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Aprile/2008 - Articoli e Inchieste
Religioni
L'unione del Dio e della Dea
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La religione Wicca è una branca – forse la più diffusa – dei culti neopagani attualmente esistenti. Il termine Wicca in inglese antico indicava le “streghe” e gli “stregoni” (poi “witch” e “wizard”), ed è stato assunto per ricordare che la cosiddetta “stregoneria” era in realtà un residuo, cultuale e culturale, delle religioni politeiste che avevano preceduto il cristianesimo in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo. Un movimento rimasto vivo nei primi secoli della nostra era soprattutto nei “pagi” (villaggi), sempre oggetto di dure persecuzioni, e infine rimasto con manifestazioni clandestine e in forme spesso ingenuamente fantasiose che si prestavano a una sistematica criminalizzazione dei suoi adepti.
In realtà il neopaganesimo – dopo la lunga e cupa parentesi medievale - aveva assunto in passato aspetti molto meno contrastati, a partire dal Rinascimento italiano, con le dottrine “magiche” dell’Accademia neoplatonica della Firenze dei Medici, e la ricerca di un rapporto diretto tra l’uomo e le forze arcane della natura, terrestri e cosmiche, (principi basilari del “paganesimo”). Una visione che univa la tradizione mitologica greco-romana alle correnti ermetiche che volevano riesumare la “prisca teologia” egizia, espressa figurativamente dagli artisti attraverso le allegorie simboliche delle antiche divinità, come “La Primavera” e “La nascita di Venere”.
Tornando ai nostri giorni, il principale promotore della Wicca è da molti (non da tutti) considerato l’inglese Gerald Brosseau Gardner (1884-1964), ex funzionario del Servizio civile britannico in Malesia, che si rifà in parte alle tesi sostenute dalla studiosa Margaret Alice Murray sulle origini della stregoneria, unendovi elementi tratti dalle sue ricerche sulle religioni dell’estremo oriente. La sua principale opera di indirizzo religioso è “The Book of Shadows”(Il libro delle ombre).
La Antica Religione Universale adottata dai seguaci della Wicca ha come postulati i due principi cosmici opposti-complementari rappresentati dal Dio e dalla Dea, la cui unione è la base di tutto. Una dottrina che trova riferimenti nei culti protostorici di segno matriarcale della Dea Madre, individuata poi con l’immagine della Iside egizia, accompagnata quelle di divinità celte, come Cernunnos, il “Dio cornuto”. Su queste due figure principali si innestano le presenze di altre divinità, in un politeismo solo apparente perché, si dice, “Tutti gli dèi sono un Dio, tutte le dee sono una Dea”.
L’escatologia wiccan è fondata sul concetto della reincarnazione, derivato da una visione ciclica del mondo e dell’esistenza, e legato agli aspetti della Dea triplice: la vergine, la madre, la vecchia. Questa concezione ciclica porta a considerare la morte come passaggio a un’altra vita, a uno stadio di esistenza eterea che culmina nell’unione con l’essenza finale dell’Uno (Dryghten).
La morale wiccan è basata sul Rede (termine germanico che significa “consiglio”), la cui regola principale è: “Fai ciò che vuoi, purché tu non faccia del male a nessuno”. Questa massima non è vista come un’esortazione a comportamenti “anarchici”, ma indica come limite naturale delle proprie azioni il rispetto degli altri. Da notare che questo rispetto comprende anche l’esclusione di un giudizio sui comportamenti sessuali liberamente scelti, senza nuocere in alcun modo ad altri individui. Il Rede sottolinea la spontaneità che deve caratterizzare l’essere umano nel costruire una società naturalmente armoniosa. Altro elemento dell’etica wiccan è la Legge del Tre. Sia il bene sia il male, torneranno triplicati a chi li ha compiuti.
La liturgia wiccan – svolta nelle riunioni di piccoli gruppi, “coven”, di fedeli, o nei templi - comprende vari tipi di rituali, come il rito di evocazione dei guardiani dei cinque elementi (acqua, aria, terra, fuoco, spirito) e dei punti cardinali, per catalizzare il flusso dell’energia universale delle Divinità. I rituali si svolgono all’interno di un cerchio segnato o inciso a terra, e per l’accesso al cerchio possono essere richieste delle abluzioni, o dei lavaggi dell’intero corpo, a somiglianza delle antiche cerimonie iniziatiche pre-cristiane. Il Piccolo Rito viene celebrato da due sacerdoti, che sono solitamente un uomo e una donna (a volte due persone dello stesso sesso), con l’uso di due oggetti liturgici: il calice (derivato dal caldaio celtico, analogo del pozzo druidico), e la lama (l’“athame”, equivalente simbolico del membro virile). Nella Wicca l’attività sessuale è vista come una manifestazione che riproduce il mistero dell’unione del Dio e della Dea. Nel Piccolo Rito la l’“athame” viene immerso nella coppa, spesso riempita di vino come nei riti dionisiaci, a simulare il rapporto sessuale. Nel Grande Rito, celebrato solo in occasioni particolari, il riferimento all’unione Dio-Dea viene espresso con una ierogamia (unione sacra) compiuta dai celebranti (sacerdoti e fedeli) nella propria intimità. La pratica sessuale è vista come rappresentazione effettiva dell’unione divina tra maschile e femminile, unione che è progressivamente fisica, psicologica e astrale, riproducente l’amore eterno prodotto dalle due Divinità, in un perenne unirsi e scontrarsi che è l’origine dell’esistenza.
Tradizionalmente il sistema di organizzazioni delle comunità wiccan è la “coven”, gruppo cultuale di una dozzina di adepti, un sistema che ha portato a una rete di luoghi di culto casalinghi, di solito ricavati nelle abitazioni dei fedeli. Negli ultimi anni si è registrata un’evoluzione nella struttura territoriale e amministrativa della Wicca, con la creazione di organizzazioni nazionali, o limitate a certe aree, che potessero essere riconosciute come vere e proprie Chiese, e quindi riconosciute legalmente a livello statale. Le Chiese wiccan – diffuse in particolare nell’America settentrionale – nascono con l’unione di un certo numero di “coven”; il passaggio dalla “coven” alla Chiesa ha influito anche sulla formazione di un clero organizzato in una rete dei templi wiccan. Uno stadio intermedio tra la “coven” e il tempio e il “covenstead”, un’area naturale dedicata alla celebrazione delle funzioni religiose, ricavata in spazi aperti, boschi, caverne.
E’ difficile stabilire con precisione quale sia il numero degli adepti alla Wicca, dato il carattere libero, privo di una gerarchia unica e codificata, di questa religione. Secondo alcune stime – del tutto ufficiose - i wiccan potrebbero essere dai 3 ai 5 milioni, tenendo conto anche della sua forte capacità di espansione. Del resto la Wicca non si considera l’unica vera religione ma una delle tante vie attraverso cui avvicinarsi al divino, e la sua diffusione ha contribuito a uno sviluppo dell’intero settore del neopaganesimo.
(Per informazioni sulla Wicca in Italia: www.athame.it)

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