E’ meno intuitivo di quanto potrebbe sembrare a una prima, frettolosa analisi, ma anche fenomeni come l’abusivismo e la contraffazione sono legati a doppio filo alla legalità.
E alla sicurezza.
Pensiamo ai laboratori o ai venditori abusivi, dietro i quali si nascondono problemi di sicurezza del lavoro, immigrazione clandestina, riciclaggio (di beni, magari rubati, e di denaro). Fenomeni, peraltro, nati in campo soprattutto commerciale, ma che si stanno estendendo a numerosi settori. All’estetica, ad esempio, con la presentazione dei necessari attestati di qualificazione alla professione in molti casi falsi, così come iniziano ad avere una certa consistenza numerica anche i certificati di iscrizione alla Cassa Edili, necessari per lo svolgimento di determinati lavori. Ma anche l’informatica, i servizi per la casa, addirittura le autocarrozzerie (sì,, ne sono emerse anche di abusive) non sfuggono all’abusivismo e dintorni.
Insomma, dietro a questi reati spesso c’è qualcosa che va al di là della “semplice” concorrenza sleale. “Anche questa consapevolezza – chi parla è Nicola Fabbri, presidente dell’area di Modena della Cna, Associazione che raggruppa migliaia di micro, piccole e medie imprese – ci ha spinto ad attivare, ormai più di un anno fa, un protocollo denominato “Imprese Vere” che vuole appunto evidenziare il valore sociale delle aziende che si muovono legalità per ciò che riguarda abusivismo e contraffazione”.
Di fatto, grazie a questo protocollo, Cna fa da collettore, in tutti i 47 comuni della provincia modenese, delle segnalazioni (a patto che non sia anonime) di cittadini e operatori di eventuali attività abusive. “Un’attività di controllo che ci ha consentito di rilevare diversi tentativi di apertura di attività affidate a prestanome non qualificati, evitando episodi di concorrenza a carico delle imprese regolari, ma anche a salvaguardia dei potenziali clienti”.
Ma i risultati di quest’azione, svolta in collaborazione con le Forze dell’Ordine, potrebbero essere ben più lusinghieri.
Purtroppo - prosegue Fabbri - la legislazione mette paletti precisi che non facilitano le indagini in questo senso. In più i continui tagli agli organici delle forze dell’ordine rappresentano un ulteriore limite alla lotta contro reati che vanno al di là delle loro conseguenze in campo strettamente economico”.
Reati che hanno effetti non solo sulle imprese “vere”, ma anche per i singoli consumatori e per l’intera comunità. I primi, infatti, rivolgendosi agli abusivi corrono rischi personali (da quelli relativi alla salute per arrivare a quelli di carattere legale, con sanzioni che possono arrivare a migliaia di euro), mentre la seconda si trova a dover sostenere i costi di quei servizi utilizzati ma non pagati dagli abusivi.
“A livello nazionale – sottolinea Nicola Fabbri– il giro di affari dell’abusivismo sfiora 23 miliardi di euro, pari all’incirca a ciò che lo Stato spende per finanziare tutti gli ammortizzatori sociali,. Questo numero dà l’idea di ciò di cui stiamo parlando”.
“Non ci aspettiamo certo di risolvere del tutto il problema – conclude Fabbri – ma Cna con questo progetto, che peraltro rientra in una più ampia azione tesa alla valorizzazione e alla promozione delle cosiddette attività di servizio, vuole dare un segnale alla comunità. Vorremmo contribuire a creare una cultura che abbia la piena considerazione del fatto che l’abusivismo ha costi diretti e indiretti: tra i primi ci sono i rischi per la salute, tra i secondi l’evasione fiscale che si nasconde dietro al ricorso a falsi commercianti, falsi artigiani, falsi professionisti. Persone che, non pagando i servizi pubblici di cui si servono, non solo praticano concorrenza sleale nei confronti degli operatori “veri”, ma fanno pagare di più l’intera collettività”.
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