home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:59

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Maggio-Giugno/2008 - Interviste
Israele/Palestina
“Le intifada, negative per noi Palestinesi”
di Intervista a cura di Leandro Abeille

Areef Al Jabari, il governatore di Gerico e di Al Aghwar, è il rappresentate regionale del Presidente Abù Mazen e responsabile delle politiche palestinesi in tutta l’area. Il governatore è un uomo corpulento e gentile con una vasta esperienza politica. E’ nato nel 1948, l’anno della fondazione dello Stato d’Israele, ha una laurea in Scienze dell’Amministrazione ed una in Studi islamici. E’ stato vice presidente dell’Università di Hebron e vice ministro per gli Affari Religiosi sotto la presidenza Arafat e fino allo scorso anno governatore di Hebron.
Il territorio che amministra è frammentato a causa dell’occupazione israeliana ed è chiuso, in quanto il confine con la Giordania è amministrato dai soldati con la stella di David.

Siete pronti per la pace?
Noi stiamo rispettando gli accordi presi con gli israeliani e la comunità internazionale. Speriamo che i politici israeliani facciano lo stesso, non c’è alternativa alla pace, è quello che da ogni parte si sostiene, in special modo dalla presidenza Usa, cioè la soluzioni dei due Stati e sull’accordo arabo israeliano. Vogliamo stabilità e sicurezza che sono pre-requisiti fondamentali per il nostro benessere.

C’è qualche palestinese che forse non è d’accordo a fare la pace con Israele…
I palestinesi non sono nemici degli ebrei, tutt’altro, è nostro desiderio vivere con loro in pace e prosperità come due buoni vicini, ognuno con la sua indipendenza e la sua sicurezza. Dobbiamo smetterla di farci la guerra ed iniziare la cooperazione. Non ci sarà mai pace in Medioriente finché non ci sarà pace tra israeliani e palestinesi.

Riuscireste a collaborare dopo tanti anni di guerra?
Stiamo già collaborando con gli israeliani in alcuni campi dell’economia, dello sviluppo energetico e dell’educazione, con la pace sarà tutto più facile.

Già qualche anno fa si parlò di una sorta di “Piano Marshall” per la Palestina, lei che ne pensa?
Abbiamo sicuramente bisogno di finanziamenti, di imprenditori stranieri che credano nelle possibilità di sviluppo della Palestina.
Abbiamo bisogno di imparare, di qualificare i nostri tecnici come i nostri operai, abbiamo bisogno di persone che vadano all’estero ad imparare e che soprattutto ritornino per addestrare chi è rimasto.

L’Italia sta collaborando?
L’Italia è uno dei Paesi che più si impegna per il popolo palestinese, sia dal punto di vista economico sia per la formazione.

Questa è una zona turistica, come è possibile aumentare l’offerta?
La Palestina ha grandi possibilità nel settore, abbiamo importanti luoghi turistici sia per il turismo consumistico sia per quello religioso. A proposito di quest’ultimo, per tutte le religioni. Ogni anno delegazioni di alti prelati cristiani sono ospiti nella nostra regione per partecipare al protocollo di festeggiamenti che organizziamo. Per ora siamo bloccati.
Le zone turistiche stanno soffrendo la presenza israeliana, Gerusalemme è chiusa a tutto ciò che è palestinese, a Betlemme c’è il muro, e per raggiungerla i check-point, Al-Khalil (Hebron) e Gerico sono divise e circondate da check-point, inoltre le compagnie israeliane che lavorano nel settore turistico del Mar Morto e del Giordano fanno di tutto per non far arrivare turisti da noi.

Cosa pensa delle due intifada?
Credo che abbiano causato delle ripercussioni negative sul popolo palestinese. Soprattutto con la seconda intifada il governo Sharon decise di invadere tutta la Palestina e di distruggere molte centrali della sicurezza palestinese. Ci furono tanti morti, arresti e imprigionamenti, la vita della società civile si fermò. I posti di lavoro israeliani che impiegavano personale palestinese vennero chiusi, creando ancora più disoccupazione.

Fu utile a qualcosa?
No, non fu utile, fu un errore che provocò una reazione esagerata degli israeliani a cui non potevamo in alcun modo fare fronte. Inoltre, a causa dell’intifada gli accordi di pace si fermarono riportando indietro le lancette della nostra libertà. I palestinesi che in totale buona fede combatterono l’intifada erano convinti che con essa si potesse fare pressione sugli israeliani per rispettare gli accordi presi con Rabin, ma la violenta reazione del governo Sharon ha dimostrato che eravamo fuori strada.

Tornando indietro consiglierebbe di combattere?
Come sostiene il nostro Presidente Abu Mazen, la nostra deve essere una scelta di pace che deve seguire accordi negoziali con Israele. La maggioranza dei palestinesi è d’accordo con questa visione. Io capisco il popolo israeliano che ha sofferto molti lutti, così come loro capiscono noi palestinesi che abbiamo avuto tantissimi morti. Sono convinto che la gente d’Israele voglia la pace, ma il governo è ostaggio degli ortodossi che invece la pace non la desiderano.

Cosa si fa adesso?
Questo è il momento buono per fare la pace. Il nostro Presidente è un moderato, ha partecipato agli accordi di Oslo, se lui se ne va non so cosa potrebbe succedere all’interno delle Istituzioni e del popolo palestinese. E’ necessario normalizzare e implementare le relazioni con Israele sia da parte palestinese, sia da parte dei Paesi arabi, su questo bisogna fare chiarezza.
I passi devono essere quelli ormai già noti a tutti, rimuovere l’occupazione e creare uno Stato palestinese. Noi saremo dei buoni vicini per gli israeliani.

Uno dei motivi per cui gli israeliani sono presenti con l’esercito in questa zona è perché, dicono, voi palestinesi non riuscireste a garantire la sicurezza…
Io sono il rappresentate finale della sicurezza nell’area che amministro ed è proprio in questa zona che stiamo organizzando la futura sicurezza palestinese. Stiamo reclutando con attenzione le nostre forze e le stiamo addestrando anche con l’aiuto dell’Unione Europea e degli Usa. Il nostro personale è addestrato secondo standard internazionali e reclutato nelle fasce più istruite, tutti gli ufficiali infatti sono in possesso di una laurea e a volte anche più di una. Possiamo garantire la stabilità della zona ed un efficace contrasto alla criminalità.

Riuscireste a fermare uno shaid contro i coloni?
Siamo responsabili delle aree che controlliamo, possiamo prevenire attacchi di ogni tipo ed assicurare la sicurezza di tutti quelli che vivono nelle nostre aree.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari