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Febbraio-Marzo/2008 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Il “mistero” della Sindone
di Veronica Rodorigo


Si terrà a Roma un Congresso internazionale che avrà come tema: “La Sindone tra scienza e fede”; un tema che impegna molti studiosi di tutto il mondo anche se da angolazioni diverse:storico, cristiano, laico, chimico ed informatico.
Sindone, dal greco “sindoon”, significa tessuto morbido e la Sacra Sindone è in effetti il lenzuolo di lino con il quale sarebbe stato avvolto, da Giuseppe d’Arimatea, il corpo di Gesù dopo la crocifissione.
Questa reliquia, attraverso i secoli, passò in varie mani finché fu donata a Ludovico di Savoia nel 1453, e da allora è conservata a Torino.
Molti famosi scienziati in passato ed anche recentemente sono intervenuti per studiare la particolare storia della Sacra Sindone. Infatti, mesi addietro, questa reliquia è stata rivisitata, estraendola dalla teca (ad alta tecnologia) nella quale è conservata, nella Cappella del Guarni nel Duomo di Torino.
Si dubita, infatti, che le prove eseguite da ricercatori inglesi nel 1988, e che fissarono la provenienza della Sindone tra il 1260 e il 1390, eseguite con il metodo al “carbonio 14”, non siano valide; così sostiene il professor Christopher Romsey che si impegna a dichiararlo attraverso i mezzi di comunicazione.
Il metodo usato per datare antichi reperti, sulla base del decadimento di alcune particelle radioattive, non è attendibile. Sempre il prof. Ramsey sostiene che sul Sacro telo, attraverso i secoli, si sono accumulate impronte di molte persone e quattro incendi hanno alterato le particelle di carbonio.
Un incendio che risale al 1532 sciolse l’argento che ornava l’urna contenente la Sindone deteriorandola e procurando i buchi che si possono ancora vedere. Nel 1997 un incendio divampò nella Cappella che custodiva la reliquia e che raggiunse elevate temperature, tanto da compromettere il risultato dell’esame al carbonio 14. Tutto da rifare.
Quale, allora, la vera origine della Sacra Sindone?
Si ritorna alla consegna del corpo di Gesù da Pilato a Giuseppe di Arimatea, dopo la deposizione dalla croce e cioè al I° secolo.
L’impronta del corpo sul lenzuolo non è ancora spiegata dagli studiosi. L’immagine di un uomo che possiamo vedere, potrebbe essere stata prodotta da una sconosciuta reazione molecolare, procurando una istantanea fotografica, quella istantanea che si materializzò a Secondo Pia che nel 1898 fotografò la Sindone.
Quello che si presentò al fotografo era il negativo di un ritratto di un uomo più alto della media, che presentava ferite da torture o procurate dalla crocifissione. Un uomo dai lineamenti medio-orientali. I polsi lacerati dai chiodi infissi per appendere il corpo alla croce; il capo con i segni della corona di spine; il costato ferito dal colpo di lancia.
Sono rilevabili tutti i segni dei colpi inferti durante la flagellazione, che avveniva con uno strumento formato da nastri di cuoio che terminavano con sfere metalliche.
Quest’uomo della Sindone conserva tutti i segni di una morte violenta ed è arrivata a noi attraverso un lenzuolo di lino e cotone, tessuto a mano come veniva fatto in Medio Oriente quando il cotone non veniva coltivato in Europa.
Dalla Sacra Sindone è stata realizzata una spettacolare riproduzione di 180 metri quadrati che verrà esposta in Australia, a Sidney, nell’agosto 2008, in occasione della “Giornata mondiale della gioventù”.
Chiuse la vita terrena di un uomo chiamato Gesù del quale si conosce tutto attraverso i quattro Vangeli. Torniamo al momento in cui Egli lasciò questa terra come ce lo descrive l’evangelista Luca: “Era già quasi l’osta sesta, quando le tenebre si stesero su tutta la terra, fino all’ora nona, per essersi oscurato il sole”. Ci resta la sua immagine che crediamo autentica, se l’accogliamo con fede.

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