Comunicato congiunto
Eil testo di una lettera inviata al Presidente del Consiglio e per conoscenza al Ministro dell’Interno:
“Sig. Presidente del Consiglio, dopo l’annuncio manifestato dal suo esecutivo di voler predisporre il piano d’interventi ed i relativi impegni di spesa che riguarderanno la legge Finanziaria 2009, le sottoscritte sigle sindacali segnalano che il contratto collettivo di lavoro per tutti gli operatori del Comparto Sicurezza e Difesa è scaduto il 31 dicembre 2007. Inoltre rappresentano che nella precedente manovra Finanziaria 2008 non sono stati previsti stanziamenti economici destinati al rinnovo del contratto, se non le somme destinate alla copertura prevista per legge della cosiddetta “vacanza contrattuale”.
E’ partendo da tali premesse che manifestano fin d’ora una certa preoccupazione per il futuro contrattuale dei circa 450mila operatori della Sicurezza e della Difesa. Se, infatti, non si prevedessero neppure per il prossimo anno, impegni di spesa per il rinnovo del contratto di lavoro relativo al biennio economico 2008/2009, per il riordino delle carriere e per incrementare le politiche della sicurezza, questo settore risulterebbe, ancora una volta, fortemente penalizzato. Ciò costituirebbe un chiaro segnale di poca attenzione da parte dell’esecutivo, proprio in un momento in cui viene richiesto un impegno ancora maggiore e grandi sacrifici al personale per il contrasto alla criminalità e per le missioni di pace all’estero.
Le sottoscritte organizzazioni sindacali le chiedono un incontro per una valutazione complessiva della questione. Ringraziandola per la cortese disponibilità restano in attesa”.
Siulp Siap-Anfp Silp-Cgil Uilps Coisp Fsp-Ugl Consap Italia Sicura
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Siulp
Il segretario generale provinciale di Novara Tommaso Di Gaudio comunica: “Il Siulp novarese, ancora una volta, prende attto dagli organi di stampa che alcune Amministrazioni comunali hanno deciso di affidarsi alle ‘ronde’ per garantire maggiore sicurezza alle proprie cittadinanze. Questa volta è toccato a quelle di Novara, Borgolavezzaro e Suno, che con proprie delibere hanno deciso di convenzionarsi con soggetti impegnati professionalmente nell’ambito della ‘security privata’ ovvero costituire dei veri e propri ‘comitati di sicurezza’ propedeutici alla formazione e costituzione di gruppi di volontari da impegnare in ‘ronde’, questi dovranno svolgere i loro compiti nell’ambito del controllo del territorio e nell’aumento della sensazione di sicurezza”.
Come già avvenuto in passato per analoghe iniziative di altre comunità locali, questa organizzazione sindacale esprime forti perplessità. In quanto ogni iniziativa di sussidiarietà alle Forze di polizia proposte e/o attuate da semplici cittadini, potrebbero creare imbarazzanti intralci ad iniziative investigative nonché situazioni pericolose per la propria ed altrui incolumità. Tutti i cittadini, senza ricevere alcuna ‘investitura’ dovrebbero sentirsi in dovere di vigilare il proprio ambito sociale e nel caso dovessero essere testimoni di situazioni ritenute anomale, segnalare tempestivamente quanto notato alle Forze di polizia tramite i numeri di soccorso pubblico 112 e 113.
Il Siulp novarese, sempre attento alle richieste di maggiore sicurezza provenienti dalle collettività, pur solidarizzando con le comunità interessate, che richiedono maggiore sicurezza in seguito a molteplici fatti criminosi avvenuti in quel luogo, non può condividere la scelta effettuata dai suoi amministratori. Da queste Amministrazioni ci si attenderebbe una pressante richiesta di una maggiore presenza di Polizia e Carabinieri sul territorio, presso il ministero dell’Interno, chiedendone l’adeguamento degli organici carenti del 30% rispetto a quanto almeno previsto dalle piante organiche del 1989 (che ricalca di pari passo quella del 1965), per sopperire alle maggiori esigenze di sicurezza del proprio territorio di competenza, che ha visto profonte trasformazioni socio-economiche, invece di optare per le ‘ronde’.
Il Siulp novarese esprime inoltre la propria perplessità nei confronti di quei cittadini che, anche a fronte della diminuzione del numero dei reati, restano vittime dell’alimentazione dell’insicurezza da parte di alcuni media per motivi tutt’altro che giornalistici, diventando disponibili a cedere propri spazi di libertà a fronte di un maggiore senso di sicurezza”.
