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Maggio-Giugno/2008 - Interviste
Israele/Palestina
“Gli accordi con i Palestinesi? Dipende da con chi parli”
di Intervista a cura di Leandro Abeille

Il dr Eran Israel è il comandante del Dipartimento della Community Policing ed ex portavoce della Polizia israeliana. E’ anche il responsabile della Sezione israeliana dell’International Police Association.

Qual è il ruolo dei civili israeliani volontari organizati in ronde che collaborano con la Polizia per la sicurezza?
E’ una cosa che noi facciamo da tempo e siamo andati molto al di là delle ronde. Nel 1974 una serie di attacchi terroristici, culminati con l’uccisione di 18 bambini a Ma’alot, hanno convinto alcuni i civili ad organizzare una specie di guardia volontaria, per aiutare le Forze dell’ordine. Con il passare del tempo, la guardia ha iniziato a dare dei buoni frutti, così è stata riorganizzata ed autorizzata dalla Knesset con la concessione di armi e poteri dopo il necessario addestramento. Alla fine degli anni ’70 erano 15.000 i volontari e pochissimi anni dopo, sono diventati 120.000. Tutti quanti si prendevano cura del loro vicinato.
Nel 1981 alcuni volontari sono entrati organicamente nella Polizia Stradale vestendo una uniforme uguale a quella dei poliziotti, e oggi sono addirittura impegnati nelle investigazioni giudiziarie. Non è una rarità vedere pattuglie miste di volontari e regolari in tutte le Specialità della Polizia. Molti volontari sono specializzati nell’identificazione delle vittime, dei disastri naturali e negli attentati con esplosivo, in questo particolare settore sono impegnati perlopiù religiosi e dentisti.
Attualmente sono impegnati 53.000 volontari, di cui 30.000, una o due volte alla settimana, lavorano organicamente con la Polizia nel controllo del territorio. C’è da ricordare che la Polizia israeliana, compresa la Polizia di frontiera, è composta da soli 28.000 uomini. In pratica senza i volontari non potremmo far fronte a tutti gli impegni della Polizia.

A proposito di attentati, che tipi sono gli shaid?
Sono tipi pericolosi. In alcuni casi sono dei ragazzi ritardati, altre volte hanno subito il lavaggio del cervello, il restante sono fanatici religiosi a cui una guida religiosa ha impartito degli ordini.
Comunque sono i più poveri e disperati ad essere shaid. Nessun capo di Hamas manda i figli a fare gli shaid.

Come mai non si riesce a fare la pace con i palestinesi?
E’ molto semplice, con i politici palestinesi è possibile fare accordi, il problema sono i religiosi, loro non vogliono che esista lo Stato d’Israele. Il problema è anche l’interlocutore, chi è a Ramallah la pensa in un modo, e a Gaza invece sono del parere opposto, quasi su ogni cosa.
Se il governo israeliano fa un accordo lo mantiene anche a distanza di tempo e se è di colore diverso. Con i palestinesi, se fai un accordo con un gruppo non è detto che vada bene anche per l’altro.

I coloni non c’entrano?
Le colonie rappresentano una violazione della legge internazionale. E’ pur vero che molti di loro abitano zone che erano disabitate e che un tempo vedevano la presenza degli ebrei.

Cooperate con la Polizia palestinese?
Manteniamo una struttura di ufficiali di collegamento con loro, negli anni scorsi, abbiamo anche addestrato la Polizia palestinese, tutto questo in Cisgiordania.
A Gaza, c’è Hamas, non abbiamo collegamenti né noi, né la Polizia comandata da al-Fatah.

Come mai Israele è l’unico Paese del Medioriente a far parte dell’International Police Association?
Le Polizie arabe non possono far parte dell’Ipa, sono impiegate in Paesi non democratici e non possono firmare la convenzione Ipa contro la tortura.
Abbiamo provato a tirare dentro i giordani ma non abbiamo avuto successo.

Se avesse informazioni di un attentato a Beirut, chiamerebbe il Capo della Polizia libanese per informarlo e sventare l’attacco.
Non ho il suo numero, ma se lo avessi, sicuramente sì.
[Nel marzo 2007, a Beirut, avevo chiesto a Achraf Rifi, direttore generale delle Forze di sicurezza libanesi, se, avendo “informazioni vitali per sventare un attentato contro Israele, farebbe una telefonata al parigrado di Gerusalemme per avvisarlo?”. La risposta era stata: “No, mi dispiace, Israele è un nemino” n.d.r.].

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