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Maggio-Giugno/2008 - Laboratorio
Poliziotti di quartiere
di Mirko Carletti Segr. prov. Silp-Cgil - Roma

Negli ultimi anni si è molto parlato della nuova filosofia della Polizia di prossimità, un modello sicurezza moderno e condivisibile che stenta a trasformarsi da slogan in realtà. Le iniziative della Polizia di prossimità comprendono le denunce via web, il commissariato di Ps on line, le denunce a domicilio e il poliziotto di quartiere. La figura del poliziotto di quartiere, presente anche in altre Polizie europee, è una figura moderna, con finalità innovative e condivisibili; in Italia è stata introdotta nel 2002 sull’onda propagandistica di una campagna elettorale che ha trasformato il progetto in un evento mediatico, svuotandolo dei contenuti.
Il poliziotto di quartiere doveva costituire il valore aggiunto di un apparato di prevenzione e sicurezza funzionale ed efficiente, ma una realtà, fatta di Finanziarie con tagli alle risorse destinate alla sicurezza, ha mandato in crisi l’intero apparato e creato i presupposti per il fallimento della Polizia di prossimità. Si è tentato di introdurre un nuovo e diverso modello di sicurezza, seguendo modalità e tempi dettati dalla politica e dai media, senza un vero e proprio progetto organizzativo. Non c’è stata l’auspicabile assunzione di personale per questa nuova tipologia di servizio e sono stati avviati ai corsi di formazione operatori sottraendoli ad altre mansioni.
Nei commissariati romani c’è stato un proliferare (almeno sulla carta) di pattuglie di poliziotti di quartiere destinate ad incrementare il controllo del territorio per migliorare la sicurezza reale e percepita dei cittadini, ma contemporaneamente vengono ridotte Volanti e autoradio impiegate nei quartieri. Avviare un progetto così ambizioso, in un contesto con evidenti difficoltà organizzative, significa creare i presupposti per il suo fallimento.
L’affermazione di questa moderna filosofia d’intervento ha trovato grosse resistenze anche tra i funzionari dirigenti, non tutti adeguatamente formati per questa novità e molto spesso legati a vecchi modelli si sicurezza. Affidare la riuscita del progetto alla discrezionalità dei singoli funzionari è stato un grave errore, perché in poco tempo i poliziotti di quartiere sono diventati virtuali, presenti sulla carta, ma assenti tra la gente, perché impiegati in altre attività ritenute prioritarie. Purtroppo, le priorità sono individuate a livello locale e, in alcune circostanze, si è preferito rinunciare alle pattuglie di prossimità impiegando lo stesso personale addirittura come autista del funzionario.
Oggi il servizio è in evidente difficoltà, personale equipaggiato e formato per una specifica finalità è quotidianamente impiegato, per sopperire alle croniche carenze di organico, in altre attività e nei crestenti servizi di ordine pubblico. I poliziotti di quartiere rivendicano chiarezza e certezze per il futuro professionale, oggi sempre più mortificato.
Nelle ultime settimane la questura di Roma sembra aver riscoperto le potenzialità dei poliziotti di quartiere ed ha avviato un progetto di collaborazione con gli istituti scolastici per rilanciare l’attività di prossimità e restituire un adeguato numero di operatori al loro originario impiego.
Il Silp auspica che questo progetto non si trasformi nell’ennesima effimera iniziativa e vigilerà per evitare ulteriori mortificazioni professionali degli operatori di Polizia e per impedire l’ennesima delusione dei cittadini in tema di sicurezza.

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