Amedeo Landino, Segretario del Siulp di Bologna ha indirizzato una lettera alla Casa delle Donne per rispondere alle dichiarazioni rilasciate dal suo responsabile, Anna Pramstrahler, che aveva accusato Polizia, servizi sociali e Tribunali di non credere alle denunce delle donne
Come organizzazione sindacale di Polizia garante del rispetto dei diritti dei poliziotti e delle poliziotte sulla questione femminile siamo sempre attenti alle politiche inclusive della donna all’interno della categoria, promuovendo da decenni il pieno rispetto delle pari opportunità, tutelandone il più alto livello di emancipazione. L’8 marzo ci siamo imbattuti nelle dichiarazioni rilasciate dalla dottoressa Pramstrahler: ebbene, per quante come voi ci conoscono, sarà più facile comprendere come una tale generalizzazione ci abbia ferito nel profondo, atteso anche il grande lavoro che quotidianamente svolgiamo a sostegno delle vittime in generale e in particolare nei confronti delle donne obiettivi di violenza, anteponendo spesso l’approccio umano e solidaristico a quello operativo procedurale. Inoltre ci teniamo a precisare che la filiera organizzativa della sicurezza è fatta di componenti che lavorano in sinergia tra loro e molti sono i casi che orgogliosamente potremmo riportare in cui abbiamo evitato il consumarsi di drammi a danno delle donne. Al contempo, siamo consapevoli che alcune volte gli strumenti a disposizione delle Istituzioni per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne non risultino così incisivi, ecco perché siamo consapevoli che molto spesso sia importante battere sul tempo l’aguzzino, arrivando per primi e mettere al sicuro la donna dal suo raggio d’azione. Allora, per noi è importante che lo slogan ‘Io ti credo’, non rappresenti un ‘puntare il dito’ verso le istituzioni, ma sia punto di partenza per le vostre battaglie da noi condivise in favore della tutela della donna e il riassunto in positivo dell’attività di noi operatori di Polizia che ogni giorno, in silenzio, portiamo avanti in merito alla tutela delle donne e al dramma che vivono quando entrano nel vortice della violenza.
A volte il mondo che vorremmo non rispecchia il mondo che abbiamo intorno e, con profonda frustrazione e dolore, alcune volte non ce l’abbiamo fatta pur avendocela messa tutta, ma possiamo assicurarvi che portiamo dentro di noi, con quelle donne, con i loro familiari e i loro amici, una fetta di dolore per tutta la vita. [...]
La nostra non vuole essere una polemica, ma un invito a percorrere insieme la stessa strada per raggiungere i medesimi obiettivi: ‘Mai più violenza sulle donne’.
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La replica della Casa delle Donne
Gentilissimi, abbiamo ricevuto la vostra garbata lettera che rileva le dichiarazioni della dott.ssa Anna Pramstrahler, espresse nella manifestazione svoltasi in Piazza Maggiore l’8 marzo a Bologna, quando ha affermato che “abbiamo lanciato una parola chiave che si chiama ‘Io ti credo’ perché tuttora le donne, a parte i centri antiviolenza, in tutti gli altri posti, dalla Polizia ai servizi sociali ai Tribunali non sono credute”. Precisiamo che la frase della dott.ssa Anna Pramstrahler proviene da un comunicato stampa emesso dall’Associazione D.i.Re - Donne in rete contro la violenza ha lanciato l’hashtag# Io ti credo, riferendosi alla diffusa esperienza raccolta dalle dichiarazioni e dai percorsi affrontati dalle donne che hanno chiesto aiuto agli 80 centri antiviolenza che riunisce,
L’intento della campagna “Io ti credo”, di cui d’altronde Siulp stesso ha recepito il senso, è quello di sensibilizzare tutte le Istituzioni perché si accorgano e provvedano a intervenire colmando i vuoti ancora esistenti, e migliorando l’accoglienza delle donne che hanno subito violenza.
Sappiamo anche dai dati dell’ultima ricerca Istat, svolta nel 2014, che rispetto alla precende del 2006 le donne vittime di violenza sono più soddisfatte del lavoro delle Forze dell’ordine, e che per le violenze da partner o ex partner, le donne molto soddisfatte passano dal 9,9% al 28,5%. E sappiamo che questi cambiamenti non sono dovuti solamente ai cambiamenti legislativi intercorsi nel frattempo, ma anche allo sforzo formativo e l’impegno che il Corpo della Polizia di Stato ha dedicato a questo tema.
Rimane comunque molto da fare perché tutto il personale che entra in contatto con le donne che chiedono aiuto, in tutte le Istituzioni e agenzie, e nell’opinione pubblica in generale, sappia comprendere appieno la situazione di pericolo e complessità dell’aiuto che occorre fornire alle vittime. Sappiamo che c’è ancora molta diffidenza e confuzione nel modo di giudicare le situazioni di violenza per vari motivi di cui spesso si discute nelle occasioni pubbliche e nei tavoli operativi a diversi livelli.
Nella vostra lettera si coglie il desiderio di essere considerati/e come forza attiva nel contribuire al superamento di quelle zone d’ombra che innegabilmente ancora esistono. Noi da parte nostra siamo impegnate nel diffondere la consapevolezza che “Mai più violenza sulle donne”, come conclude la vostra lettera, oltre che un obiettivo è un diritto.
Contando sulla collaborazione che ha sempre caratterizzato i nostri rapporti, porgiamo cordiali saluti.
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