“Sono state 935 le false dichiarazioni sulla sicurezza nazionale rese in due anni, dopo l’11 settembre 2001, dal presidente Gorge W. Bush e da sette suoi stretti collaboratori, a proposito delle minacce rappresentate dall’Iraq”: lo sostengono gli autori di uno studio realizzato per conto del Center for Public Integrità e del Fund for Independence in Journalism, due organizzazioni indipendenti statunitensi. “Lo studio mette in evidenza come queste dichiarazioni false siano state alla base di una campagna pianificata che ha galvanizzato l’opinione pubblica, e ha condotto il Paese alla guerra. Bush e sette alti responsabili dell’amministrazione, fra cui il vicepresidente Dick Cheney, l’allora consulente alla sicurezza nazionale Condoleeza Rice, e l’allora segretario alla difesa Donald Rumsfeld, hanno reso almeno 935 false dichiarazioni, nei due anni successivi all’11 settembre 2001, per quanto riguarda il pericolo rappresentato dall’Iraq”.
Entrando nel dettaglio, si registra che in discorsi, conferenze stampa, interviste, e altre occasioni, Bush e i suoi collaboratori hanno pubblicamente sostenuto che l’Iraq di Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di massa, e che aveva legami con al-Qaeda.
Affermazioni false, utilizzate per giustificare l’intervento militare Usa in Iraq.
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