Lo scorso anno, con un investimento previsto in legge Finanziaria di quasi 30 milioni di euro, sono state avviate più di un migliaio di “Sezioni Primavera” in tutte le province italiane, soprattutto nei piccoli e medi Comuni, rispondendo alle attese di circa 15-20mila bambini e famiglie.
Le “Sezioni Primavera” sono un servizio educativo sperimentale integrativo dell’offerta degli asili nido e dellla scuola dell’infanzia, pensato per accogliere i bambini dai 24 ai 36 mesi in sezioni aggregate alle scuole dell’infanzia, finanziato sulla base dell’accordo del 14 giugno 2007, sancito tra Stato, Regioni, Province e Comuni.
L’iniziativa, che consente un sensibile abbattimento dei costi anche del 60%, rappresenta una vera e propria boccata di ossigeno per l’annosa carenza di asili nido che sta condizionando decisamente la vita professionale dei lavoratori ed incide sull’organizzazione e sull’economia delle famiglie italiane.
Dopo il mancato accordo in sede di Conferenza unificata dello scorso 28 febbraio sulla continuazione della sperimentazione, si è registrata la contrarietà della Regione Lombardia che ha rifiutato di sottoscrivere un accordo che contenesse regole per la qualità del servizio.
Quest’ultima si è dichiarata indisponibile a sottoscrivere un accordo che non consenta “mani libere” alle Regioni, sia nella distribuzione diretta dei fondi sia nell’individuazione delle sezioni da rifinanziare per dare seguito al progetto.
Dopo numerose sollecitazioni da parte della Cgil si è avuta qualche informazione ufficiale circa la possibilità di prosecuzione delle Sezioni Primavera previste già dalla legge Finanziaria per il 2007: il ministero della Pubblica Istruzione - capofila nella gestione dell’Accordo stipulato in Conferenza unificata 14 giugno 2007 - ha predisposto un nuovo testo di accordo per la prossimo Conferenza unificata.
Al ministero dell’Istruzione abbiamo rappresentato, come Cgil, la preoccupazione che investe l’utenza - circa 20mila bambini sono in attesa di essere accolti nelle Sezoni Primavera - e la necessità di sottoscrivere un accordo in un quadro di regole certe, tali da consentire l’indispensabile qualità educativa nel rispetto dei diritti dei bambini e degli operatori del settore.
|