Il 2 aprile nella capitale dell’Angola
sfileranno le ragazze colpite
dalle mine antiuomo. Con l’augurio
che la loro vita continui in bellezza
Sulla passerella porteranno non solo tutta la loro bellezza, ma anche le loro menomazioni e le loro storie dolorose, testimonianza dei 27 anni di feroci combattimenti che hanno dilaniato l’Angola. Un concorso sui generis, quello che si svolgerà il 2 aprile nella capitale Luanda, al quale parteciperanno 18 miss, di età variabile tra i 18 e i 35 anni, provenienti da ogni provincia del paese. “Miss Landmine Survivor” (Miss scampata alla mina), infatti, è un concorso di bellezza tra ragazze che hanno subito mutilazioni, che permette alla prima classificata di aggiudicarsi una protesi.
Dopo la fine della guerra civile nel 2002, l’Angola è stato al centro di una significativa ripresa economica, anche grazie agli enormi proventi del petrolio. L’Angola, infatti, con i suoi ottocentomila barili di petrolio al giorno, è il secondo produttore di greggio del continente africano, secondo solo alla Nigeria. Nel suo sottosuolo si nasconde una vera e propria miniera di ricchezze: oro, diamanti, uranio, bauxite, fosfati. Al di sopra di quei terreni, però, c’è la miseria più nera: 100000 angolani che muoino di fame e decine di migliaia di mutilati dalle mine antiuomo e anticarro, molte delle quali ancora inesplose.
Alla base del concorso, organizzato dalla Commissione per lo Sminamento dell’Angola, l’intento di infondere fiducia a chi è stato deturpato per sempre dalle esplosioni e di illuminare con un po’ di speranza un futuro che sembrava distrutto da questo tragico fenomeno. «La bellezza è in ciascuno di noi, anche in chi è stato più sfortunato e ha subito una mutilazione», ha affermato durante la presentazione del concorso Madalena Neto, coordinatrice della Commissione per lo Sminamento dell’Angola. «Dobbiamo restituire alle ragazze l’autostima e la consapevolezza che la loro vita non solo non è finita, ma deve continuare in bellezza». Qualcuno ha accusato gli organizzatori di questa iniziativa di allestire un freakshow, una “galleria degli orrori” che rischia di risultare grottesca e parodica. E’ vero, il concorso può sembrare una provocazione, ma il suo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, trovare fondi per aiutare le vittime e restituire loro la dignità di esseri umani. In Angola, infatti, le donne mutilate dalle mine vengono isolate; il concorso vuole strapparle da quell’isolamento, restituire loro la voglia di vivere e risarcirle della femminilità negata.
Ma il fine della manifestazione è anche quello di far capire alla ricca élite che governa oggi l’Angola che il paese è ancora estremamente povero e che ci sono zone dove ancora è pericolosissimo viaggiare e, ancora di più, coltivare i campi o costruire una scuola. Infatti, nonostante la guerra sia ormai finita da anni, le mine continuano a colpire quasi ogni giorno. Per le strade dei villaggi e delle città dell’Angola è impossibile non imbattersi in persone mutilate. I più fortunati si muovono sulla sedia a rotelle, alcuni si aiutano con le stampelle, altri si trascinano per terra. Nonostante l’intenso programma di bonifica dalle mine antiuomo, ci vorranno ancora molti anni per smantellare il territorio, ancora crivellato da milioni di ordigni nascosti. Si lavora con i metal detector, fra mille difficoltà e una natura avversa. In Angola le piogge torrenziali allagano le strade, facendo riaffiorare le mine. Il fango che si forma, inoltre, nasconde i terribili ordigni a tal punto che i metal detector non riescono quasi mai a localizzarli. Purtroppo, se a minare un terreno ci si mette un minuto, per renderlo di nuovo agibile occorrono mesi e mesi.
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