale dilagante? Sostanzialmente non sono, per caso, frutti ideologici e velenosi, mortali, caratterizzanti il sistema capitalistico del nostro tempo?
Cordialmente.
Aldo Fappani
Valle Mosso (Bi)
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