La Polizia è un’istituzione dello Stato che sin dal 1852, anno della sua creazione, ha avuto un ruolo importante all’interno del ciclo storico-sociale del nostro Paese. La vocazione socio-culturale dei suoi appartenenti si è materializzata nel 1981 con la legge di riforma 121, grazie alla quale si è abbandonato quel concetto di organizzazione corporativa che ne ha permeato le origini.
Nacque quindi il sindacato, l’organizzazione per eccellenza che riuscì, grazie all’impegno e ai sacrifici dei suoi aderenti, a conquistare diritti importanti ad oggi irrinunciabili; i nostri carbonari pagarono col carcere questa rivolta democratica, e adesso, grazie ad essi, possiamo usufruire di quell’enorme conquista, sancita dalla nostra Costituzione, che è la libertà d’espressione, sino ad allora imbavagliata da regole pre-riforma che ne soffocavano le possibilità di uscita dall’apparato.
Adesso per tutti i poliziotti italiani è preistoria, 27 anni di azione sindacale all’interno della Polizia di Stato hanno permesso un’evoluzione socio-politica importante; i poliziotti possono lottare liberamente per i propri diritti, per dare il giusto valore alla presenza delle donne e, finalmente, ci si è liberati da quel concetto corporativistico che per anni ci ha tenuto lontano dalla società civile. Noi ne siamo parte integrante!
Tengo a precisarlo poiché in questi ultimi tempi qualcuno dolosamente tende a riaffermare la nostra distanza dalla società civile, nel tentativo di ridefinire la Polizia di Stato con un modello militare! I fatti sono evidenti, e ne cito alcuni: nell’ultimo decennio non è stato indetto alcun concorso per l’ingresso di giovani all’interno della Polizia di Stato; nell’ultimo decennio nessuna donna, vista la mancata indicazione di concorsi, è riuscita a far parte della Polizia di Stato; nell’ultimo decennio hanno fatto il loro ingresso, nei ruoli della Polizia di Stato, solo giovani che hanno dovuto affrontare la ferma breve nell’Esercito per una durata minima di tre anni.
Mi sembra opportuno porre una domanda: ma cosa c’entra la formazione militare con chi dovrà, con l’ingresso nella Polizia di Stato, confrontarsi e collaborare con i cittadini?
Confronto e collaborazione sono definizioni ormai acquisite dalla nostra società civile, dalle nostre istituzioni, frutto del nostro ingresso in Europa, della nostra evoluzione culturale. L’affermazione della legge 241/90, attraverso la quale si sancisce il principio di collaborazione e di democrazia applicata alle nostre istituzioni, ha rivoluzionato l’idea delle istituzioni chiuse e corporative, imprimendo con la sua applicazione una svolta partecipativa e democratica alla nostra società; l’acquisizione della “concertazione” come modalità di dialogo, la sua interiorizzazione nel tessuto sociale, sono valori che hanno aperto la via al confronto all’interno e all’esterno delle nostre istituzioni, stimolandone la crescita democratica.
Queste battaglie, queste progettualità sono in questo periodo in grave pericolo! Nell’ultima campagna elettorale si è verificato, all’interno del mondo sindacale, un sovvertimento dei principi di indipendenza dalla politica dei partiti, provocato dalle candidature di esponenti di spicco delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Mi riferisco alla candidatura del segretario nazionale generale del Siulp Oronzo Cosi nelle file dell’Udc, e alla candidatura del segretario nazionale generale del Sap Filippo Saltamartini nelle file del Pdl.
Il terremoto politico sindacale si è verificato perché entrambi hanno conservato la loro carica di segretario generale nazionale per ottenere maggiore visibilità all’interno del panorama nazionale. Il desiderio di contribuire democraticamente col proprio impegno personale al miglioramento delle condizioni dei poliziotti nelle sedi parlamentari non è e non deve essere messo in discussione, ma altrettanto vero è che neanche l’autonomia del sindacato deve essere messa in pericolo.
In una lettera aperta, redatta sotto il simbolo Udc, il segretario nazionale Siulp Oronzo Cosi affermava testualmente: “Ho intrapreso questo nuovo percorso, con l’approvazione ed il sostegno del Siulp e degli amici del Siap, della Consap, dell’Ugl, del Coisp e della Uilps... la mia candidatura è la nostra candidatura...” trascinando il sindacalismo della Polizia di Stato verso l’assunzione di connotazioni politiche, che rischiano di compromettere quell’autonomia e quella credibilità che ci siamo conquistati nel corso degli anni.
La Segreteria provinciale Siulp di Trapani, a cui il sottoscritto appartiene, si è dissociata da questa controversa ed ambigua posizione, diffidando pubblicamente il candidato Udc Oronzo Cosi ad utilizzare il simbolo del Siulp, invitandolo alle dimissioni per salvaguardare l’organizzazione, chiedendo alla Segreteria nazionale di prendere atto della situazione per dichiararne l’immediato decadimento come da statuto.
Nessuna delle nostre richieste è stata presa in considerazione, anzi, è seguito un silenzio assordante da parte di tutta la struttura, che attraverso una lettera della Segreteria nazionale, a firma Felice Romano e Oronzo Cosi, recita: “Dal 3 marzo in poi siamo occupati in prima persona con il sostegno e il conforto di tutti i colleghi della Segreteria nazionale, a dare piena attuazione alle decisioni del maggior organo deliberante della nostra organizzazione. Siamo quindi impegnati a far sì che il segretario generale Oronzo Cosi venga eletto Senatore della Repubblica... Sarebbe opportuno... evitare alcune affermazioni che fanno correre il rischio al nostro sindacato di un grave danno di immagine e di credibilità. ...vi auguriamo... evitando, com’è nostra cultura, le suggestioni di qualche recente improduttiva polemica”.
Riteniamo che una grave deriva corporativistica sia in atto nella Polizia di Stato attraverso il nostro mondo sindacale, riteniamo che la sottoposizione ai partiti politici sia una mera operazione personalistica che di fatto sta mettendo in crisi il concetto di sindacato all’interno della Polizia di Stato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti per il mondo sindacale e per la stessa Polizia di Stato. L’autonomia è un valore che nessuno, nemmeno i segretari delle più grosse organizzazioni sindacali della Polizia di Stato e le loro Segreterie compiacenti, si devono permettere di mettere in pericolo.
Nel panorama sindacale all’interno dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza, l’unico sindacato che è rimasto fuori da giochi politici e da mere lottizzazioni personalistiche è il Silp per la Cgil, a cui, per tutte le ragioni precedentemente esposte, da questo momento aderisco ufficialmente, con altri quadri Siulp, per portare avanti quelle battaglie e difendere quelle conquiste dei cittadini-poliziotto che non possono essere ostaggio della politica!
Vorrei chiudere con la necessità di affermare il vero senso ed il vero ruolo della nostra amata Polizia di Stato, attraverso la legge 121/81 di cui l’art. 24, a proposito del ruolo ad essa affidatole dalle istituzioni, cita testualmente: “...la Polizia di Stato esercita le proprie funzioni al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini, sollecitandone la collaborazione. Essa tutale l’esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini; vigila sull’osservanza delle leggi...; tutela l’ordine e la sicurezza pubblica...”; queste alte e nobili funzioni, assegnate alla Polizia di Stato, ci hanno visto e ci vedranno in primo piano per la loro difesa e la loro attuazione, con un’azione sindacale volta alla completa integrazione con la società civile, poiché non siamo al servizio di alcun partito politico, ma al servizio dei valori repubblicani, della democrazia e del popolo italiano.
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