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Silp - Cgil
Ecco il testo di una lettera che il Segretario nazionale Daniele Tissone, ha inviato al ministero dell’Interno - Dipartimento della Ps - Ufficio Rapporti Sindacali: “La nota emergenza rifiuti in Campania, a causa del considerevole impiego di personale dei Reparti Mobili a Napoli come nella Regione, provoca, sempre più frequentemente, dei cambiamenti di orario, nonché continui avvicendamenti di personale con relativo aumento delle ore effettuate in regime di lavoro straordinario. Ciò comporta, in molti casi, anche un superamento del limite massimo di ore destinate al lavoro straordinario per i singoli Reparti operativi sul territorio. Nonostante questo, con il consueto senso del dovere a cui spesso si fa appello in questi casi, il personale continua a garantire un servizio di assoluta professionalità, anche a costo di enormi sacrifici personali e familiari.
La nostra organizzazione sindacale ritiene pertanto opportuno un rapido intervento da parte di codesto ufficio teso a programmare idonei interventi che, al pari di altri eccezionali eventi, consentano la predisposizione presso il Tep di un apposito capitolo di spesa in emergenza per il pagamento delle ore di lavoro straordinario eccedenti dovute alle esigenze connesse all’emergenza rifiuti.
Un fale provvedimento rasserenerebbe perlomeno i partecipanti ai quali va garantito il diritto a vedersi remunerare le ore di lavoro straordinario - spesso effettuate in condizioni di grande difficoltà, con qualsiasi condizione meteo, tensione altissima, durata del servizio altrettanto alta e, magari, con solo due panini per pasto - in una situazione preferibilmente evitabile per chiunque. Riteniamoo quanto meno indispensabile, per il personale a cui viene richiesto tanto, un simile segnale di attenzione”.
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Usp
Il vice segretario nazionale Roberto Boni, dichiara: “Il ‘giro di vite’ sulle intercettazioni promesso dal premier Silvio Berlusconi costituisce unicamente l’ennesimo ostacolo alla cattura dei criminali da parte della Polizia Giudiziaria. Prima di adottare iniziative che inibiscono gravemente ogni attività di indagine per le Forze dell’ordine, il Capo del governo dovrebbe invece innanzitutto consultarsi con gli operatori del settore, e cioè con tutti quei poliziotti, carabinieri e finanzieri per i quali in molti casi l’unico possibile strumento di contrasto alle bande di ladri, truffatori, rapinatori e spacciatori, è rappresentato proprio dalle intercettazioni telefoniche.
Concordiamo incondizionatamente con l’esigenza di impedire un uso improprio delle conversazioni registrate, come anche con il divieto assoluto di divulgazione, pena l’arresto. Non possiamo però accettare che, per difendere la seppur legittima riservatezza di taluni politici, talvolta più impegnati nella smodata ricerca di mondanità e di veline disponibili piuttosto che in attività di interesse nazionale, si disponda un drastico taglio delle intercettazioni che non tiene in alcun modo conto le esigenze di indagine.
L’on. Berlusconi si apresta quindi a ripetere gli errori dei governi di sinistra, i quali hanno già sottratto alle Forze di polizia importanti risorse, approvando altresì leggi e leggine utili solo ad assicurare l’impunità a chi delinque.
L’attuale esecutivo di governo mantenga quindi le promesse fatte in campagna elettorale e abbia rispetto e considerazione per chi indossa una uniforme, perché non è attraverso un assurdo provvedimento ad personam come il drastico taglio delle intercettazioni che si rende un servizio alla collettività”.
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Uilps
Ecco l’interveto del Segretario provinciale Andreino Sabatino sulle intercettazioni: “Va difesa la privacy dei cittadini, ma non combattendo le intercettazioni telefoniche”.
Senza entrare nel merito delle posizioni politiche, Sabatino sottolinea come “con le intercettazioni le Forze dell’ordine hanno assicurato numerosi criminali alla giustizia e hanno prevenuto migliaia di reati. Le intercettazioni telefoniche quale strumento investigativo vanno sicuramente meglio regolamentate, ma questo non deve rappresentare un freno alle indagini della Polizia Giudiziaria. La tutela della privacy, invece, nulla ha a che vedere con le indagini. Capita - precisa il Segretario - che l’intercettato risulta essere un soggetto per il quale non si rilevano comportamenti penali. Ma le intercettazioni a volte diventano di pubblico dominio e utilizzate con altre informazioni personali che non hanno a che fare con il reato per il quale si indagava. Questo è da rivedere.
La democrazia - commenta Sabatino - va difesa: gli strumenti in possesso devono essere sempre maggiori e le intercettazioni sono uno strumento valido ed efficace. Non si dovrebbero porre dei limiti, ma creare regole a tutela della privacy: stralciare dal fascicolo e dagli archivi le informazioni che non hanno rilevanza penale, e punire in modo esemplare chi, durante e do un procedimento penale, renda pubbliche le intercettazioni”.
