Al centro della polemica i coniugi Kirwan. Che, per assicurare
una vita felice alla figlia di due anni
affetta da sindrome di down, la portano in sala operatoria.
I Kirwan sono una famiglia benestante che vive a Knightbrige, una delle zone più esclusive di Londra. Lui è un chirurgo estetico di fama mondiale, lei una bellissima donna (aiutata da qualche ritocchino). Hanno tutte le carte in regola per essere i protagonisti di una splendida favola metropolitana. Ma c’è una nota stonata. Ophelia, la loro figlia di due, è anni affetta dalla sindrome di down. I suoi genitori, per correggere i difetti tipici della malattia, hanno deciso di sottoporla a una serie di interventi che rendano i lineamenti del suo viso più simili a quelli di una bambina normale. Più precisamente, spiega il padre, l’intervento correggerebbe «gli occhi troppo distanti tra loro, il naso piatto, le labbra sottili, la lingua che fuoriesce dalla bocca e il collo troppo grosso». La decisione dei Kirwan ha subito acceso un aspro dibattito. C’è chi accusa i genitori di essere spinti più dal desiderio di avere una figlia normale, che da quello di assicurarle una vita sana e felice. Ma, sulle pagine del Daily Mail, i Kirwan si difendono. « Non è giusto che Ophelia e altri nella sua stessa condizione vengano giudicati dalle loro apparenze, e magari scartati per un lavoro che invece possono benissimo svolgere» dice Chelsea, la madre della bambina. «E’ una questione di autostima: se c’è qualcosa del tuo corpo di cui non sei felice, perché non correggerlo?», continua Chelsea, che conclude: «Tutto quello che voglio è che mia figlia sia felice». Al centro della polemica non è tanto l’opportunità o meno della chirurgia estetica, quanto l’eventualità di esporre una bambina di due anni a interventi estremamente dolorosi solo per correggere la sua diversità rispetto ai canoni imposti dalla società. «Il solo pensiero di permettere che aprano la faccia a tuo figlio per cercare di renderlo più accettabile da parte della società è terribile» afferma Rosa Monckton, madre di una ragazzina down e moglie di un ex direttore del Sunday Telegraph, aggiungendo che «l’istinto naturale di un genitore è amare i propri figli, non di guardarli in faccia e di riflettere su cosa correggere chirurgicamente negli anni a venire». Se genitori e associazioni accusano i Kirwan di voler solo nascondere la sindrome, ossessionati dall’idea di un figlio perfetto, c’è chi, come I Bussey, ha già portato la figlia down in una sala operatoria. Georgia Bussey, a soli cinque anni, ha subito tre interventi estetici: ridimensionamento della lingua, correzione del contorno occhi e una ritoccata alle orecchie. Anche i Bassey parlano di una scelta nata dal desiderio di rendere la propria figlia felice. «Viviamo in una società che giudica le persone dal modo in cui appaiono. La società non cambia nel giro di una notte, così è Georgia che si deve adattare alla società, piuttosto che aspettare che la società si adatti a lei» sentenzia la signora Bussey. Ma l’Associazione per la sindrome di Down non è d’accordo: nessuno, infatti, dovrebbe sottoporsi a una tortura per conformarsi ai canoni imposti dalla società e diventare “più accettabile”.
E’ difficile credere che sia possibile garantire ai propri figli una vita felice a colpi di bisturi. I segni della malattia, infatti, travalicano i lineamenti del viso e si manifestano in altri modi. E’ probabile che i genitori della piccola Ophelia e quelli di Georgia siano spinti dal desiderio di migliorare le condizioni di vita delle proprie figlie. Ma, a questo punto, occorre fermarsi e riflettere sull’importanza che la nostra società ha attribuito alla bellezza fisica, unica strada di accesso all’amore, alla comprensione, all’amicizia e, a quanto pare, al mondo del lavoro.
FOTO: Laurence Kirwan
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