Ad ogni fine settimana i quotidiani commentano le morti avvenute sulle strade italiane. Ho riflettuto molto su questo fenomeno che ha assunto caratteristiche di un vero e proprio dramma sociale e che colpisce in larga parte ragazzi e ragazze. Molti di loro purtroppo trovano la morte in giornate dedicate al divertimento e allo svago.
E’ terribile, ma secondo alcune statistiche, un cittadino su tre ha la possibilità di rimanere vittima di un grave incidente stradale, che è la principale causa di morte per i giovani di età compresa tra i 14 e i 34 anni. Purtroppo le stesse statistiche ci dicono che tale fenomeno è in continuo aumento. Come operatore di Polizia e genitore, ritengo non serva appellarsi esclusivamente alle sole regole del Codice della Strada, così come predica qualcuno, perché l’inversione di rotta non può essere determinata esclusivamente dall’operato delle Forze dell’ordine.
Mi sembra opportuno evidenziare che la maggior parte degli incidenti si verificano su strade molto distanti dai locali notturni (fra l’altro ultimamente molto meno frequentati che nel recente passato) e questo ci fa capire che è umanamente impossibile presidiare l’intero territorio perché non vi è alcuna certezza su dove, come e quando potrebbe consumarsi la tragedia. Così come non è sufficiente l’uso, e spesso l’abuso, dei servizi predisposti con i vari misuratori velocità, figli dell’autovelox, ai quali si è aggiunto il neonato “sorpassometro”, già operativo sulla statale Emilia a Piacenza, sulla statale Romea a Ravenna e sulla statale Adriatica a Rimini. Spesso l’impiego di tali strumenti è dettato unicamente da motivi economici di “cassa” e comunque il loro utilizzo ha un effetto esclusivamente repressivo, al quale andrebbe sicuramente affiancata l’attività di prevenzione, se si vogliono ottenere risultati nel lungo periodo.
Inasprire le leggi o chiudere le discoteche ad un determinato orario non risolve il problema, anzi allontana ulteriormente i giovani dagli adulti, creando ulteriori barriere generazionali. Pertanto il fenomeno, non per puro caso definito dramma sociale, deve essere affrontato principalmente e ovviamente nelle famiglie ma anche nelle scuole, a partire da quelle elementari, inserendo un serio programma portato avanti da docenti preparati, o psicologi, e che servirà appunto a fare comprendere quei valori essenziali che oggi, purtroppo, non vengono a volte riscontrati nei più giovani.
Quindi, dialogare al fine di capire quali sono i loro bisogni, le loro aspettative, i loro disagi, recuperando quel rapporto dialettico tra diverse generazioni e tra genitori e figli all’interno della famiglia, alla ricerca dei motivi che li rendono insicuri e deboli, tanto da trovare facile sostegno nell’alcol - a tale proposito sono aumentate del 333% le infrazioni stradali rilevate nel 2007 rispetto a quelle del 2006 - o, peggio ancora, nell’uso disinvolto di sostanze stupefacenti, fino al punto da disprezzare, inconsciamente, persino la propria vita.
Quello che fa più rabbia è il fatto che in questo Paese, che si definisce civile, non vi è mai stata una politica mirata ai molteplici problemi esistenziali dei giovani, ma si è sempre agito sull’onda dell’emotività, adottando soltanto strumenti tanto repressivi quanto inefficaci. Allora, più prevenzione reale, più cura dei manufatti e dei manti stradali, più educazione stradale nelle scuole e, principalmente, più rispetto del bene primario che è la propria e l’altrui vita.
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