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Coisp
Ecco la dichiarazione del Segretario generale Franco Maccari, sui militari impiegati come agenti di Pubblica sicurezza: “Siamo rimasti molto perplessi innanzi a questa intesa di governo, in quanto temiamo che tale risoluzione sia solo un provvedimento tampone. Non vorremmo che l’emergenza Sicurezza venga affrontata solo in questo modo. Ciò che manca è un primario e fondamentale intendimento: la programmazione, disattesa dalla precedente legislatura, attesa in questa attuale.
Invece od oltre l’impiego dei militare è necessario assorbire in servizio tutto il personale che ormai da anni ha superato i concorsi di Polizia, ed ancora attende l’assunzione. Per affrontare la Sicurezza bisogna, innanzitutto, investire per rendere gli operatori di Polizia al massimo della funzionalità, sia nel senso delle risorse che del personale, anche perché, seppure investiti del ruolo di Pupbblici ufficiali, fra operatori di Polizia e militari dell’Esercito esistono ed esisteranno differenze di servizio, di specializzazione, di preparazione.
Ci auguriamo - conclude Maccari - che questa intesa governativa non sia solo una eclatante boutade tale da precludere tutta la serie di iniziative e di propositi nel versante della Pubblica sicurezza avanzate dall’attuale maggioranza in sede di campagna elettorale”.
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Sap
Ecco la dichiarazione del Segretario generale Nicola Tanzi sui militari impiegati come agenti di Pubblica sicurezza: “L’utilizzo di personale militare per compiti di ordine e sicurezza pubblica, oltre a dover essere limitato nel tempo e sottoposto rigidamente al controllo dei questori e dei Prefetti, dovrà necessariamente prevedere una formazione adeguata. Un conto è operare in un contesto di guerra, altro è essere impiegati nelle nostre città al servizio dei cittadini. Quella della formazione è una questione assolutamente imprescindibile per noi e anche per questo sollecitiamo un deciso intervento del ministro Maroni.
Gli agenti di Polizia - spiega il Segretario - devono vincere un concorso superando rigidi test psico-fisico-attitudinali, quindi sono avviati ad un corso di formazione di sei mesi presso le Scuole di Polizia. In caso di superamento del corso si è nominati agenti in prova per altri sei mesi, lavorando sul campo. Solo dopo questo periodo si diventa agenti di Polizia. I militari, la cui professionalità non mettiamo in discussione, rischiano però di non avere la preparazione e la forma mentis adeguate per le necessità legate all’ordine e alla sicurezza pubblica.
Piuttosto - conclude Tanzi - sarebbe opportuno assumere immediatamente le migliaia di volontari in ferma breve e i volontari in ferma permanente vincitori di concorso che, ai sensi della legge 226/2004, dovrebbero già far parte della Polizia di Stato e il cui diritto ad essere assunti viene da mesi calpestato e frustrato”.
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Sappe
Il Segretario generale Donato Capece denuncia la necessità di “differenziare la detenzione dei soggetti arrestati per il reato di immigrazione clandestina, con la previsione di assegnazione in strutture ad hoc (quindi, ad esempio, le carceri mandamentali e le caserme delle Forze armate oggi dismesse), evitando, quindi, il loro inserimento nei circuiti penitenziari tradizionali, altrimenti in poco tempo l’Italia supererà la spaventosa cifra di 100mila detenuti. Ma soprattutto - continua Capece - è necessario potenziare gli organici del Corpo di Polizia Penitenziaria e perseguire una politica di formazione e aggiornamento professionale dei Baschi Azzurri da destinare a questo nuovo gravoso compito istituzionale.
Siamo certi - prosegue il Segretario - che i ministri dell’Interno e della Giustizia Maroni e Alfano abbiano tenuto nel debito conto le ricadute che comporterà l’introduzione del reato di immigrazione clandestina sui nostri penitenziari, già abbondantemente sovraffollati con 53mila detenuti presenti a fronte di poco più di 42mila posti. Le strutture non sono in grado di sostenere un ulteriore aumento di detenuti e poiché il reato di immigrazione clandestina serve ad espellere più facilmente chi entra illegalmente nel nostro Paese, riteniamo si debba ricorrere non già ai circuiti penitenziari tradizionali, ma ad altre strutture che dovranno essere rapidamente attrezzate.
Proprio per sapere come intende muoversi il Dicastero della Giustizia in relazione a tale possibilità - conclude Capece - auspichiamo un incontro urgente con il ministro guardasigilli Angelino Alfano”.
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