S ono un poliziotto da 22 anni, di cui ben 8 trascorsi in servizio all’Ufficio Scorte di Palermo, a cavallo delle stragi. Premetto che, culturalmente, sono un garantista e, in quanto tale, mi ispiro al principio dell’innocenza fino alla definitività della sentenza di condanna.
Non posso però accettare che chi rappresenta gli operatori di Polizia, nel rispetto autentico della memoria dei suoi morti per mano mafiosa, si consideri esonerato dal rispetto di regole, cautele ed affetti.
Ho meditato lungamente prima di questo scritto, ma quando numerosi colleghi mi hanno sollecitato una presa di posizione, ho deciso di rendere pubblica la mia distanza dal Siulp, presentando formale disdetta.
Colleghi, non si tratta dell’ambizione del Segretario generale di questa organizzazione sindacale a fare politica, peraltro rispettabilissima. Ma non presentando le dovute dimissioni dalla carica sindacale, come previsto dallo Statuto, di fatto ha strumentalmente schierato tutto il Siulp col partito politico che conta, tra i suoi maggiori esponenti, quel Cuffaro già condannato, seppur in primo grado, per ver favorito soggetti asseritamente mafiosi.
Come se non bastasse, non si può non rilevare la ancora più disdicevole condanna per rivelazione di segreti d’ufficio, con la delicatissima funzione, infatti, che siamo chiamati a svolgere, offendere la nostra intelligenza nel fornire ulteriori deduzioni in merito.
Non è sufficiente dire a singoli operatori di Polizia di non sostenere quel certo partito politico: l’assunzione di responsabilità comporta posizioni definite, nette ed inequivocabili. Chi non si schiera ufficialmente, nella migliore delle ipotesi, non opera nella trasparenza. Mi riferisco alla Segreteria provinciale del Siulp palermitano, con a capo il suo segretario generale Vittorio Costantini che avrebbe dovuto, nel rispetto dei colleghi che rappresenta, costringere il suo Segretario generale a rispettare le norme statutarie che prevedono, nelle ipotesi di candidatura, le immediate dimissioni dalla carica sindacale, così non costringendo a coinvolgere l’intera organizzazione sindacale. Permettetemi, pertanto, un ultimo accorato appello alle vostre coscienze: unitevi alla protesta!
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