Oggi, soprattutto oggi, dalla base si sente la necessità non di un sindacato di protagonisti, bensì più semplicemente e responsabilmente, di un sindacato protagonista, che con voce forte e univoca rivendichi la propria azione e funzione. Azione e funzione che non devono essere volti solo alla difesa di diritti, che dovrebbero essere oramai consolidati, ma spingersi oltre, diventare quel moto propositivo che fa rende possibile, realizzabile, e quindi presente, ciò che si ritiene sempre auspicabile ma immaginato in futuro che non arriva mai. In poche parole, essere ingranaggio di quel virtuale veicolo che permetta alla società, tutta, di non perdere terreno nei confronti dei fenomeni che investono e trasformano la società stessa. Non si tratta di anticipare di un passo i tempi, ma di non accettare il fatto di starne tre dietro. Questo ingranaggio già da ora può, deve, far sentire la propria azione all’interno e all’esterno della nostra Amministrazione
Come? Evidenziando l’inattualità del modello di disciplina, così come disegnato dal D.p.r. 737/1981. Un modello che, ancora oggi, per limitarci all’aspetto sanzionatorio, confonde sanzione con punizione e soggetto che la subisce laddove, per esempio, prevede la decurtazione dello stipendio, fino ad un sesto - mediante 300 euro! E’ difficile capire che questo sistema non coinvolge solo chi ha commesso l’eventuale infrazione, ma incide su tutto il nucleo familiare? E la famosa attenzione alle famiglie? E le famose politiche a tutela dei redditi, in particolare quelle riferite alle famiglie monoreddito. Come si può accettare una decurtazione stipendiale necessaria a far fronte al pagamento di rette scolastiche, piuttosto che al pagamento di bollette se non molto più naturalmente, e questo è un allarme, alla normale spesa alimentare?
Forme alternative esistono? Noi, nella semplicità di ragionamento che mette il lavoratore al centro di ogni analisi, crediamo di sì, per esempio trasformando la decurtazione stipendiale in prestazioni lavorative straordinarie non remunerate. Questa è la differenza tra sanzione al dipendente e punizione che ricade sulla famiglia. Facendo presente che né nella Polizia di Stato, né nella società, in materia di sicurezza, è più tempo di restayling, che mentre venti anni fa esisteva la Fiat 500 e il servizio “pattuglia appiedata”, oggi la Fiat 500 è totalmente un’altra macchina mentre la pattuglia appiedata ha cambiato solo nome trasformata in “poliziotto di quartiere”. Se voltiamo lo sguardo indietro, all’Aldo Fabrizi di Guardie e ladri, che perlomeno beneficiava della bicicletta, possiamo solo sorridere amaro. Avere oggi lo stesso numero di Volanti impiegate sul territorio rispetto a 20 anni fa (e già sarebbe un successo) è la fotografia di scelte sbagliate; il territorio è più esteso e la popolazione è notevolmente aumentata, la coperta della sicurezza è sempre più corta.
Rivendicando il modello di sicurezza diverso, dinamico, che si oppone all’attuale che ancora oggi prevede, nel centro di Roma, 18 postazioni fisse, immobilizzando 18 mezzi pienamente efficienti mentre altri sono fermi (magari perché in attesa di una banale sostituzione di candele o freni, in attesa di appositi stanziamenti finanziari per la loro realizzazione), immobilizzando 36 operatori per turno per cinque turni (totale 180). Personale che alla segnalazione di un cittadino circa l’effettuazione di un reato, o la presenza di persone sospette nelle immediate vicinanze del loro posto fisso, non possono far altro che “girare” la notizia alla Sala operativa. Qual è il tempo di risposta alla notizia? Qual è l’immagine che si offre al cittadino? Dov’è l’immagine di efficienza? Polizia di prossimità o di “approssimità”? Pretendendo luoghi di lavoro sicuri, dignitosi ed efficienti, non dovendo sopportare gli sguardi perplessi dei cittadini che entrano in taluni commissariati, non dovendo ricorrere al proprio portafoglio per comprare il toner di una stampante, non dovendo più rispondere al cittadino che il computer che gestisce la denuncia on-line ancora non è attivo, se non in riparazione da mesi, nonostante gli annunci dell’Amministrazione sempre più simili a spot pubblicitari. Non dovendo più chiedere perché gli stanziamenti ministeriali si ripartiscono su fondi che consentono l’acquisto di Audi A6 3.2 mentre quelli riferiti a formazione del personale, carburante, computer, logistica, ecc. siano sempre sottodimensionati rispetto alle necessità.
Riproponendo la centralità dell’attività di prevenzione rispetto a quella di repressione. La fiducia nelle Istituzioni demandate alla sicurezza passa prioritariamente, inevitabilmente, nella capacità delle stesse ad assicurare al cittadino non l’individuazione del responsabile di un fatto criminoso bensì nella autorità di far rispettare i precetti stabiliti dalla legge. La repressione è la risposta a quella azione criminale che è riuscita a passare le strette maglie della prevenzione, è in definitiva la seconda possibilità che, sia chiaro, lo stato di riserva per veder garantito e risarcito comunque il cittadino. Cittadino che, in uno Stato democratico e di diritto, chiede autorevolezza prima che autoritarismo.
Osservando che non è normale far scadere un contratto, aspettare un anno - quando dice bene - per avviare serie trattarive per il rinnovo, e nel frattempo erogare la cosiddetta vacanza contrattuale che si basa sul famoso tasso di inflazione programmata, sul quale è lecito chiedersi come mai non solo non si riesca a rispettare, ma nemmeno ad avvicinare il valore supposto. Per non parlare del danno economico reale, ovvero di quello che si subisce nel ricevere somme in ritardo tentando di far credere che, comunque, il valore delle stesse sia costante.
Oppure ritenendo non normale veder riconosciuta come remunerazione di prestazione di lavoro straordinario una somma che non ha paragone con alcuna altra realtà lavorativa, privata e pubblica, di contrattazione nazionale o locale, e soprattutto che non si può ritenere risolutivo un intervento in materia che immagina aumenti di 1,5-2 euro per ora. E ancora, che non è serio continuare a sottoscrivere impegni in calce ai contratti se, per l’ennesima volta, non si dà seguito a questi impegni. Ne va della credibilità dell’interlocutore. Come non è normale che le questioni inerenti le Istituzioni preposte a garantire la sicurezza sociale e l’attività di contrasto alla grande criminalità organizzata, siano discusse nello stesso ambito dove si decide la politica delle misure a sostegno della difesa nazionale e internazionale, confondendo il peacekeeping e il peacemaking con la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Come? Rivendicando e partecipando, subito.
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