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Febbraio-Marzo/2008 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Non perdiamo la speranza
di Veronica Rodorigo


“La lotta contro l’Aids chiama la responsabilizzazione di ogni individuo”, questo è quanto riportato in un messaggio lanciato dal professor Luc Montagner e dal professor Saad Khoury, come suggerimento per evitare che le persone contraggano la malattia.
L’Aids è una malattia causata dalla distruzione del sistema immunitario ad opera di un virus chiamato Hiv (Human immunodeficiency virus). Questo virus si trasmette principalmente attraverso le secrezioni sessuali ed il sangue. Ecco perché le principali cause di trasmissione sono le relazioni omo ed eterosessuali e lo scambio di siringhe contaminate tra tossicodipendenti. La presenza del virus viene evidenziata attraverso un test sul sangue, sullo sperma, sulle secrezioni vaginali e in piccole quantità sulla saliva.
Se un test è positivo non significa che la persona sieropositiva presenti l’Aids, ma solo che è stata in contatto ed è stata infetta da quel virus. La persona sieropositiva deve essere considerata portatore del virus e contagioso attraverso il sangue e per via sessuale. Probabilmente questa persona resterà sieropositiva per tutta la vita, a meno che in futuro si individui una terapia che potrebbe modificarne l’attuale situazione.
Questa persona dovrà prendere tutte le precauzioni per ridurre l’evoluzione dell’Aids ed evitare di contaminare altre persone. Il virus dell’Aids è fragile e molto difficilmente sopravvive e per pochissimo tempo, fuori dall’organismo. In particolare è molto sensibile al calore e non sopravvive ad una temperatura di 60 gradi.
Il virus che si trova nella saliva o nelle lacrime è generalmente una quantità minima ed incapace di provocare l’infezione se non nel fisico indebolito, di soggetti dediti alla droga. In pratica esistono quattro modi principali di trasmissione del virus: trasmissione sessuale, trasfusione di sangue e iniezioni di prodotti sanguigni, scambio di aghi contaminati da tossicodipendenti, trasmissione dalla madre contagiata al feto o al neonato. Non esiste alcuna prova di trasmissione ad opera di zanzare o altri insetti con il pungiglione.
Per quanto riguarda gli animali domestici si sa che non trasmettono il virus dell’Aids. L’agopuntura, le cure dentistiche, i tatuaggi, rasoi ecc. non dovrebbero trasmettere l’Aids purché vengano rispettate scrupolose precauzioni igieniche.
Ma da dove viene questo virus?
L’ipotesi più probabile è che sia passato dalle scimmie africane all’uomo attraverso i morsi, ma non si esclude l’ipotesi che il virus esista da molto tempo in alcune popolazioni isolate in Africa o altrove. Fino ad oggi, però, non è stato possibile identificare tali popolazioni. Quello che si sa è che moltiplicandosi i viaggi è aumentata la circolazione dei germi. I costumi sessuali liberi, specialmente nelle comunità omosessuali, la diffusione delle trasfusioni sanguigne, l’esplosione della tossicodipendenza per via endovenosa, hanno favorito la diffusione dell’Hiv.
Non tutte le persone infette dal virus dell’Aids sviluppano la malattia. Soltanto un terzo dei soggetti sieropositivi la svilupperanno entro sette anni. Una percentuale analoga evolverà verso una forma minore della malattia, chiamata Ara.
Dopo sette anni dall’infezione primaria si possono osservare i sintomi clinici consistenti nell’aumento dei gagli linfatici, perdita di peso, febbre, sudorazione notturna, forme gravi di herpes ed infezioni da fungo, malattie polmonari, dell’apparato digerente, del cervello che deteriorano lo stato generale del malato. I farmaci antibiotici, antimicotici e antiparassitari, oltre a cure sempre più attuali, risolvono la maggior parte delle infezioni attraverso trattamenti prolungati. Attiva è la ricerca per scoprire prodotti per aiutare pazienti colpiti da Aids.
Come per altre malattie infettive, solo una vaccinazione efficace dell’intera popolazione potrebbe arrestare l’epidemia. In attesa il malato non deve perdere la speranza. L’Aids è una malattia grave ma la ricerca scientifica troverà la giusta terapia. Il fatto di contrarre la malattia, non condanna il malato, che deve impegnarsi a resistere fino al giorno in cui arriverà la terapia vincente, seguendo le cure e i consigli dei medici anche se questo richiede coraggio e perseveranza.

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