La dottrina del Buddha
Attraverso i media abbiamo visto schiere di monaci, dalle lunghe vesti color zafferano o rosse, ribellarsi ad eventi che condurrebbero al loro allontanamento dal Tibet. La situazione, degenerando, potrebbe portare alla compromissione dello svolgers di una manifestazione sportiva mondiale come i Giochi Olimpici, prossimi all’inizio.
Quei monaci difendono la loro identità religiosa per la sopravvivenza dei loro vetusti templi, dove “regna” Buddha, testimone dell’antica fede buddista.
Qualunque sia la ragione di tanto accanimento non è condivisibile il divieto di praticare questa religione millenaria, che attraverso la storia non ha mai nociuto a nessuno.
Fuori dall’Asia il buddismo non era conosciuto all’inizio del secolo, ma attualmente ha assunto il ruolo di una religione cosmopolita favorita dalla decadenza spirituale delle chiese tradizionali.
Ma chi era Buddha? Come iniziò questa religione?
Non esiste materiale documentario dell’epoca, ma un testo pubblicato a Colombo (Sri Lanka) fa una narrazione semplificata dell’esistenza storica di Budda.
“Nel giorno della luna piena di maggio del 623 a. C. nacque nel distretto del Nepal un principe indiano di nome Siddartha Gautama. A sedici anni sposò sua cucina Yasodhara. Visse a corte, ignaro delle traversie della vita all’esterno del suo palazzo.
All’età di 29 anni ebbe un figlio, Rahula. Egli considerò questo figlio un ostacolo, perché si rese conto che tutti siamo soggetti a nascita, infermità e morte. Comprendendo l’universalità del dolore decise di trovare la soluzione a questo malessere comune a tutta l’umanità.
Rinunciò ai piaceri del suo stato e, una notte, abbandonò il palazzo. Si taglliò i capelli, indossò un saio e si mise alla ricerca della Verità”.
Questa la biografia essenziale in contrasto con fantastici racconti dei “testi canonici”.
La svolta decisiva della sua vita avvenne quando vide un malato, un vecchio e un morto. Questa esperienza lo spinse a riflettere sul significato della vita e a cercare una risposta presso maestri indù, ma inutilmente. Praticò la meditazione, il digiuno, lo joga e si sottopose a privazioni straordinarie, ma non riuscì a raggiungere la pace spirituale o l’illuminazione. Infine, si avvide che una vita di rinunce era inutile come può essere una vita dissipata e adottò la “via media”, evitando comportamenti estremi.
Era giunto alla convinzione che la risposta era nella nostra coscienza, ed iniziò la sua meditazione sotto un albero: il fico delle pagode. Resistendo alle tentazioni ottenne l’illuminazione.
Il Gautama divenne il Buddha, ovvero l’Illuminato, raggiungendo la meta suprema, il Nirvana, la condizione di perfetta pace e di illuminazione, libero dal desiderio e dalla sofferenza.
Dopo l’illuminazione, Buddha cominciò ad insegnare ad altri la sua nuova verità. Nella sua prima predica, nella città di Benares, insegnò che per essere salvati bisogna evitare la dedizione ai piaceri e l’ascetismo e seguire la “via media”. Bisogna capire le Quattro Nobili Verità:
- “Nascita è dolore, malattia è dolore, morte è dolore; dolore è lo star insieme con persone non care, dolore è l’essere diviso da persone care, dolore è non ottenere ciò che si desidera.
- Il dolore nasce dal desiderio e dal piacere.
- L’estinzione del desiderio significa fine del dolore.
- L’estinzione del desiderio si raggiunge con il distacco dalla passione esercitando il controllo sul proprio modo di agire, pensare, credere”.
Ricercare la salvezza nella verità e cercare rifugio soltanto in sé stessi con una retta fede, retto proposito, retta parola, retta azione, retto pensiero.
Il buddismo si diffuse in molti Paesi asiatici. Durante il XX secolo migliaia di monasteri e templi sono stati distrutti, monaci e suore cacciati, imprigionati e uccisi, ma il buddismo esercita antica un forte influsso sul pensiero e sulle usanze della gente.
In Europa e in America settentrionale, l’idea buddista di cercare la verità nel proprio io attrae molti e la meditazione è un mezzo di evasione dalla vita caotica occidentale.
Queste le parole di Tenzin Gyatso, il Dalai Lama del Tibet, ora in esilio: “Forse oggi un ruolo del buddismo può essere di ricordare agli occidentali la dimensione spirituale della loro vita”. Più che una religione, una filosofia.
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