Gli esseri viventi che si possono osservare in ogni ambiente, innumerevoli e variabili per forme e dimensioni, sono comparse sulla terra in epoche diverse, a partire da 400 milioni di anni fa. Ciò che noi osserviamo, animali o vegetali, non sono simili a quelli d’origine. Infatti, dagli antichi progenitori sono nate linee evolutive giunte fino a noi o del tutto scomparse.
Attraverso la ricerca sull’evoluzione, partendo da una vita primordiale, per vie sempre più progredite, possiamo assistere ad una continua trasformazione, favorita dall’ambiente e da fattori fisici. L’evoluzione e la genetica ci hanno portato a stabilire qual è stata la strada per la quale i caratteri degli antenati si sono stabilizzati fino agli uomini attuali.
Gli individui di una data specie, subiscono continuamente modifiche perché soggette a condizioni ambientali. Così alcuni organi si sviluppano di più se molto utilizzati, mentre altri perdono potenza.
Il fondatore della teoria evoluzionistica fu Charles Robert Darwin che alla metà del 1800 trattò l’argomento nel libro “Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale o conservazione delle razze privilegiate nella lotta per la vita”, tramandato come “L’origine delle specie”. Questa opera fu redatta dopo studi impegnati nella raccolta di osservazioni e dati, durata 25 anni.
Darwin, a 22 anni, fece parte di una spedizione che compì il giro per i mari del mondo. Visitò le isole Galapagos studiando animali affini tra loro, con diversi regimi alimentari che procuravano variazioni estetiche.
I concetti fondamentali della teoria evoluzionistica di Darwin sono:
1) la specie non è una unità immutabile, ma soggetta a variazioni;
2) l’evoluzione dei viventi è determinata dall’azione della selezione naturale, che favorisce gli individui più adatti al loro ambiente;
3) le modificazioni vantaggiose si trasmettono da una generazione all’altra.
Ma i motivi della variabilità della specie, come anche il meccanismo di trasmissione alla discendenza di alcune modificazioni utili, restano sconosciute a Darwin.
Nel 1871 Darwin pubblicò “L’origine dell’uomo e la selezione in rapporto con il sesso”, dove considerò, secondo la sua teoria evoluzionistica, che l’uomo deriva da antenati comuni con le attuali scimmie. Questa teoria divise il mondo dei naturalisti. Seguaci e oppositori combatterono una battaglia fondata su osservazioni scientifiche.
La nota teoria di Darwin, in effetti, si presentava molto discutibile poiché mancavano allora le conoscenze genetiche che spiegassero l’origine della varietà biologica e l’ereditarietà dei caratteri morfologici e funzionali.
La teoria di Darwin sull’origine delle specie nega la credenza tradizionale dell’immutabilità delle specie basata su considerazioni filosofiche-religiose. Affrontando l’origine dell’uomo Darwin affronta il problema se l’uomo, come tutte le altre specie, provenga da qualche forma preesistente, come si sia sviluppato, quali siano le differenze di struttura e dello sviluppo embriologico.
Egli deduce che l’uomo e le scimmie antropomorfe hanno un comune progenitore. Questo progenitore è un “simiade”, quadrupede peloso abitante in Africa. Ma il “simiade” dovrebbe essere disceso da un animale marino. Se l’uomo è fornito di intelligenza e di senso morale viene spiegato da Darwin con la teoria dell’evoluzione.
L’opposizione a questa teoria creò correnti idealistiche e religiose, poiché era un attacco al dogmatismo religioso basato sull’idea della creazione. Attualmente si dissente ancora su creazione ed evoluzione, anche se l’evoluzione è un fatto scientifico, ma un Essere superiore ha creato il mondo e la vita.
In difesa di Darwin è esposta, nel Museo di storia naturale a Londra, la più grande collezione di libri del padre della teoria evoluzionista, dal 1829 in poi. Ma la polemica tra creazionisti e darwinisti è ancora accesa.
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